L'iniziativa del Diario di Conoscenda 2024 - Edizioni Conoscenza
viene presentato ogni mese - testi e grafiche - sul nostro giornale
Umanita' libera...
...da sfruttamento
e precarietà
We want bread and roses too. (Vogliamo il pane ma anche le rose)
(Striscione issato il 12 gennaio 1912 dalle operaie delle fabbriche tessili
di Lawrence, Massachusetts, in sciopero contro la riduzione dei salari)
Parlare di lavoro di qualità e dei suoi diritti vuol dire rimettere al centro la necessità di intervenire sulle condizioni di vita delle persone e cambiare l’attuale modello sociale, economico e culturale inequivocabilmente insostenibile.
Mentre sempre più persone hanno bisogno di lavorare per vivere, il lavoro è diventato un mero mezzo di sopravvivenza e non un contesto in cui crescere, imparare, emanciparsi e, per citare la Costituzione, “concorrere al progresso materiale e spirituale della società”. Inoltre, la ricchezza, malgrado sia prodotta da chi lavora, si concentra nelle mani di pochi, acuendo le disuguaglianze sociali.
Redistribuire la ricchezza è il primo passo imprescindibile per contrastare lo sfruttamento e la precarietà, che le nuove generazioni scontano quotidianamente sulla propria pelle.
Se lo sfruttamento e la precarietà caratterizzano il mondo del lavoro così come lo conosciamo oggi, le nuove generazioni, che, spesso, se ne vedono minato l’accesso, vivono una condizione di precarietà che trascende la dimensione lavorativa e abbraccia quella esistenziale.
Serve agire sulle storture del presente, migliorare le condizioni materiali e immateriali delle persone per immaginare un futuro di speranza e stabilità e una vita di benessere, piena, degna di essere vissuta.
Il Sole dell’avvenire
-«Il lavoro, inteso come realizzazione e dignità della persona, è stato svalorizzato dall’attuale modello economico e sociale tanto che si è poveri anche lavorando. La stessa rivoluzione tecnologica in atto potrebbe offrire migliori condizioni di vita e di lavoro investendo sull’intelligenza e l’autonomia dei lavoratori. Invece si stanno creando nuove divisioni tra chi concentra sapere e conoscenza e chi – la maggioranza – svolge funzioni e mansioni ripetitive ed alienanti. […]
Non un lavoro qualunque esso sia ma stabile, finalizzato alla difesa e al risanamento del territorio, alla tutela dell’ambiente, alla mobilità collettiva e sostenibile, alla salute, alla cultura, alla conoscenza e alla formazione. Proponiamo un’idea dell’impresa in cui tutti i soggetti possono essere protagonisti attivi ed in cui prevale la responsabilità sociale. È il momento di ridistribuire al lavoro la ricchezza che produce, di tassare la rendita finanziaria e di colpire la speculazione».
(Maurizio Landini, Segretario generale della CGIL, in occasione dell’udienza della Cgil in Vaticano con Papa Francesco del 19 dicembre 2022)
-«Il lavoro costruisce la società. Esso è un’esperienza primaria di cittadinanza, in cui trova forma una comunità di destino, frutto dell’impegno e dei talenti di ciascuno; tale comunità è molto di più della somma delle diverse professionalità, perché ognuno si riconosce nella relazione con gli altri e per gli altri. E così, nella trama ordinaria delle connessioni tra le persone e i progetti economici e politici, si dà vita giorno per giorno al tessuto della “democrazia”. È un tessuto che non si confeziona a tavolino in qualche palazzo, ma con operosità creativa nelle fabbriche, nelle officine, nelle aziende agricole, commerciali, artigianali, nei cantieri, nelle pubbliche amministrazioni, nelle scuole, negli uffici, e così via».
(Papa Francesco, in occasione dell’udienza della Cgil in Vaticano del 19 dicembre 2022)
-«... e questo è un momento difficile per trovare lavoro, sai, Yves»
«È sempre un momento difficile. Mio padre, mio fratello, pensavano lo stesso, e così tutti i loro amici, e tutti gli uomini del mondo. Lo dicono i padroni affinché ci presentiamo da loro con la gola stretta, disposti ad accettare qualunque condizione, a cominciare dall’obbedienza cieca, dal silenzio. Per convincerci che il “sistema” sarà sempre il più forte. Ce ne convinciamo noi stessi, via via, e forse ne eravamo convinti fin dal primo giorno di lavoro, anzi, fin dalla nascita, dal ventre di nostra madre... Ma basta, […] basta! Devono convincersi loro che questo è un momento difficile per trovare nuovi servi».
(Alba de Céspedes, Nel buio della notte, Mondadori, 1976)
-«[…] ci si dimentica sempre che il lavoro, se anche non è la vita, trasformando nel tempo l’individuo, sia fisicamente che spiritualmente, la influenza comunque in modo determinante».
(Vitaliano Trevisan, Works, Einaudi, 2016)
-«…Il quarto limite dello sviluppo li riassume tutti, anche se esso conserva una dimensione propria: è il limite rappresentato ormai, anche nella coscienza di milioni di donne e di uomini (e in quello che potremmo definire l’inconscio collettivo di una parte sempre più grande dell’umanità) la necessità di salva¬guardare le esigenze vitali della persona umana, non solo nel suo diritto alla sopravvivenza fisica, alla partecipazione a un’attività sociale, alla parità di opportunità, ma anche e sempre più nel suo diritto a un avvenire, all’autorealizzazione di sé, come persona inconfondibile con una massa indistinta di individui».
(Bruno Trentin, Lavoro e libertà, Futura Editrice, 2008)