#136 - 5 ottobre 2015
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cultura e Società

Parabola dai manifesti ai robot

L'eterna fatica di sisifo

Divagazioni pellegrine sull’avanguardia futurista

di Luigi Capano

Il Futurismo vuole introdurre brutalmente la vita nell’arte , dichiarava un secolo fa Filippo Tommaso Marinetti prolifico estensore di sconcertanti manifesti artistico-letterari che, proponendo un modo nuovo di vedere il mondo, tentavano di scuotere le porte della vita per provarne i cardini e i chiavistelli . In quegli anni – esattamente nel 1914 - usciva, a firma di Antonio Sant’Elia, il celebre Manifesto dell’Architettura Futurista. Il giovane architetto comasco, che da lì a due anni avrebbe offerto la sua breve vita in olocausto alle mascelle stridenti della grande guerra, tratteggiava, nel solco stilistico marinettiano, i lineamenti antitradizionali della Città Nuova, prefigurata da Louis Sullivan, da Adolf Loos e da Walter Gropius, pionieri di una nuova, avanguardistica concezione architettonica.

L'eterna fatica di sisifoL'eterna fatica di sisifo

Anche Umberto Boccioni, geniale teorizzatore del dinamismo plastico e della compenetrazione simultanea dei piani della realtà, poco prima di immolarsi sul fronte bellico, redasse un meno noto - ma non meno appassionato – manifesto programmatico dell’architettura. Noi viviamo in una spirale di forze architettoniche , annunciava con la bacchica veemenza dei suoi giovani anni. E’ costante, negli scritti boccioniani, la percezione delle linee-forza che sottendono e innervano il lirismo plastico della vita, in ogni sua manifestazione. I futuristi consideravano se stessi i Primitivi di una nuova sensibilità e cercarono dietro l’orpello decorativo, al di là del sentimentalismo monumentale, malcelata a volte da vetusti pimenti, una bellezza ed una sensibilità nuove guardando al rigore disadorno della meccanicità, all’efficienza rumorosa e tonante del motore elettrico, all’essenziale necessità della macchina, alla poetica inebriante della velocità.
Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista, simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile ad un macchina gigantesca ... Nel processo di ricostruzione dell’universo che sarebbe dovuto avvenire con il concorso di tutte le arti – a ciascuna forma di espressione artistica, ivi comprese l’arte culinaria e l’abbigliamento, è dedicato un manifesto programmatico - la riedificazione della città segna un momento dialettico fondante.

Idealmente vagheggiando il solve et coagula della prisca sapienza ermetica, lo spazio-universo viene decomposto nei suoi piani costitutivi elementari e dinamicamente ricreato-riassemblato, e quindi deformato, ripristinando infine la densa materialità dei volumi originari.
I nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le quali alla lor volta si scaraventano sul tram e con esso si amalgamano . Il futurismo si presenta come una sintesi estetica delle due grandi avanguardie che l’hanno preceduto: l’impressionismo dissolutore di ogni istanza materica, il cubismo la cui statica decomposizione spaziale dell’oggetto ignora però il momento diacronico dei valori plastici. Illuminanti e attualissimi, in proposito, riteniamo gli scritti d’arte di uno degli intellettuali più acuti del novecento, Ardengo Soffici, a cui rimandiamo il lettore interessato.
Bisogna dare la sensazione dinamica, cioè il ritmo particolare di ogni oggetto, la sua tendenza, il suo movimento, o per dir meglio, la sua forza interna…tutti gli oggetti cosiddetti inanimati rivelano nelle loro linee, della calma o della follia, della tristezza o della gaiezza …gli oggetti cosiddetti inanimati: la ricerca estetica futurista si compenetra di istanze metafisiche e affronta, con l’irruenza che gli è congenita, l’atavico enigma della materia.
Di tanto in tanto l’intelletto, disorientato, corre alla metafisica o al mito al fine di decifrare certi accadimenti ovvero certe inesplicabili situazioni esistenziali. Albert Camus riflettendo sull’assurdità della condizione umana ne individuò la forma archetipica nel mito di Sisifo, l’eroe greco, celebre per acutezza di ingegno e per scaltrezza, che svelò i segreti degli dei riuscendo a ingannare perfino Thanatos, la morte. Tanto che il collerico Zeus lo punì condannandolo a spingere per l’eternità lungo il crinale di una montagna un pesantissimo macigno che, una volta giunto in cima, rotolava inesorabilmente a valle. Il genio di Camus ha colto un antico simbolo ad illuminare di una luce inattesa il senso ermeneutico della vicenda umana. La vita è uno sforzo per risalire la china che la materia discende…uno sforzo della coscienza per sollevarsi sulla materia , uno sforzo che può apparire inane poiché la materia continuamente prevale (posto che la dicotomia coscienza-materia abbia un senso). E’ questa l’eterna, ineludibile fatica di Sisifo. Se ne avvidero alcune menti acutissime, che vissero gli anni creativi e tormentati delle nostre avanguardie: tra questi Henri Bergson (sua quest'ultima citazione che rifrange, inverandola, un'antica scintilla gnostica) e Giovanni Gentile che ha scrutato sotto la coltre tegumentosa delle faccende umane, intravedendo il perpetuo rinnovarsi dell'atto creativo.

