Una vita di affetti
“L’amicizia non va cercata, né sognata, né desiderata, né definita o teorizzata. L’amicizia si esercita (è una virtù). Essa semplicemente “esiste” come la bellezza".
“L’amicizia non va cercata, né sognata, né desiderata, né definita o teorizzata. L’amicizia si esercita (è una virtù). Essa semplicemente “esiste” come la bellezza".
Nel mondo moderno ogni mattina un uomo si sveglia e sa che dovrà cor¬rere. Verso qualcosa o contro qualcuno, se è donna dovrà correre ancora più veloce. Le giornate sono rimaste di ventiquattr’ore ma tutto il resto è aumentato.
Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi.
Emerge quindi la necessità di un’etica condivisa, in grado di accompagnare la necessaria apertura al nuovo con le garanzie di una piena consapevolezza dei rischi da affrontare e, se possibile, contenere.
L’istruzione e la conoscenza sono alla base dello sviluppo e della crescita delle persone, della società, della civiltà dei popoli. Molte attenzioni, da parte dei governi, sono necessarie alla scuola, all’università, alle istituzioni formative; occorrono investimenti e vanno pensati nuovi metodi e organizzazioni educative.
Parlare di lavoro di qualità e dei suoi diritti vuol dire rimettere al centro la necessità di intervenire sulle condizioni di vita delle persone e cambiare l’attuale modello sociale, economico e culturale inequivocabilmente insostenibile.
La libertà si esercita effettivamente solo in una società democratica di regole condivise. Non c’è libertà senza i diritti della persona, senza superare le diseguaglianze economiche e sociali.
...ovunque nel mondo le donne stanno pagando in questo momento un prezzo troppo alto in termini di diritti, di libertà, di autodeterminazione e di futuro.
La parola xénos, nella lingua greca, associa in sé – tra di loro intrecciati – i concetti di “ospite” e di “forestiero”.Omero ci ha descritto nell’Odissea la “sacralità” dell’ospite, accolto con tutti gli onori. Il rituale connesso all’ospitalità è dunque uno dei cardini più antichi della cultura occidentale.
Futura Umanità.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.
(Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra)
...il suo tratto più forte e costante è l’anelito alla libertà, l’insofferenza per ogni etichetta e convenzione, nella vita come nella poesia. La sua vasta produzione ha raccontato la vita, l’amore, le donne, la follia.
Se dalle tue lunghe agonie e dai miei brevi respiri sorgesse un fiore...
“Io e la mia morte parliamo da vecchie amiche / perché dalla nascita l’ho avuta vicina./ Siamo state compagne di giochi e di letture / e abbiamo accarezzato gli stessi uomini / Come un’aquila ebbra dall’alto dei cieli,/ solo lei mi svelava misure umane.”
“In confronto a me, un albero è immortale,
la corolla di un fiore non alta, ma più
sorprendente,
e a me manca la longevità dell’uno e l’audacia
dell’altra...”
Sulle tue labbra il freddo dell’icona,
Il sudore mortale sulla fronte… Non si scorda!
Come le mogli degli strelizzi, ululerò
Sotto le torri del Cremlino
...molti insegnanti fanno “parti uguali tra disuguali”, cioè pretendono di trattare “imparzialmente” il figlio del contadino come il figlio del professionista, mentre il primo ha bisogno di maggiori cure e comprensione...
Danzatrice e poetessa, Teresa Bandettini (Lucca 1763-1837) è più nota con il nome arcadico di Amarilli Etrusca che usò per pseudonimo. Come usavano poeti e poetesse al tempo e come del resto fecero le sue coeve Lesbia Cidonia (al secolo Paolina Secco Suardo Grismondi) e Corilla Olimpica (al secolo Maria Maddalena Morelli), tra le altre
“Amor m’ha fatto tal ch’io vivo in foco.../... Ed io d’arder amando non mi pento,/ pur che chi m’ha di novo tolto il core / resti de l’arder mio pago e contento.”
Stesso oblio toccato d’altronde ad altre poetesse del suo tempo, come Nina Siciliana. Si sa che visse a Firenze e, dalle poesie rimasteci in stile trobadorico, apprendiamo che conoscesse la poesia di scuola siciliana.
Sono giunte fino a noi undici brevi elegie che costituiscono il “ciclo di Sulpicia e Cerinto”. I primi cinque componimenti celebrano la bellezza di Sulpicia, il suo essere una docta puella, e il suo amore per Cerinthus.
La produzione poetica di Saffo fu ampia, ma sono giunti a noi solo frammenti, molto brevi, a volte di una sola parola.I temi privilegiati nella produzione poetica di Saffo riguardano innanzitutto l’eros, forza “dolceamara” che “scioglie le membra” celebrata in ogni sua forma e sfumatura: dalla gelosia, al rimpianto, alla passione.
Oh troppo cara, oh troppo escelsa preda / per sì barbare genti e sì villane! / O Fortuna crudel, chi fia ch’il creda, / che tanta forza hai ne le cose umane, / che per cibo d’un mostro tu conceda...
L’ironia è alla base della concezione del meraviglioso ariostesco. Essa consente all’Autore non solo di operare uno scambio continuo tra finzione e realtà, ma anche di trattare la materia narrata con indulgente saggezza.
In un luogo come Tombos, un deserto piatto, di sabbia compatta, disseminato di gigantesche pietre sferiche nere, enormi biglie cadute dalle mani del dio Sole, si è come astronauti al primo contatto con un pianeta sconosciuto. Così, saltellando fra le 43 piramidi di Meroe, ci si sente come gli scopritori di un mondo antico; e quando ci si mischia fra la gente si riconosce la propria curiosità negli occhi degli altri.
L’ideale di pietas viene incarnato, nel brano citato, da Orlando che si avvicina piangendo a Brandimarte, suo amico fraterno, e ne raccoglie le ultime volontà.