Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro
I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"
Ivor Novello
Diari di Cineclub n°38, IV 2016
Di
Virgilio Zanolla
Anche il cinema inglese ha avuto il suo Rodolfo Valentino: era gallese, si chiamava David Ivor Davies, ma lo si ricorda col nome d’arte di Ivor Novello. Già, lo si ricorda: è un ‘dimenticato’ soltanto come attore, perché egli fu molto di più.
Nato a Cardiff il 15 gennaio 1893, era figlio di David Davies, esattore per il Consiglio Comunale, e di Clara Novello, insegnante di canto affermata a livello internazionale, premiata con la commenda dalla regina Vittoria nel 1894 e da Giorgio V nel 1928; ebbe un’educazione musicale di prim’ordine: studiò canto, armonia e contrappunto, e grazie a una borsa di studio potè perfezionarsi al Magdalen College School di Oxford, dove cantò da solista nel coro del collegio.
Precocissimo, prese a comporre canzoni: a quindici anni ne aveva già pubblicata una; nel 1913 si trasferì a Londra con la madre, in un appartamento sopra lo Strand Theatre che fu il suo domicilio nella capitale per il resto della vita; si mantenne dando lezioni di pianoforte, trovando in Sir Edward Marsh un influente mecenate.
Nel ’14 musicò una lirica della poetessa americana Lena Guilbert-Ford, Keep the Home Fires Burning, che col richiamo al focolare domestico ebbe enorme successo tra le famiglie inglesi con parenti in guerra, dandogli l’agiatezza.
Arruolato come sottotenente in Aviazione, dopo due incidenti aerei, grazie a Sir Marsh fu trasferito a Londra come segretario nel Ministero dell’Arma.
Prese a scrivere anche per il teatro, imponendosi con la commedia musicale Theodore & Co., composta assieme a Jerome Kern. Nel ’17 Sir Marsh gli fece conoscere l’attore Bobbie Andrews, che divenne il suo compagno di vita e lo introdusse in un giro d’amicizie omosessuali, presentandogli il commediografo Noël Coward e altri importanti autori. Ivor lavorò poi in coppia col compositore d’operette Howard Talbot.
Colpito dalla sua bellezza, il regista svizzero Louis Mercanton lo fece esordire come protagonista nel cinema, in The Call of the Blood (’20), dove Novello suscitò l’ammirazione di Sarah Bernhardt. Nel 1921 interpretò il conte italiano Andrea Scipione nel suo primo film inglese, Carnevale di Harley Knoles, avviandosi a diventare l’idolo delle platee femminili di quel decennio; esordì in palcoscenico come attore, in Deburau di Sacha Guitry, lavorando poi in altre acclamate produzioni teatrali; e compose le musiche per The Golden Moth, su testo di Thompson e P. G. Wodehouse.
Dopo altri due film che ne accrebbero la popolarità, nel ’23 Novello fu chiamato ad Hollywood: dove apparve ne La rosa bianca (The White Rose), diretto dal grande David Wark Griffith; l’anno dopo però era di nuovo in patria: qui scrisse (con Constance Collier), produsse e interpretò The Rat (’25), nella parte del ladro di gioielli Pierre Boucheron, e imitò Valentino ballando una danza apache: il film ebbe tale successo che ne vennero girati due sequel.
Definito «il più bell’attore cinematografico della Gran Bretagna», ma stroncato da molti critici, grazie a un lucroso contratto con la casa di produzione Gainsborough Pictures poté acquistare una dimora di campagna in Littlewick Green, presso Maidenhead: la Redroofs.
Lo volle come interprete anche Alfred Hitchcock, dirigendolo in due film nel 1927: Il declino (Downhill; da un lavoro teatrale della coppia Novello-Collier) e Il pensionante (The Lodger: A Story of the London Fog); Novello ebbe ottimo esito anche nel coraggioso film The Vortex di Adrian Brunel, tratto da una commedia di Coward e incentrato sulla dipendenza dalla cocaina.
Nel ’28 fu a New York, a Broadway, e ancora ad Hollywood, dove ottenne un contratto come dialoghista presso la Metro Goldwyn Mayer: collaborò con gli sceneggiatori del film Mata Hari di George Fitzmaurice, e scrisse i dialoghi per Tarzan l’uomo scimmia (Tarzan the Ape Man, ’32) di W. S. Van Dyke, con Johnny Weissmuller e Maureen O’Sullivan, inventando la famosa battuta: - Io Tarzan... Tu Jane... - Ma stufo di produrre «spazzatura», presto ritornò in patria.
Con l’avvento del sonoro interpretò ancora pochi film, chiudendo la carriera nel cinema nel ’34. A partire dal ’29 aveva ripreso a comporre canzoni, continuando con brillantissimi esiti l’attività di autore di musicals, giacché la sua figura primeggiò nel teatro musicale inglese dei due successivi decenni: tra i suoi più grandi successi Glamorous Night (’35), Careless Rapture (’36), Crest of the Wave (’37), The Dancing Years (’39), Arc de Triomphe (’43), Perchanche to Dream (’45), King’s Rhapsody (’49), e Gay’s the Word (’50), in alcuni dei quali si produsse anche come regista, attore e librettista: era molto abile nel miscelare i vari generi di spettacolo, l’operetta con la rivista ed il musical.
Durante la seconda guerra mondiale, Novello fu coinvolto in un grave scandalo: venne condannato e scontò quattro settimane di carcere per aver abusato di buoni benzina in tempo di razionamento, anche se a quanto pare non era stato lui a sottrarli. La circostanza lo abbatté, anche per le aspre critiche venutegli da alcuni colleghi come Coward. Ma prestissimo seppe tornare al successo, perché il pubblico inglese non l’aveva mai dimenticato. Novello si spense improvvisamente a Londra il 6 marzo del ’51, a cinquantott’anni, per una trombosi coronarica. Nonostante l’età matura, i suoi funerali raccolsero migliaia di fans, con scene di disperazione che rammentarono quelle per le esequie di Valentino.
Da allora, sopìti gli echi dei suoi successi come attore (lui, l’incontrastata star maschile degli anni Venti), la sua fama quale musicista e uomo di teatro è cresciuta via via, tanto che per il dizionario della musica Grove egli fu «fino all’avvento di Andrew Lloyd Webber, il compositore britannico di musicals dal più costante successo».
Nel ’55 la British Academy istituì il premio per la composizione Ivor Novello Award, e nel ’72 una lapide che lo ricorda fu apposta nella cattedrale di St. Paul; lo Strand Theatre è stato ribattezzato Novello Theatre, e la sua residenza di campagna, la Redroofs, ospita oggi una scuola di teatro.
Nel 2001, nel suo film Gosford Park, che racconta d’un omicidio avvenuto in una villa di campagna inglese nel 1932, il regista Robert Altman volle inserire la figura d’Ivor Novello (interpretata da Jeremy Northam), e usò per colonna sonora alcuni brani musicati dall’autore gallese.