Roma - AntiGallery
Carmelo Macri: Humans
A way of life nell’ambito della rassegna di opera fotografiche
FotograficaMonti - 8 / 28 ottobre
A cura di Barbara Martusciello
La serie di fotografie in mostra in questo undicesimo appuntamento della rassegna FotograficaMonti porta la firma di Carmelo Macri (Taranto, 1979) ed è radunata sotto il titolo di Humans. A way of life. Se ne comprende subito il senso, che parte dai tanti viaggi dell'autore in giro per il mondo; ma, come scrive la curatrice, Barbara Martusciello, Macri nelle sue esplorazioni non dimentica mai di portare e di usare la macchina fotografica e da più di quindici anni le due passioni – il viaggio e la Fotografia – sono strettamente legate. Quindi: Carmelo Macri è un viaggiatore e un fotografo.
Qual è il suo tipo di sguardo?
Come operator è alla continua ricerca dell'altro da sé: è stato in circa ottanta Paesi del mondo sempre cercando di scoprire realtà apparentemente lontane da lui, straniere, meno globalizzate, con un desiderio di conoscenza da portare avanti proprio tramite il suo girovagare e la sosta fotografica. Sì, la sosta: infatti, la sua è una pratica lenta, nel senso che vuole il suo tempo per riuscire a non fermarsi sulla soglia di quanto è osservabile; ma poi lo scatto è istantaneo, ha una sua istintività, è a tu per tu con i soggetti immortalati, sempre allontanando qualsiasi atto predatorio dell’obiettivo.
La presenza umana è basilare, nella sua Fotografia, che rivela una curiosità empatica del suo autore e un carattere quasi antropologico perché tutto è incentrato – come ci dice egli stesso – “sulle differenti peculiarità e stili di vita delle popolazioni incontrate”.
La bellezza, che c’è, è proprio in questa verità, normalità e indagine sull’esistenza individuale e delle comunità che egli inquadra e che restituisce come parte integrante del territorio, quasi in comunione con il paesaggio.
Ogni immagine – in bianco e nero dai netti contrasti – è un riassunto verosimile di accadimenti possibili e, allo stesso tempo, attivatrice di diversi sviluppi narrativi: che storia hanno i panni lavati al fiume dalla donna a Cebu, Filippine? Che cosa passa davvero per la testa al bambino ritratto tra gli amichetti giocosi a Katmandu, Nepal? Che destino sarà riservato all’anziana che a S. Caterina di Palopo - Guatemala - sta entrando in farmacia del pueblo? Dove vanno i ragazzini di spalle intabarrati in abiti tradizionali? Quando potranno riposarsi le mondine nelle risaie di Pingyao (Cina)? Quali i pensieri della surfista della Nuova Zelanda di fronte all'immensità del suo mare e le sincere emozioni del gaucho nel vasto agro della Patagonia in Argentina? Che rapporto c’è tra cavallo e cavaliere che lo doma nel tipico rodeo in Costa Rica?
Il percorso fotografico di Carmelo Macri, nato da una passione sempre più consapevole e affinata grazie all'esperienza sul campo, arricchita da un personalissimo background, spalanca ai nostri occhi, attraverso ogni rappresentazione, un plot dove l'attenzione alla temperatura psicologica e sociale delle persone e delle collettività dei Paesi visitati e conosciuti va di pari passo, abbiamo detto, con quella per il paesaggio; questa restituzione di articolato spectrum – per dirla alla Barthes – dunque ci svela liriche e talvolta eroiche esistenze che sembrano esotiche, lontane da noi ma che invece – come Macri pare intendere – sono più vicine di quel che crediamo. E non c'è nulla di più opportuno dell'istantanea per indicarcelo, e di più efficace e accattivante del “catturare la vita nel momento in cui accade, per caso.” (cit.: Steve McCurry).