Dati negativi in crescita su tutto il territorio nazionale
Poverta' assoluta
di Amanzio Possenti
Sempre più drammatici i dati sulla povertà, che purtroppo non sorprendono visto l’andazzo peggiorativo. Lo dice l’Istat, non un’inchiesta giornalistica e fa rabbrividire apprendere che la povertà assoluta – quella che riguarda chi non dispone del minimo per vivere - è in crescita, coinvolgendo 5,7 milioni di persone, ovvero 2,2 milioni di famiglie, pari all’8,4%, una percentuale alta per un Paese ricco. Con tipicità preoccupanti, che allertano ulteriormente: il più colpito è il Mezzogiorno con percentuale che tocca il 10%, seguono l’Italia del Nord ovest e del Nord est, mentre è alta la presenza in graduatoria degli operai.
C’è di che allarmarsi poichè questo tipo di povertà sta estendendosi ovunque, anche nelle regioni ritenute meno soggette, ed anche perché non si parla solo di migranti, anzi, sono i connazionali ad esserne protagonisti.
Le motivazioni? Nel Mezzogiorno, il Sud principalmente, ataviche ripercussioni che si autoalimentano in un clima di sofferenza economica dovuta spesso alla mancanza o insufficienza di lavoro, che tuttavia colpisce anche altre zone. L’incertezza occupazionale - pur se i dati ministeriali indicano un costante e chiaro andamento positivo della occupazione a tempo indeterminato negli ultimi due anni - è certamente uno degli indicatori che suscita preoccupazione. Insieme - non vanno sottovalutati - gli aumenti nei costi delle bollette e la bassa dimensione degli stipendi che tagliano possibilità e accesso di spesa e diventano assolutamente intollerabili per un gran numero di famiglie pur con lavoro.