Una parola che tutto il mondo pronuncia
Ciao!
Tra un ciao ed un ciaone, il salve è escluso
di Roberto Bonsi
Un sentito e cordialissimo ciao a Voi che ci state leggendo. Per questo mese di ottobre 2024, così appena iniziato, e tornate le castagne ed anche i marroni, con tutto il resto del buon mangiare tipico autunnale, tra i primi freddi, l’umidità, le piogge, le nebbie, e le foglie caduche, ecco che salutiamo questi ulteriori trentun giorni con un semplice ciao di bentornato.
Avete ben compreso che stiamo pur in breve, cercando di indagare su questo termine usato in “casa nostra” e di fatto conosciuto in tutto il mondo, e che ha anche una sottile espressione di “slang”, e che naturalmente si trova su di un qualsiasi vocabolario o dizionario che sia, uno strumento davvero essenziale e notoriamente efficace, nonché sempre utile, che vi invitiamo a consultare con la dovuta assiduità, e che sia possibilmente solo quello cartaceo, potete trovare nuovi spunti ed anche correggere il linguaggio, leggendo ogni volta che potete, al pari di un qualsiasi comunissimo libro.
Ciao è chiaramente una voce od uno scritto di natura prettamente confidenziale, ed in grammatica esso è un sostantivo maschile. Pensate che questo termine così amicale ha ormai lontane origini venete od ancor meglio veneziane, e pare che sia entrato nel suo più ampio senso glottologico, nella lingua italiana, questo nel corso del Novecento, ma alcune fonti indicano che fu conosciuto ed usato già nel secolo precedente, per l’appunto nell’Ottocento. Il termine lagunare era s’ciavo il quale proviene non dal proto bensì dal tardo latino “sclavus” che fu poi tradotto in (sono vostro) schiavo, un pò come dire: -”Servo vostro!-”. In un tempo lontano questa breve parola composta da una consonante e da tre vocali, era più frequente sentirsela dire nel contesto dell’Italia del Nord.
Ciao si propagò poi sull’intero nostro “Stivale” e sostituì il voi che venne imposto durante l’Epoca fascista. Ciao caro!!. E’ invece la maniera più sollecita con la quale gli uomini comunicano ad un loro simile, di usare una terminologia più cortese e meno del tipo burbero-cameratesco, e con queste due parole entrano in gioco anche la gentilezza, il calore umano ed un tipo di affezione meno formale, per uomini non assolutamente privi di … "testosterone". Esiste però un altro modo per salutare, questo con un termine che spesso sostituisce il ciao scontato e di prammatica. Noi qui ci riferiamo alla parola: “Salve!”. Un termine che sa di poco, in quanto è sfuggente ed e in buona parte oltremodo impersonale, ed a noi non piace affatto, perchè ci fa quasi comprendere pur a volte sbagliando, che il nostro interlocutore o interlocutrice, che siano,e che ci salutano con questo termine parallelo, ma così inconsistente, è privo di gioia e di “pathos”, e chi lo dà, si scansa un tantino ed a volte ci tratta e ci risponde freddamente. Non amiamo questo termine anche perché spesso è scritto, stampato a chiare lettere, su di uno zerbino, dove per l’appunto ci si pulisce i piedi prima di entrare in casa, e non è bello, per così dire, rivolgere in un qualsiasi modo un saluto pestando i piedi sul mezzo che lo indica ed invita quasi perentoriamente a pulirsi. Non piace, non piace …!!!. Ciao!!!. E’ la parola più informale che esista per salutarsi, ed oggi è usata ad esempio, nei vari negozi, specie nei bar, per un saluto di ingresso, e di commiato tra i bartenders e gli avventori. Ciao, ciao!. Sono tornata da te/”Ciao, ciao! Grido chiamandoti/Ciao, ciao!./Amore abbracciami/Ciao, ciao!.… Questo è il “refrain” di una nota canzone interpretata dalla cantante inglese Petula Clark, che qui in Italia fu ben nota ed apprezzata nel corso degli anni ‘60, e con un titolo davvero scontato: “Ciao, ciao!.
Questa parola, così usata, risulta anche essere una sorta di metafora per indicare la fine di un qualche cosa, ed anche una specie di negazione “tout-court”. Agitando la mano destra o quella sinistra, si entra nella comunicazione non verbale,questo per dire sempre e più semplicemente: Ciaooo!!!. Si prende un fazzoletto, chissà perché quasi sempre di colore bianco, per salutare un familiare, un parente stretto oppure un amico caro, che si trovano in procinto di imbarcarsi su di un volo, per una destinazione vicina od anche lontana. Con tal fazzoletto si saluta chi da dentro una nave da crociera si appresta a lasciare una stazione marittima, un porto, oppure si salutano i marinai ed i mozzi di una petroliera, o i cadetti, ed i sottufficiali e gli ufficiali di una imponente nave da guerra. Tutta questa simbiotica azione è la perfetta sintesi di un accorato od anche semplice, ciao, mai banalizzato, ma sempre e solo dichiarato, se non con fervore, con vivo apprezzamento, con immensa gioia, oppure con tanto di … “magone” . Il ciao è un saluto di gran positività anche sè a volte risulta essere concesso in maniera distratta oppure quasi con noncuranza.
