#3456 - 3 febbraio 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Diario

L'iniziativa del Diario di Conoscenda 2024 - Edizioni Conoscenza
viene presentato ogni mese - testi e grafiche - sul nostro giornale

Accoglienza

L’umanità che riconosce l’umanità

Conoscenda 2024

Zeus ti dia, ospite, e gli altri dei immortali
quello che più desideri, perché m’accogli benigno

(Omero, Odissea, c. XIV, vv. 53-4)

La parola xénos, nella lingua greca, associa in sé – tra di loro intrecciati – i concetti di “ospite” e di “forestiero”.
Omero ci ha descritto nell’Odissea la “sacralità” dell’ospite, accolto con tutti gli onori.
Il rituale connesso all’ospitalità è dunque uno dei cardini più antichi della cultura occidentale.
Esso prevedeva che la presentazione ufficiale dello xénos non avvenisse subito al suo arrivo, bensì dopo che egli era stato preventivamente accolto, purificato con acque lustrali, nutrito, intrattenuto in conversari.
Non è un caso che, dopo il Secondo conflitto mondiale, tra i primi problemi che vennero presi in considerazione dai nostri Padri costituenti, ci sia stato quello riguardante l’elaborazione di un nuovo principio di identità.
Una delle peculiarità della nostra democrazia doveva essere, infatti, quella per la quale il rafforzamento delle istituzioni cominciasse dai valori etici della convivenza civile e dell’apertura verso l’altro.
In un’epoca, dunque, caratterizzata da forme di revanscismo, che sono tornate a diffondere parole d’ordine di carattere etnico, in un mondo globalizzato qual è il nostro, dobbiamo prepararci a costruire un futuro fatto non di muri, bensì di comprensione e di dialogo.
“Accoglienza” e “pietà”, da intendere sia in senso cristiano che in senso laico, sono infatti i segni distintivi di una cultura che ci ricollega in linea diretta al nostro passato. Non ci salveremo da soli, dicevamo durante la pandemia di Covid-19.
L’abbiamo dimenticato?

AccoglienzaAccoglienza

Accoglienze

«Mentre sbatto le braccia contro le onde mi canto in testa la canzone di Hodan, la nostra canzone sulla libertà. Me la canto mentre faccio su e giù, provo a cantarla con la bocca ma non ci riesco, allora la ripeto nella mente».
(G. Catozzella, Non dirmi che hai paura, Feltrinelli, 2014. Samia Yusuf Omar, di cui si parla, è morta nel Mar Mediterraneo il 2 aprile 2012 mentre tentava di raggiungere le funi lanciate da un’imbarcazione italiana).

«Non lo ripeteremo mai abbastanza: accettare che esseri umani vengano considerati superflui e che loro stessi arrivino a considerarsi di troppo equivale a lasciare che si instaurino le premesse del peggio. Non è ridicolo affermare che tutti i totalitarismi hanno per base questa negazione del rispetto; questa apre la strada a tutti i fascismi; è così che si infiltrano.
(Viviane Forrester, Una strana dittatura, Ponte alle Grazie, 2000)*

«Non si conoscono le persone quando vengono da noi; bisogna andare noi da loro per imparare bene quel che sono».
(Johann Wolfgang von Goethe, Le affinità elettive, Einaudi, 1943)

«Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te
mio fratello che guardi il cielo
e il cielo non ti guarda
se c’è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà
se non c’è strada dentro il cuore degli altri
prima o poi si traccerà»
(Ivano Fossati, Mio fratello che guardi il mondo)

Riconoscere l’umanità

«Ascoltami, sire, chiunque tu sia: molto invocato ti trovo,
fuggendo, fuori dal mare, l’ira di Poseidone.
È venerando anche per i numi immortali
L’uomo che arriva sperduto, come io ora al tuo fiume,
alle ginocchia tue arrivo, dopo tanto soffrire.
Abbi pietà, sovrano: io mi dichiaro tuo supplice».
(Omero, Odissea, c. V, vv. 445-450)

«Rispetta, ottimo, i numi; siamo tuoi supplici.
E Zeus è il vendicatore degli stranieri e dei supplici,
Zeus ospitale, che gli ospiti venerandi accompagna».
(Omero, Odissea, c. IX, vv. 269-271)

«Straniero, non è mio costume – venga pur uno più malconcio di te –
trattar male gli ospiti: tutti da parte di Zeus vengono gli ospiti e i poveri».
(Omero, Odissea, c. XIV, vv. 56-8)

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