#306 - 7 maggio 2022
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 9 giugno quando lascerà  il posto al n. 332. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora per voi : AMICI DEGLI ANIMALI - Vivisezione: Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni (A. Einstein) - Grandezza morale e progresso di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali (Gandhi) - La compassione e l'empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa avere (C. Darwin) - Fintanto che l'uomo continuerà a massacrare gli animali non conoscerà  ne salute, ne pace (Pitagora) - Tra tutti gli animali l'uomo è il più crudele. E' l'unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo (M Twain) - A forza di sterminare animali si è capito che anche sopprimere uomini non richiedeva grande sforzo ( E.da Rotterdam) . -
letteratura

Uno spazio in omaggio al Sommo Poeta

Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe

La Commedia

Canto V - Prima parte - Versi 1 / 72

di Angelo Zito

Scennenno arivai giù ar seconno cerchio
più piccolo quer loco che abbracciava
ma assai più pieno de dolori e pianti.

Minosse, ossesso assatanato, ringhia,
controlla li peccati de chi entra
e s’inturcina pe’ indicà la pena.

Lo spirto che je capita davanti
confessa li mali fatti, tra li pianti,
quello capisce er peso der peccato

e pe’ndicà er posto che se merta
fà tanti giri attorno co’ la coda
pe’ quanti sò li cerchi ‘ndo’ spedillo.

Tanti stanno in attesa der giudizzio,
voteno er sacco uno appresso a l’artro
e sò scaraventati ner profonno.

“Si t’avvicini a ‘sto passo infernale”
fece Minosse quanno che me vidde,
lascianno che er traffico aumentasse,

“guarda come te môvi, a chi t’affidi,
la porta d’ingresso te pô avé ingannato!”
Ma er vate a lui: “È inutile che strilli,

nun pôi cambià er distino de quest’omo
la volontà è fija der potere,
vòrsero là così, nun fà domanne”

Mó comincio a sentí tutti li pianti,
mó sò arivato ar punto che me sento
er dolore de l’antri tutto addosso.

Qui c’è ner buio, dentro de ‘sto cerchio,
l’istesso frastuono che fa er mare,
quanno che er vento soffia a l’incontrario.

Sta tempesta infernale nun se ferma,
trascina come un vortice quell’ombre
li sbatte, li tormenta, li stravorge.

Davanti a tanta bufera ‘sti dannati
piagneno, strilleno, sò fori de testa,
bestemmieno pure er nome der Signore.

Capii che condannato a ‘sto supplizzio
era chi, ner piacere de la carne,
sfogava er primordio de l’istinto.

Come d’inverno voleno li stormi e
tutti a ‘na vorta gireno pe’ ll’aria,
così er vento sbatte li dannati,

chi sú, chi giú, chi a destra e chi a sinistra,
senza sperà che ciabbino er conforto
de ‘na pena minore a quelo strazzio.

Come le gru cor canto lamentoso
fanno pe’ ll’aria una lunga fila,
così viddi ‘ste schiere de dannati

lamentasse ner vento che li porta
e chiesi a lui: “Maestro chi sò ‘st’ombre
condannate dentro a ‘sta bufera?”

“Quella che sei curioso de conosce
come è finita quà”, me disse pronto,
“fu imperatrice a genti più diverse,

tanto invorta ner vizio de la carne
che impose la libbidine pe’ llegge,
pe’ nun esse accusata de peccato.

Lei è Semiramís, sta ne li libbri,
imperò dopo Nino, su’ marito,
sopra le tere, quelle der Surtano.

L’artra che vedi s’uccise per amore,
e ar marito Sicheo je fece ortraggio;
appresso Creopatra peccatrice.

Elena è quella che per tradimento
troppo durò la guera e poi c’è Achille
vinse li troiani e perse per amore”.

e Paride e Tristano e tanti artri,
scappati da la vita pe’ ppassione,
li annominò er maestro uno pe’ uno.

Doppo d’avé sentito tanti mali,
che travorsero donne co’ l’amanti,
me vinse la pietà pe’ qquela gente.

La Commedia

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