Guardare il mondo con emozione
Casa dei Tre Oci - Venezia
Sguardo di donna
di Eva Mari
La Casa dei Tre Oci a Venezia presenta la mostra Sguardo di donna a cura di Francesca Alfano Miglietti: 250 opere pensate e scelte per orientare lo sguardo e la mente verso un mondo che parla di diversitĂ , responsabilitĂ , compassione e giustizia. Un progetto ambizioso che rimarca come la fotografia negli ultimi decenni abbia scelto di divenire una sorta di coscienza del mondo, facendosi testimone anche di quello che spesso viene occultato.
Una grande macchina teoretica e visuale, prima che una “canonica” mostra. Questa l’impressione - scrive Massimo Mattioli - con la quale si esce dalla Casa dei Tre Oci, a Venezia, dopo aver visitato Sguardo di donna. Un progetto curatoriale con molteplici livelli di lettura: che presenta una selezione di circa 250 fotografie di 25 artiste di tutto il mondo e di diverse generazioni, scelte dalla critica in oltre due anni di lavoro perché portatrici di un punto di vista unico e al tempo stesso trasversale su molte tematiche dell’attualità .
Dalla violenza domestica alle identità mutanti di genere, dal trasformismo sessuale ai conflitti religiosi e razziali, fino a temi sociopolitici sempre aperti come la pena di morte: “un mondo che parla di diversità , responsabilità , compassione e giustizia”.
Grandi nomi ormai storicizzati, al fianco di artiste più giovani: 25 autrici, 25 storie, 25 sguardi singolari sul mondo, sull’altro, sulla relazione: Diane Arbus, Martina Bacigalupo, Yael Bartana, Letizia Battaglia, Margaret Bourke-White, Sophie Calle, Lisetta Carmi, Tacita Dean, Lucinda Devlin, Donna Ferrato, Giorgia Fiorio, Nan Goldin, Roni Horn, Zanele Muholi, Shirin Neshat, Yoko Ono, Catherine Opie, Bettina Rheims, Tracey Rose, Martha Rosler, Chiara Samugheo, Alessandra Sanguinetti, Sam Taylor Johnson, Donata Wenders, Yelena Yemchuk.
Diversi livelli di lettura, si diceva: scanditi anche dallo spettacolare allestimento firmato dallo stilista Antonio Marras, in stretto legame con un’icona della venezianità come il Teatro alla Fenice: una scenografia capace di trasportare il visitatore all’interno delle storie che si leggono sulle pareti: un’esperienza nell’esperienza, in cui anche l’allestimento diventa parte fondamentale della narrazione e crea la relazione tra gli spazi della Casa e le opere fotografiche.