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June Dalziel Almeida


La donna che ha scoperto il coronavirus
June Dalziel Almeida nasce a Glasgow il 5 ottobre 1930 da un’umile famiglia scozzese. Nel 1947, a 16 anni, nonostante le sue capacità lascia gli studi perché non può sostenere le spese per l’università.
Trova però lavoro al Glasgow Royal Infirmary dove rimane fino al 1954, come tecnico di istopatologia, una branca della medicina che studia le alterazioni strutturali dei tessuti.
Le esperienze professionali a Glasgow, Londra e Toronto le permettono di acquisire competenze determinanti per il suo futuro di scienziata tanto che nel 1964 riesce a conseguire il dottorato in scienze. Pubblica i primi articoli scientifici e affina una tecnica rivoluzionaria per l’identificazione dei virus con il microscopio, che prevede l’inserimento degli anticorpi nei campioni analizzati, una intuizione che le consente di osservare il virus della rosolia, di cui non esistono in quel momento ancora immagini grafiche.
Tornata nel Regno Unito da virologa affermata, lavora nella squadra del dottor David Tyrrel a una ricerca sul virus del raffreddore comune e su un nuovo tipo di virus, il B814, che causa problemi inspiegabili alle vie respiratorie. È in questa circostanza che Almeida osserva proiezioni simili a punte sulla superficie del virus e conia il termine “Coronavirus”, per l’aspetto a forma di corona della membrana esterna dell’agente patogeno.
Forte dei suoi successi, intraprende un dottorato di ricerca presso la London Medical School e, nel 1980, dietro incarico dell’OMS scrive il testo fondamentale, Manual for rapid laboratory viral diagnosis.
Nel 1985 prende una pausa dalla virologia per dedicarsi all’insegnamento dello yoga e all’antiquariato, ma torna a dare il suo contributo decisivo con le prime immagini di alta qualità dell’HIV, il virus che causa l’AIDS.
June Almeida muore nel 2007 all’età di 77 anni, ma le immagini dei suoi successi continuano a illustrare i libri di testo delle facoltà di medicina di tutto il mondo.

