L'iniziativa del Diario di Conoscenda 2023 - Edizioni Conoscenza
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Alda Merini
Le ombre della mente e la grande potenza della vita
“La luna geme sui fondali del mare,
o Dio quanta morta paura
di queste siepi terrene,
o quanti sguardi attoniti
che salgono dal buio a ghermirti nell’anima ferita.
La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici dalle parodie del destino.”
Alda Merini (Milano 1931-2009) ha il suo esordio nella poesia a soli 15 anni, sco¬perta da Giacinto Spagnoletti che, nel 1950, pubblica i suoi componimenti Il gobbo e La luce. Già nel 1947 compaiono quelle che Alda definirà le «prime ombre della sua mente» e per la prima volta sarà internata per un mese in un ospedale psichiatrico.
Divenuta amica di Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo, si sposa nel 1953 con Ettore Carniti e ha da lui le quattro figlie.
In quegli anni pubblica il suo primo volume La presenza di Orfeo, poi Nozze Romane e Paura di Dio. La sua mente sembra di nuovo vacillare e viene internata in ospedale psichiatrico.
Da questa infelice esperienza nasce una produzione poetica intensa e vibrante i cui versi sono raccolti in La Terra Santa. Rimasta vedova, si sposa con il poeta Michele Pierri. Con lui, nel 1983, Alda si trasferisce a Taranto dove scrive le venti poesie-ritratti de La gazza ladra (1985) e termina L’altra verità. Diario di una diversa, suo primo libro in prosa.
Nel 1993 riceve il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia, nel 1996 le viene assegnato il Premio Viareggio; nel 1997 il Premio Procida-Elsa Morante. Nel 2003 la Einaudi Stile Libero pubblica un cofanetto con videocassetta e testo dal titolo Più bella della poesia è stata la mia vita.
Nel 2004 esce un disco che contiene undici brani cantati da Milva tratti dalle poesie di Alda Me¬rini; nel 2006 pubblica il noir La nera novella.
Non è facile tracciare un profilo di Alda Merini; il suo tratto più forte e costante è l’anelito alla libertà, l’insofferenza per ogni etichetta e convenzione, nella vita come nella poesia. La sua vasta produzione ha raccontato la vita, l’amore, le donne, la follia. Quella follia che a più riprese le tolse l’amata libertà. La pazza della porta accanto (1995) è l’espressione più intensa e toccante di quella drammatica esperienza che tra gli anni ’60 e ’70 la costrinse anche alla lontananza forzata dalle sue quattro figlie. E proprio le figlie hanno sentito il bisogno alla sua morte di ricostruire la figura materna con la creazione del sito a lei dedicato: www.aldamerini.it.
A tutte le donne
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
Io come voi sono stata sorpresa mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d’amore.
Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio
crescermi intorno e strapparmi i capelli.
Io come voi ho pianto,
ho riso e ho sperato.
Io come voi mi sono sentita togliere
i vestiti di dosso
e quando mi hanno dato in mano
la mia vergogna
ho mangiato vergogna ogni giorno.
Io come voi ho soccorso il nemico,
ho avuto fede nei miei poveri panni
e ho domandato che cosa sia il Signore,
poi dall’idea della sua esistenza
ho tratto forza per sentire il martirio
volarmi intorno come colomba viva.
Io come voi ho consumato l’amore da sola
lontana persino dal Cristo risorto.
Ma io come voi sono tornata alla scienza
del dolore dell’uomo,
che è la scienza mia
(Alda Merini, Ballate non pagate, Einaudi, 1997)
La grande potenza della vita
«Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita.»
(Alda Merini, La pazza della porta accanto, Bompiani, 2017)