#355 - 1 settembre 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Giornalismo

Edizione straordinaria dell'Eco di Bergamo

Alcide De Gasperi

Un ricordo personale

di Amanzio Possenti

Non è una storiella, èun episodio di cronaca del quale sono stato protagonista - come giovanissimo giornalista – nella realizzazione di un articolo per la morte di Alcide De Gasperi, grande statista, cattolico convinto, tenace assertore della libertà.
Era il 19 agosto 1954, dopo la Maturità Classica al Liceo Carducci di Milano, ero partito per qualche giorno di vacanza a Levico, nel Trentino, insieme ad un compagno di classe, soggiornando in una casa privata. Tutto ok, finchè la mattina successiva ecco un inatteso ed inopinato risveglio mattutino - verso le 6 - causa una telefonata giunta da Bergamo. Al di là del filo c’era mio fratello Renato, capocronista a L’Eco di Bergamo, che mi passò il direttore don Andrea Spada.
Il perché fu immediatamente evidente: era morto poche ore prima Alcide De Gasperi, il grande presidente del Consiglio dell’ultimo post-guerra e che era stato ininterrottamente alla guida del governo dal 1947 fino a pochi mesi prima , in vacanza nella villa di famiglia in Trentino, a Borgo Valsugana, a pochi chilometri da Levico. Il direttore mi disse” Vai subito a casa De Gasperi e scrivi immediatamente un pezzo perché facciamo un’edizione straordinaria dell’Eco’.

Alcide De Gasperi

Fui sorpreso, anche perchè pur collaborando alla cronaca dell’Eco già da quattro anni, non mi sentivo pronto - avevo 19 anni - per scrivere di un evento tanto significativo e per giunta con urgenza; ma Spada fu inflessibile: ‘Vedrai che farai bene, vai subito, non perdere tempo, prendi un’auto da piazza e fatti trasportare’. Tramite la locatrice della pensione , trovai un autista disponibile e, carta e penna per gli appunti, partii veloce.

Arrivai alla villa De Gasperi tipicamente trentina,collocata in fondo ad una lunga serpentina di alberi e di pini ed entrai nella casa, dove era presente un solo giornalista, un collega dell’Adige di Trento, diretto allora da Flaminio Piccoli ( che fu poi un grande personaggio della Dc, nonché amico di Andrea Spada). Mi fu facile raccogliere i dati di cronaca necessari, in una casa fra familiari e parenti fortemente rattristati e in assenza ancora di alte personalità della politica nazionale, soprattutto della Democrazia Cristiana, il partito fondato dallo stesso De Gasperi (nato a Pieve Tesino nel 1881). Mi pareva di vivere una irrealtà nel luogo dove era appena mancato il politico super apprezzato di quegli anni, che aveva difeso nella Conferenza di Pace a Parigi le tesi e le speranze dell’Italia sconfitta nella guerra ma impegnata nel nuovo clima democratico e repubblicano.

Alcide De Gasperi

Quando stavo per ripartire velocemente alla volta di Levico, cominciavano ad arrivare le prime personalità dal Trentino e via via da Roma.
A me premeva di scrivere al più presto il pezzo per l’edizione straordinaria, una rarità assoluta per quei tempi per l’Eco di Bergamo. Stesi il servizio, piuttosto ampio, dettagliato e lungo e lo dettai di gran fretta all’allora indimenticabile stenografo dell’Eco, Bracchi. E feci in tempo a fare tutto, consentendo la stampa del giornale con il mio articolo in prima pagina, giornale in edicola alle ore 12, accolto (mi si comunicò) volentieri dai lettori, primizia assoluta, perché allora solo una eventuale straordinaria (come mi capitò anni dopo di partecipare alla realizzazione anche della straordinaria con Gino Carrara, Pino Capellini e Paolo Arzano, per la morte improvvisa in Svizzera del vescovo monsignor Giuseppe Piazzi) poteva donare rapida informazione. E con mio particolare orgoglio, avendo ricevuto il plauso dal direttore e dal redattore capo Sandro Zambetti,che era nel frattempo partito da Bergamo per redarre i testi delle pagine dell’Eco del giorno successivo.

Il giorno dopo, il seguitissimo funerale in Trento alla memoria di uno statista di rango al quale l’Eco, fra pochissimi giornali dell’epoca, aveva dedicato una doverosa edizione straordinaria, come una sorta di diretta Tv dei giorni nostri.

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