...da piccoli
Quando i grandi erano piccoli
Di Renzino Barbera
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Il personaggio che ricordiamo è una bella attrice svizzera morta quando il successo le aveva appena spalancato le porte di una carriera cinematografica che s’annunciava sfolgorante: e che si tratti d’un vero ‘dimenticato’ lo dimostra il fatto che le sole decenti schede biografiche finora a lei dedicate si trovano ne Les oubliés du cinéma français di Claude Beylie e Philippe d’Hugues e nel Dictionnaire des comédiens français disparus di Yvan Foucart.
La documentazione dell’Archivio di Stato del capoluogo sabino testimonia che la struttura originaria del Molino risale al secolo XI, e che fu successivamente inglobata in una villa settecentesca “Villa Mari”, dal nome della famiglia che nel 1915 ne rilevò l’intero complesso.
Recenti ed ultimi esempi di tali tendenze disgregatrici è ciò che avviene in Polonia (dove si pretende che le leggi nazionali prevalgano sulle leggi europee) e, ancor più eclatante, l’atteggiamento razzista dei 12 paesi che pretendono di recintarsi con muri anti migranti,……. finanziati dalla ue
E così tutte l'altre avean scritto anco
il nome di color di chi fu il senno.
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Di sofisti e d'astrologhi raccolto,
e di poeti ancor ve n'era molto.
...grazie anche al fatto che la Metro Goldwyn Mayer, che lo mise sotto contratto, lo prestò ad altre case di produzione - negli ultimi anni di guerra Bobby lavorò in otto film, a partire da La famiglia Sullivan di Lloyd Bacon (’44), della 20th Century Fox, con Thomas Mitchell e Anne Baxter, dove la sua recitazione naturale e l’eccezionale memoria ne accrebbero il credito.
n un mondo nel quale l’uso della ragione sembra oramai diventato un inutile esercizio intellettuale, i registi possono solo ricordare l’orrore dei conflitti ma non possono fermare le bombe. Dopo anni passati a contare le vittime di un virus maledetto, la nostra anima non vuole più sentire esplosioni o vedere carrarmati. Al cinema chiediamo di restituirci quella capacità di sognare che questi anni bui sembrano averci sottratto.
Non so spiegare l’origine della mia passione per la fotografia, forse deriva dalla mia ammirazione per l’arte pittorica, la grafica e tutto ciò che è immagine....ma "Da quando esiste il Photoshop non siamo più disposti a concedere alla fotografia lo status di rappresentazione oggettiva della realtà”.
Il festival, appuntamento ormai consolidato in un territorio che la mafia l’ha conosciuta e la subisce ancora, ospiterà dibattiti, libri e protagonisti del racconto delle mafie e dell’antimafia degli ultimi tre decenni e si inserisce in un momento cruciale della storia d’Italia: il trentesimo anniversario delle stragi terroristiche-mafiose in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Il pubblico italiano è sempre stato sensibile al fascino delle attrici nordiche attive sui set del nostro cinema, brave o meno brave che fossero.
Quella che presento stavolta, pur se nata in Svezia, non giunse da noi direttamente da lì, bensì dagli Stati Uniti: si trattava infatti di una di coloro che, come Greta Garbo, Ingrid Bergman e non molte altre, ebbero la fortuna di aver successo ad Hollywood.
140 opere realizzate da artiste e artisti giovani ed emergenti e autori affermati già presenti nei più importanti musei e gallerie nazionali che, con forza e passione, riflettono una società che sta reinventandosi, attraverso instabilità, cambiamenti ideologici e sociali, crudeli conflitti, alla continua ricerca di nuove strade per affrontare la storia, e affermare una nuova libertà artistica.
La mostra fotografica L'Europa Unita e i suoi protagonisti – La firma dei Trattati di Roma nel 1957: 65 anni di pace con gli scatti fotografici di Carlo Riccardi è apeerrta a Roma Roma nell’ambito delle celebrazioni dell’anniversario della firma dei Trattati di Roma, per rivivere quella tappa fondamentale che ha garantito la pace nel vecchio continente per oltre mezzo secolo.
Se tra gli interpreti del nostro cinema c’è un’attrice ben poco conosciuta, a dispetto della ‘familiarità’ della sua presenza fisica (familiarità ottenuta con un solo film), non può sussistere dubbio: questa è Lia Franca. Su di lei le poche notizie raccolte finora sono quasi pari alle imprecisioni. Vediamo allora di fare finalmente un po’ di luce sulla sua vita, giacché il suo talento lo merita.
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Nata dal genio di James Matthew Barrie, esordì come opera teatrale nel 1094 per poi diventare un romanzo sette anni dopo. Da allora è stata tradotta in oltre sessanta lingue e ancora oggi continua ad essere ripubblicata.
L’ippogrifo, che Ariosto modella sulla scorta delle suggestioni pro¬prie della mitologia classica, ha come precedenti non solo la figura di Pegaso, ma anche quella – dovuta all’accoppiamento di un grifo e di una cavalla – tramandataci da Virgilio. Ariosto, però, rielabora e ar¬ricchisce le sue creature di nuova immaginazione, dando così vita a quel “genere” fantasy, di cui può essere considerato l’indubbio pre¬cursore.
A Olive mostrarsi “flapper” riusciva naturale: era una ragazza florida e senza problemi, avida di emozioni, che di Hollywood, la nascente Mecca del cinema dove s’era da poco trasferita, cominciava a prendere i vizi. Uno di questi fu l’alcolismo; è quasi certo che a trasmetterglielo sia stato il marito, non meno avido d’emozioni....
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Derivante dalle dionisiache greche (le antesterie) e dai saturnali romani, feste durante le quali erano aboliti gli ordini sociali legati alle gerarchie per far andare in scena l’esatto contrario, il carnevale assunse importanza nel Medioevo, quando divenne occasione per irridere il potere e soprattutto per trasgredire sul piano dell’alimentazione, cibandosi di ciò che in altri momenti dell’anno era scarsamente disponibile
La storia (pare in parte autobiografica e ispirata da un fatto in qualche misura realmente accaduto) è quella d’un orfano abbandonato alla porta d’un convento abitato da dodici frati francescani; i quali, anziché consegnare il bambino a un orfanatrofio, decidono d’allevarlo essi stessi, e lo battezzano ponendogli il nome del santo che si celebra quel giorno, Marcellino.
A partire dai casi di furore amoroso presenti nei classici e nei romanzi della Tavola rotonda, il tema della “follia” – di cui Erasmo da Rotterdam tesse l’“elogio” – diviene centrale nel Rinascimento. Ariosto, però, pone la pazzia al centro di una complessa e amara riflessione, che avrà un seguito illustre.