Ero ormai lí ‘ndove se sente l’acqua
rumorosa cadé ne’ l’artro girone,
come er ronzio de l’api dentro l’arnia,
quanno, da ‘n gruppo sotto a la cascata,
tre ombre se staccareno de corsa
da ‘sto tormento che li fracicava.
Lungo la riva continuammo a scenne;
er vapore s’addensa sopra er fiume
e l’argini je fanno da bariera.
Come li Fiamminghi tra Wissant e Bruges,
pe’ nun esse sommersi da la piena,
arzeno dighe pe’ ffermà er mare;
Nesso nun stava ancora a l’artra riva / che noi ce incamminassimo in un bosco / dove nun c’era traccia d’un percorso. / Le foje, perso er verde, ereno nere; / li rami pieni de nodi, inturcinati; / li frutti tutte spine avvelenate.
Pe’ ‘na strada che se vede appena,
tra er murajone arto e quele tombe,
er duca procede, io je sto dietro.
“Granne saggio”, je fò, “che me conduci
attraverso ‘sti giri ‘ndove tu sai,
fatte sentí, lo sai che sò curioso.
Se pô véde chi sta ne li seporcri?
Così poco appreso viddi lo strazzio
che l’artri ner fango faceveno de lui:
questo volle la legge der Signore.
Sentivi dí: “Daje a Filippo Argenti!”
Quer fiorentino, fori dar normale,
da solo se straziava co’ li morsi.
“Papè Satàn papè Satàn aleppe! “
Pruto a l’ingresso smozzica ‘sti versi;
e Virgijo che sa come va er monno
me tranquillizza: “Nun avé paura,
‘sta bestia, potrà pure esse potente,
nun c’empedirà d’entrà ner cerchio”.
Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe
La Commedia
Canto V - Prima parte - Versi 1 / 72
di Angelo Zito
Come d’inverno voleno li stormi e
tutti a ‘na vorta gireno pe’ ll’aria,
così er vento sbatte li dannati,
chi sú, chi giú, chi a destra e chi a sinistra,
senza sperà che ciabbino er conforto
de ‘na pena minore a quelo strazzio.
Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe
La Commedia
Canto IV - 2^ parte
di Angelo Zito
“Quello che viene avanti co’ la spada,
e avanza l’antri come fosse er capo,
è Omero, er poeta de li poeti;
appresso er satireggiatore Orazzio,
er terzo è Ovidio e l’urtimo Lucano.
Cianno tutti co’ mme lo stesso nome
gridato da la voce c’hai sentita:
poeti sò questi che me fanno onore”
Gennaio: il significato di un mese iniziatico.
Il termine gennaio deriva infatti dal latino anuarius che a sua volta trae origine dal nome del Dio Giano (Ianus, Ndr), la divinità romana deputata alla protezione delle porte e dei luoghi di passaggio.
Gennaio è quindi da intendersi come il mese che apre le porte dell’anno nuovo, in quanto la sua denominazione deriva direttamente dal sostantivo latino Ianua, “porta” secondo gli antichi romani.
Questo sito utilizza cookie tecnici e analitici, proprietari e di terze parti, per consentire la fruizione ottimale del sito e interagire facilmente con i lettori attraverso i social network. Se vuoi saperne di più o negare il consenso all'installazione di qualsiasi cookie clicca qui. Continuando la navigazione o chiudendo questo banner acconsenti all'uso dei cookie.