La resistenza a Roma contro i nazisti
8 settembre
di Nicola Bruni
Sono raccontati come un romanzo quei terribili 269 giorni dell’occupazione nazifascista di Roma, in un
documentato volume di Pier Luigi Villari, ancora fresco di stampa. Si intitola “Tra le ombre - La guerra
partigiana e il contributo del Fronte Militare Clandestino nella capitale, settembre 1943 - giugno 1944” (IBN
Editore).
Dopo l’annuncio dell’armistizio l’8 settembre 1943, il re Vittorio Emanuele III con la sua corte e il Governo
Badoglio fuggono da Roma, lasciando le forze armate italiane allo sbando. Nei due giorni successivi, alcuni
reparti del Regio Esercito e centinaia di civili tentano di opporsi con le armi all’invasione delle truppe
tedesche, ma soccombono.
Nella battaglia di Porta San Paolo, si contano 416 caduti tra i nostri militari e 87
tra i civili. I tedeschi spadroneggiano a Roma, con il supporto dei fascisti repubblichini e di molte spie
prezzolate. I militari che non hanno aderito alla Repubblica di Mussolini sono costretti a nascondersi, per non
essere “internati” come prigionieri in Germania, e molti di loro (circa 16500, di cui 2000 attivi) entrano a far
parte del Fronte Militare Clandestino, guidato dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, dopo
aver trafugato armi e munizioni dalle caserme. Il Fronte è fedele al Re ma collabora con il Comitato di
Liberazione Nazionale, formato dai partiti politici e a tendenza repubblicana, in particolare fornendo armi ai
partigiani, che compiono attentati.
Villari ricorda il tragico inganno perpetrato dai nazisti ai danni della Comunità ebraica, con la promessa di
salvezza dietro il pagamento di 50 chili d’oro, al quale segue, invece, il rastrellamento del ghetto e la
deportazione nei campi di sterminio di più di mille israeliti, uomini, donne e bambini. Altri ebrei vengono
catturati su delazioni a pagamento.
Oltre 2000 partigiani, o presunti tali, arrestati, di cui 300 donne, vengono rinchiusi e torturati dai nazisti nel
famigerato carcere di Via Tasso. Alcuni muoiono per le atroci sevizie subite, molti altri sono condannati a
morte e fucilati. Parallelamente, infierisce contro i resistenti la banda fascista di Pietro Koch, che si spinge
fino a violare l’extraterritorialità vaticana del monastero annesso alla basilica di San Paolo, per catturare
ebrei, militari e antifascisti che vi si erano rifugiati.
I tedeschi fanno molti rastrellamenti in città, anche di innocui cittadini, che vengono deportati per lavori forzati
in Germania o sul fronte di Anzio. Di circa 45mila deportati da Roma, 8620 non torneranno.
Il 23 marzo 1944, un commando di partigiani comunisti dei Gap fa esplodere una bomba in Via Rasella
uccidendo 33 soldati tedeschi che vi passavano in formazione di marcia. L’attentato scatena una smisurata
rappresaglia da parte dei nazisti, che uccidono 335 italiani, incolpevoli di quella strage, alle Fosse Ardeatine.
Finalmente, il 4 giugno 1944, Roma viene liberata dalle truppe americane, dopo il ritiro dell’esercito tedesco
occupante, ottenuto grazie ad una mediazione segreta messa in atto dal papa Pio XII.
L’autore, a conclusione del libro, rende omaggio a quegli eroi che morirono o rischiarono la vita o patirono sofferenze e torture per la causa della libertà, affrontando in armi i nazifascisti o rifiutandosi di combattere per loro, e anche a quegli eroi disarmati che si esposero a gravissimi pericoli per nascondere e accudire tanti perseguitati.
La lapide affissa nei pressi di Porta San Paolo a ricordo della battaglia per la difesa di Roma del 9 e 10 settembre 1943.
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