Braccio, avambraccio e le cinque dita, sono la forza motrice che partendo da quella parte del nostro cervello dove è racchiusa l'amigdala", la quale determina il pensiero e la volontà di muoversi con determinazione e in una sola direzione ed altre volte anche più direzioni, allo scopo primario di render noto agli astanti un commiato di natura solo temporanea oppure definitiva. Chi scrive ha avuto un’ “antie” (n.d.a.: Trad.: dalla lingua inglese: “zietta”) che ben 73 anni fa lasciando il porto di Venezia a bordo di una poderosa motonave del “Lloyd Triestino”, la M/N: “Africa”, quest’ultima intesa come armamento di nave e null’altro, mentre era sul ponte della stessa con quasi in braccio il figlio unigenito, si sbracciava a mò di saluto per staccarsi dai familiari venuti ad accomiatarsi da lei e dal figliolo, mio cugino; per dopo oltre un mese giungere nell’ “harbour” di Port Elizabeth (n.d.a.: Nel lontanissimo Sudafrica, dove è il Capo Agulhas e non il Capo di Buona Speranza, come sempre ci hanno inculcato a scuola, e così ancor oggi si crede, l’estremità di quel continente così ampiamente sfruttato dalle potenze occidentali e non solo da quelle).
Abbiamo già scritto sopra che il nostro amatissimo ciao è anche diffuso in ogni dove, e la semplicità nell’ esprimere questa parola, diventa anche una specie di “passe-partout” per familiarizzare, per poi ritrovarsi amici ed anche di più. Con un semplicissimo ciao si “aggancia” anche una giovane di bello sguardo e di sinuose fattezze, e con un ciao oggigiorno, sono anche le femmine a persuadere il maschio “cacciatore” a farsi avanti. Il mondo è decisamente cambiato, e consentite, che pur con una lieve punta di ottimismo, lo stesso è cambiato in peggio, ma il ciao “regna” sempre imperituro ed avvicina le genti.
Ma perchè la guerra …???. L’uomo è oggi evoluto rispetto al suo primordiale passato di cavernicolo, ed egli stesso, partendo dalle due “Rivoluzioni industriali “ di stampo britannico, ha creato una tecnologia avanzata, e ora con l’aggiunta dell’”Intelligenza artificiale” lo sta travolgendo avviandolo verso una sicura estinzione, e qui quasi al pari di un'espressione gergale, si scrive ma anche si dice: -”E’ allora …ciao!!!”. Un saluto che qui ed ora non è più tale ma rappresenta per l’appunto, non un saluto a chiare lettere, bensì quasi un diniego, una sorta di malcelato menefreghismo, un lasciarsi andare, rassegnarsi, e quant’altro …. . Da un semplice ciao ad un … ciaone, il passo è breve. Abbiamo scritto del primo, ma nella sostanza che cos’è un ciaone? E' anch’esso un sostantivo maschile, nonché un'interiezione, nell’ ambito della lingua colloquiale è una forma di saluto che tende ad esprimere ironia od anche scherno, dando un tono amicale o meglio confidenziale verso un’altra persona che ben si conosce, e tale termine si scambia più lodevolmente tra persone che con i quali si è amici, ma anche qui salta fuori un qualcosa di cameratesco se non goliardico. Ciaone, è ormai diventato un neologismo che si trova anche su di un fornito e celebrato dizionario o vocabolario che sia, della lingua italiana, ma inizialmente questa particolarissima voce parti dal mondo dei “Social” per poi giungere alla portata linguistica di ognuno di noi o quasi.
E’ diventato da tempo un vero e proprio “tormentone”. Questa parola nel suo inizio
è diventata arcinota perlopiù nel mondo della “Generazione Z”, vista anche la sua più diretta provenienza. Ciaone, pare sia comparso per la primissima volta nel film: “Confusi e Felici” diretto dal regista Massimiliano Bruno ed interpretato tra gli altri dall’attrice comica Caterina Guzzanti, la quale come da copione in una scena-quadro di quella pellicola cinematografica datata: anno 2014, pronunciò questa frase: -” … quello son due anni che c’ha lasciato, ci ha proprio fatto ciaone, ciaone proprio, indicando la patta del suo compagno dinanzi ad uno psicologo e durante una terapia, con l’attore-comico Claudio Bisio.
Gli artisti, la viareggina Veronica Lucchesi ed il palermitano Dario Mangiaracina del famoso duo de i “Rappresentanti di Lista”, hanno portato al grande successo discografico dal palco di "Sanremo 22" il brano: “Ciao, ciao”, il cui ritornello è: -”Con le mani, con le mani, con le mani/Ciao, ciao/E con la testa, con il petto, con il cuore/Ciao, ciao/E con le gambe, con il culo, coi miei occhi/Ciao...ciao, ciao, ciao, ciao, ciao, ciao, ciao. Questa canzonetta dal testo e dal suono piacevolissimo, una sorta di “Easy-listening”, sta a significare la fine di un amore, ma diventa anche una metafora della fine del mondo, una locuzione e che ci ricorda questa probabile catastrofe, già accaduta nel susseguirsi dei secoli addietro. Con un suo pezzo intitolato: Ciao è uscita anche la nostra interprete più internazionale del momento, cioè la romagnola Laura Pausini, ed il testo della sua canzone sta a significare in breve che amare non vuol dire possedere, e per addentrarsi in queste pratiche filosofiche o presunte tali non occorre nessun “Crepet” di rango o di occasione. -”Ciao, ciao, ciao/Come niente un giorno capirai/Ciao, ciao, ciao,ciao/Quanto inchiostro ho già versato e tu non lo sai … . Questo incalzare tra voce e musica vide una giovane Gigliola Cinquetti che sul proscenio del festival per antonomasia, cioè sempre quello della rivierasca “Città dei fiori” ovvero Sanremo, nel corso dell’edizione 1989 vi partecipa cantando e ballando, ma con scarsi risultati. Ma ora basta, sapete cosa vi scrivo?. -”CIAO A TUTTI!!!.”, anzi: ”CIAONE”.