#272 - 17 ottobre 2020
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Fotografia

Modena - Galleria d'Arte Arianna Sartori

Relitti che parlano

Mostra degli scatti di Stefano Benazzo

Stefano Benazzo - fotografo da cinquanta anni di relitti spiaggiati, scultore, modellista architettonico e navale - propone alla Galleria Arianna Sartori dal 17 al 29 ottobre 2020 una selezione delle sue più recenti fotografie di relitti.

Relitti che parlano

Il mare esercita evidentemente un richiamo fortissimo sul nostro, che sei anni fa aveva presentato nella chiesa mantovana della Madonna della Vittoria una mostra in omaggio alla Nave Scuola Amerigo Vespucci, esponendone un modello in scala 1:100 che ha donato alla Marina Militare. Egli vive a Todi, dopo aver lasciato alla fine del 2012 la carriera diplomatica con il titolo di Ambasciatore d’Italia. Ha svolto la sua attività a Bonn, a Washington, a Mosca, presso la Presidenza della Repubblica Italiana, ed è stato Ambasciatore d’Italia in Belarus e in Bulgaria.

Relitti che parlano

Le immagini che Benazzo espone dimostrano che, in effetti, i relitti spiaggiati sono in grado di raccontare (sempre che si voglia lasciare spazio alla fantasia) le storie degli uomini che erano a bordo. Questo sarà del resto il tema e il titolo di un libro che Benazzo sta preparando per un editore francese (gli editori italiani non hanno mostrato interesse): non un uomo che parla di navi, ma navi che parlano di uomini.

Relitti che parlano

In questa ricerca fotografica sui relitti spiaggiati - che lo ha portato a fotografare con passione sulle coste del mondo più di 400 relitti (che egli intende del resto continuare a riprendere, Covid permettendo) - la parola chiave è il dovere di memoria. La ricerca è ispirata dall’ambizione di mostrare simboli di coraggio, dolore e paura, e testimonia compassione verso coloro che hanno vissuto quei momenti, lavorando, navigando, combattendo. I relitti - diventati parte della natura - portano con sé la memoria di coloro che non figurano nei testi di storia, ricordano la sofferenza di innumerevoli famiglie di Marinai, sono il simbolo di alcune caratteristiche essenziali dell’uomo e della storia economica, sociale, industriale e marittima: ingegno, coraggio, iniziativa economica, spirito di avventura, e testimoniano infine la capacità degli architetti navali, dei cantieri, degli armatori, degli equipaggi, dei pescatori, dei responsabili dei salvataggi, dei sommozzatori. La ricerca cristallizza i resti di sontuose cattedrali del mare (ma anche di umili imbarcazioni) destinate a sicura decadenza.

Relitti che parlano

Poiché è impossibile esporli nei musei, è indispensabile almeno fissarne le immagini per le future generazioni, prima che siano irrimediabilmente distrutti in pochi anni dal tempo atmosferico e dal mare. Inoltre, i relitti si trovano spesso in luoghi lontani ed inospitali, difficili da visitare. Ragione di più per fissarne la memoria e mantenere viva la memoria dei Marinai che erano a bordo. I relitti muoiono soli; raramente vengono assistiti e curati; è quindi naturale dedicare loro attenzione, simpatia e rispetto.

Relitti che parlano

Le immagini di relitti che sono visibili alla Galleria Sartori provengono da paesi ben diversi: Namibia, Georgia del Sud e Isole Malvine/Falkland (in Atlantico meridionale), Grecia, Portogallo, Mauritania, Francia, Canada, Stati Uniti, Islanda, Isole Turks & Caicos (nei Caraibi) e Italia.

Relitti che parlano

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