L'eterna fatica di sisifoL'eterna fatica di sisifoL'eterna fatica di sisifo

L’arte dell’uomo consiste allora nell’orientare lo slancio vitale, che è pensiero intriso di volontà, ad afferrare la materia laddove apparentemente è più distante dall’umano: nell’ottusità del meccanismo, nell’irredimibile alterità della macchina. Ma indugiamo ancora sul limitare dei nebulosi confini del mito, dove raccogliamo e offriamo questa antica storia, cui Mircea Eliade, altra pietra miliare della nostra ricchissima cultura europea, ha dedicato pagine magistrali.
Il mastro costruttore Manole riceve dal suo signore l’incarico di costruire un tempio. Si mette quindi alacremente all’opera, ma ecco cosa accade: ciò che viene edificato durante il giorno, di notte va in rovina tra lo sconcerto del mastro e delle sue maestranze…come se qualcuno avesse lanciato un implacabile maleficio. Fino a che una notte Dio appare in sogno a Mastro Manole con questa tremenda rivelazione: perchè la costruzione si mantenga integra occorre murare viva la prima donna che si recherà al cantiere dopo il sorgere del sole. Manole ne fu così spaventato che non ebbe cuore di rivelare ad alcuno la storia del sogno, augurandosi che la cinica sorte preservasse sua moglie. Ma al sorgere del sole, quando si ripresero i lavori, fu proprio l’amata Anna – che era in attesa di un figlio - a giungere prima delle altre donne per portargli la colazione, nella disperazione di Mastro Manole che, in obbedienza all’ingiunzione divina, la murò viva. Da lì a due anni il tempio fu edificato. Si accorsero però a quel punto, Manole e i suoi operai, di non avere una scala sufficientemente alta per scendere dalla sommità del tetto; così si industriarono a fabbricare delle ali posticce con i materiali a disposizione, ma l’espediente non andò a buon fine e morirono tutti. Là dove cadde ciascuno degli sventurati, zampillò una sorgente d’acqua, la più famosa delle quali è quella di mastro Manole.
E’ alluso in questa vecchia leggenda –cosi come nel mito di Sisifo, il misterioso intreccio tra l’uomo e la pietra, tra la vita e la materia cosiddetta inanimata. Ed è tramite il sacrificio, il gesto sacro, l’azione conforme al ritmo delle cose, che l’uomo può inserirsi ed operare in questa proteiforme eternità in movimento.
E’ questo forse il senso ultimo dell’azione artistica? Il significato più riposto del fare arte? Ma, giunti a questo punto, lasciamo correre ogni altra considerazione perché il lettore desideroso e pragmatico possa abbandonarsi al moto libero e imprevedibile delle analogie, sovrane assolute di tutta la materia e della sua intensa vita poiché, declama il padre del Futurismo, l’analogia non è altro che l’amore profondo che collega le cose distanti apparentemente diverse e ostili.

L'eterna fatica di sisifoL'eterna fatica di sisifo

Nell’estate del 2013 al Teatro Comunale di Bolzano è stata presentata una fantasia futurista, lo spettacolo sperimentale Robot! della coreografa andalusa Blanca Li. Sulla scena accanto ai danzatori, sei NAO, robot umanoidi danzanti alti circa mezzo metro- realizzati dall’azienda francese Aldebaran Robotics- che interagivano grottescamente con gli otto ballerini sulla scena, in presenza delle macchine sonore del collettivo artistico nipponico Maywa Denki, singolari automi musicali di straordinario impatto scenico.
Un omaggio al genio marinettiano la cui vena sorgiva, ormai da oltre un secolo, continua a zampillare.

AAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo giornale no-profit è realizzato da un gruppo di amici che volontariamente sentono la necessità di rendere noti i fatti, gli avvenimenti, le circostanze, i luoghi... riferiti alla natura e all'ambiente, alle arti, agli animali, alla solidarietà tra singoli e le comunità, a tutte le attualità... in specie quelle trascurate, sottovalutate o ignorate dalla grande stampa. Il giornale non contiene pubblicità e non riceve finanziamenti; nessuno dei collaboratori percepisce compensi per le prestazioni frutto di volontariato. Le opinioni espressi negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libertà di giudizio (e di pensiero) lasciandoli responsabili dei loro scritti. Le foto utilizzate sono in parte tratte da FB o Internet ritenute libere; se portatrici di diritti saranno rimosse immediatamente su richiesta dell'autore.