...penso che vi possa interessare in prima persona,
guardate nei cassetti e negli scatoloni che avete messo in cantina tra la roba vecchia e tirate fuori i vecchi negativi e tutte le foto di famiglia o di viaggi e anche voi scoprirete un mondo che ai tempi vi era sfuggito (parlo ovviamente alle persone con i capelli bianchi o quasi).
Mi hanno chiesto di produrre una foto che avesse come tema “le mele”. E basta.
Non fu un compito facile dal punto di vista concettuale, per me a cui non piacevano le mele ma preferivo di gran lunga le pere. E soprattutto mi piaceva molto fotografare persone, e donne nude.
Mele, serpenti, donne. Spendere poco.
Ho scelto la via più difficile per me: niente serpenti, niente donne. O quasi.
...anche io ho sempre fatto così. Mi sono addentrato in valli sconosciute mischiandomi ogni volta al turbinio festante come se fossi anche io una maschera, una parte del tutto. Mascherate alpine per l’appunto. Non amo i carnevali storici, ricostruzioni da copione di eventi della storia, non amo i carnevali “moderni” quelli con riferimenti al contemporaneo.
la mia vera avventura bellica è iniziata nell’Ottobre del 1968 con il Vietnam.Compilato e firmato il tutto, mi rilasciarono 4 bellissimi tesserini plastificati che servivano come: tessera stampa, carta d’identità, tessera per i trasporti militari e tessera per il PX che era lo spaccio delle forze USA dove potevo comperare esattamente tutto quello che vendevano da New York a Los Angeles. Mi accompagnarono insieme ad altri 3 fotografi a comperare le divise, calze e scarponi da giungla, alla fine di tutto ero pronto per la guerra.
Che qualcun altro l’abbia scattata simile lo escludo, per riuscire a farla uguale avrebbe dovuto volare esattamente alla stessa mia quota, usato una focale uguale ma soprattutto volare lo stesso giorno e alla stessa ora per avere le stesse ombre, già il giorno prima o quello dopo, le ombre sarebbero state diverse e quel giorno in aria davanti a Liberty c’ero solo io...
Era sicuramente uno dei maggiori fotografi italiani del ‘900: ha lasciato testimonianze gigantesche – un centinaio e più di volumi fotografici – e soprattutto il segno di un uomo speciale, aperto alla realtà minore, quella sconosciuta della povera gente, dei paesi, dei borghi, e, principalmente, di una Italia tutta da vedere, da ammirare e da amare nella più intima verità.
non voglio iniziare un dibattito zoologico, ma parlarvi dell’importanza di questi animali per un fotografo.
Se li guardiamo bene, non sono belli, sputano, ruttano e fanno puzze in continuazione, hanno un cattivo carattere e molti mordono a tradimento; eppure li troviamo simpatici e quindi molto fotografati. In termini di vendite (foto vendute) fruttano più dei leoni, degli elefanti e delle giraffe che sono anche molto più difficili da avvicinare e fotografare.
Non esistono brutte fotografie! Come si fa a giudicare se una foto è bella o brutta? Non è misurabile in secondi come i 100 metri piani o un giro di pista della Ferrari, non subisce o refila un knockdown e quindi va a gusto e nel peggiore dei casi piace solo a chi l’ha scattata...
fotografare tutto quello vuoi e dove ti porta il cuore, non ho mai conosciuto un professionista che non ami profondamente quello che fotografa.
Monsanto, il villaggio più portoghese
Monsaraz, Medkieval Museu Aberto
Da una nota di Germana Carrillo per GreenMe
...e come se non bastasse Monsanto si trova anche all’interno del Geopark Naturtejo (www.naturtejo.com), inserito dall’Unesco nella rete dei 50 Geoparchi mondiali. Un’area che ti fa capire da vicino come mai il Portogallo sia una delle mete preferite al mondo dell’eco-turismo. Tutta la zona comprende 7 itinerari, da percorrere a piedi, a cavallo oppure in bici. Da ogni dove si possono raggiungere insediamenti storici antichissimi e da qui altri riserve naturali e altre aree protette.
...Interessante è la presenza, a monte dell’abitato, della piazza in cui sono concentrati gli edifici religiosi. Una curiosità: la piramide in cemento dipinta di bianco che spunta tra le case più alte è un segnale trigonometrico per i naviganti.
Le immagini che Benazzo esporrà dimostrano che, in effetti, i relitti spiaggiati sono in grado di raccontare (sempre che si voglia lasciare spazio alla fantasia) le storie degli uomini che erano a bordo. Questo sarà del resto il tema e il titolo di un libro che Benazzo sta preparando per un editore francese (gli editori italiani non hanno mostrato interesse): non un uomo che parla di navi, ma navi che parlano di uomini.
A way of life nell’ambito della rassegna di opera fotografiche
FotograficaMonti - 8 / 28 ottobre
A cura di Barbara Martusciello
La presenza umana è basilare, nella sua Fotografia, che rivela una curiosità empatica del suo autore e un carattere quasi antropologico perché tutto è incentrato – come ci dice egli stesso – “sulle differenti peculiarità e stili di vita delle popolazioni incontrate”.
La bellezza, che c’è, è proprio in questa verità, normalità e indagine sull’esistenza individuale e delle comunità che egli inquadra e che restituisce come parte
“La fantasia è la facoltà più libera delle altre, essa infatti può anche non tener conto della realizzabilità o del funzionamento di ciò che ha pensato. È libera di pensare qualunque cosa, anche la più assurda, incredibile, impossibile. L’invenzione usa la stessa tecnica della fantasia, cioè la relazione fra ciò che si conosce, ma finalizzandola a un uso pratico”. scriveva Bruno Munari .
Il libro illustrato dall’incisione al digitale / Italo Zannier fotografo innocente
Al Mart, esposti per la prima volta, preziosi albi illustrati provenienti dall'archivio personale di Zannier delineano l'evoluzione dell'immagine riprodotta dalle origini a oggi: dalla pre-fotografia, con volumi del XVI secolo, all'archeologia fotografica, tra incisioni e dagherrotipi, si giunge alle sperimentazioni contemporanee.
La prima mostra di Letizia Battaglia con 23 opere fotografiche, tra cui molte
inedite che toccheranno temi noti, anche più intimi del suo percorso artistico.
Una nota di Elisabetta Corsi
ha sempre documentato la vita della gente comune, per la strada, in case miserrime, in luoghi di lavoro, nei mercati, cogliendo, delle situazioni, soprattutto il movimento umano, l’espressione degli occhi, l’atteggiamento della bocca, in particolare delle donne e delle bambine i venti scatti esposti raccontano proprio questo aspetto della sua ricerca: le donne con immagini che le ritraggono nude, e ancora donne con scatti che alzano il velo per permettere allo sguardo di vedere proprio là dove altrimenti non si coglierebbe nulla.
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