Interessanti considerazioni in merito alla Fotografia oggi
in riferimento al primo articolo di Guido Alberto Rossi per la serie dei racconti fotografici attraverso i viaggi
pubblicato nel precedente numero 277 del giornale.
Anche io un fotografo
Ebbene sì, lo confesso : sono diventato anche io un fotografo. Come quei milioni di uomini e donne che, complici uno modesto smart phone e una "social app", ha iniziato da un giorno all'altro a fotografare in modalitá sempre più compulsiva qualsiasi cosa di animato - ed inanimato - si trovasse lungo il proprio cammino. E, orgoglioso delle mie presunte meraviglie, ho avuto anche la sfacciata idea di pubblicarne qualcuna su Instagram, dopo avere naturalmente inondato amici e conoscenti di decine e decine di indefinite "prove d'autore", e da cui sono stato altrettanto sfortunatamente ricambiato.
Ho dato quindi il mio inconsapevole contribuito alla democratizzazione dell'arte della fotografia: per più di un secolo appannaggio di veri professionisti del settore ed ora - grazie anche all' indiscusso sviluppo delle "tecnologie pret á porter" - arma letale di qualsiasi possessore di un cellulare di media categoria.
Questo significativo cambiamento, come ricordava Guido Rossi - lui sì vero ed eccellente fotografo - nel suo interessante articolo, si ė inserito nelle nuove dinamiche commerciali che hanno investito il mondo della fotografia e nella velocità con cui si sono declinate conseguentemente negli altri settori che con quel mondo abitualmente si interfacciano.
Dunque, nel processo della sua inevitabile evoluzione, come capita a tutte le cose del mondo, anche le dinamiche che le fotografano mutano, iniziando una nuova vita, percorrendo nuove strade e compiacendosi di nuovi (dis)equilibri, anche economici.
Siamo quindi arrivati ad un punto di non ritorno? Dovremmo dire addio alla professionalità, alla competenza, allo studio e alla ricerca di un'arte, quella della fotografia, divenuta " popolare" e alla relativa portata di tutti?
E immaginare che non potrà più essere una fonte anche di naturale e legittimo appagante benessere per chi decide intraprendere la carriera di fotografo professionista?
Io non sarei così pessimista.
Pensiamo ad esempio all'avvento dei primi PC e dei successivi ultra sottili e sofisticati portatili - oggi acquistabili ovunque con poche centinaia di euro: ciò ha dato libero sfogo a milioni di improbabili romanzieri che, al pari dei sopra citati aspiranti Robert Capa, spinti da un fuoco interiore e da un impeto emotivo - nonché dalla provvidenziale rinuncia all'utilizzo della penna necessaria per scrivere, forse percepita come faticosa attività fisica - hanno inondato le case editrici nella speranza che le loro storie potessero conquistare i premi letterari più ambiti. E che in mancanza di una affermativa risposta ci hanno pensato da sé postando ovunque, nei social della rete, e a costo zero, i risultati delle loro epocali verità.
Da ciò sono nati automaticamente altrettanti procaci romanzieri, virtuosi saggisti o eminenti accademici? O, al contrario, abbiamo dovuto progressivamente rinunciare a leggere nuovi appassionanti libri di chi, veramente, ha in sé la genuina capacità di trasformare le proprie idee e le proprie emozioni in un susseguirsi armonioso di pensieri e di parole scritte che rapiscono, fanno riflettere accendendo l'immaginazione dei lettori di ogni parte ?
Sono persuaso che nulla di tutto ciò sia ancora capitato e che difficilmente capiterà.
Pur in un mondo così fluido e virtuale, in cui tutti siamo diventati improvvisati scrittori, fotografi, cantanti e attori io credo che ci sarà sempre bisogno di valore , studio, professionalità,intuizioni e capacità di declinarle.
Ci sarà sempre bisogno di qualcuno che non sappia solo vedere le cose ma sappia anche guardarle. Qualcuno che tra l'occhio e obiettivo metta l'emozione e che abbia dentro di sé l'intuizione del momento perfetto per cliccare. Non sono queste capacità che si affidano alla tecnologia. Ma sono eccezionali doti personali che faranno sempre la differenza. Che però vanno ",coltivate" e sostenute con l'impegno, la ricerca e l'applicazione.
Ci vorrà anche qualcun altro però che sappia rimettere "a sistema" l'intero processo organizzativo del mondo della fotografia e dell' immagine e che sappia meglio valorizzare,magari anche in nuove forme e con nuovi strumenti, i princìpi che seguono il suo utilizzo. Perché, conseguentemente, si possa ricreare anche un giusto ed economico circuito virtuoso.
Il tempo ci dirà quali indispensabili cambiamenti dovranno essere attuati perché ciò avvenga. Intanto godiamoci le foto di Guido Rossi e degli altri bravissimi fotografi, indispensabili cronisti dell'immagine e dei cambiamenti dei nostro mondo.
Francesco Liguori