Riscoperto un testo di Riccardo Bacchelli (1956):
"Passeggiate Orobiche" tra acqua e Bravi.
Bacchelli e la Geradadda
di Amanzio Possenti
Come si può ‘recuperare’ all’attenzione degli studenti e dei lettori di oggi un grosso calibro della letteratura italiana, Riccardo Bacchelli, andando a rivisitare una sua opera, meno nota, legata al territorio lombardo?
Ci ha pensato un docente di lettere del Liceo Classico, Linguistico, Artistico Weil di Treviglio, attraverso una analisi sui ‘Quaderni del Weiliero’, esperienza storico-culturale significativa che vede la collaborazione fra insegnanti e studenti sui valori della ricerca.
Il docente interessato è il professore Alberto Sana, bergamasco di Verdello, che nel settimo numero dei Quaderni edito in questi giorni ripresenta un testo importante di Bacchelli, grande scrittore della prima metà del Novecento. Si tratta di un saggio edito molti anni fa, nel 1956, sulla Geradadda, storica porzione di territorio fra la bassa bergamasca e i confinanti lodigiano e cremasco.
Il celebre autore dell’indimenticabile ’Mulino del Po’(1891-1985) è riproposto da Sana in un’opera, considerata minore ma che tale non è per niente anzi di sicuro valore letterario, per la quale Bacchelli si apprende che ebbe la commissione di scrivere dalla allora Società Anonima Orobia : doveva descrivere, come poi ha fatto in modo mirabile, ’i paesaggi dove essa operava, tra Bergamo, Sondrio, Lecco e il cremasco’.
Così nacque il libro ‘Passeggiate orobiche’, pubblicato 57 anni fa con il testo dello scrittore bolognese e vecchie litografie, fra le quali quelle riguardanti la Geradadda o Ghiaradadda, terra amata e raccontata da vari autori ‘innamorati’, da Alberico Sala (fra fremiti di prosa poetica) a Fabio Conti (con la storia del lago Gerundo e del mostro Tarantasio) fino ai lirici acquerelli dell’ artista Trento Longaretti.
Nell’opera – ricorda la pubblicazione dei Quaderni Weil - ‘Bacchelli dà sfoggio dei suoi interessi storici e del suo inimitabile stile forgiato sulla miglior prosa italiana’.
Nell’antologia proposta da Sana e ’riguardante ferace e florida Geradadda’, compaiono ‘le sue acque, la battaglia che l’ha resa famosa (quella di Agnadello o di Vailate) e il personaggio manzoniano (l’Innominato, ovvero Bernardino Visconti) che tanti vorrebbero nato a Brignano, nella bassa bergamasca’. ‘Le pagine sull’Innominato - precisa Sana - fungono da minimo omaggio e piccola celebrazione del centocinquantenario della morte del più grande scrittore italiano dopo Dante’.
A proposito della Geradadda, è gustoso rileggere le prime battute della introduzione di Bacchelli al capitolo ‘sui corsi d’acqua e di guerra, in traccia di disperati’ :
‘Acque di Ghiaradadda, io ci ho lasciato il cuore: voglio dire quella bizzarra parte del mio cuore, che per le acque dà in stravaganze affettuose. La Ghiaradadda poi è uno spontaneo e lavoratissimo, naturale e studioso, anzi dotto e popolare poema d’acque e di ogni loro stato e regime: fluviali e palustri, derivate e sorgive, libere e arginate, condotte per canali e rogge alla minutissima rete di fossi dell’irrigazione, costruzione di secoli e manutenzione di ogni giorno e d’ogni ora’.
Pare di rivivere e ripercorrere la Geradadda nella realtà odierna, cogliendone bellezza e attrazione paesaggistica nello scenario fra acque, risorgive, fiumi, torrenti, fossati: una gioiosa poesia narrata con gusto e amore alla scrittura dal grande Bacchelli.