Il pomodoro
di Roberto Bonsi
Si Iniza con una domanda trabocchetto! Secondo voi il pomodoro è un un'ortaggio o un frutto? Dopo avervi fatto riflettere e controllare su internet, ve lo svelo è un frutto perché ha i semi. La sua stagione di raccolta è l'estate, dietro tale raccolta purtroppo c'è lo sfruttamento della mano d'opera straniera. È un'alimento ricco di vitamine. Con esso si possono preparare squisite pietanze: dai famosissimi spaghetti al pomodoro e basilico che sono la rappresentazione dell'Italia in tutto il mondo.
Può essere consumato fresco o conservato. Nei tempi addietro si faceva la salsa e i pelati in casa. Oggi c'è la praticità di trovarlo in barattoli ai supermercato, questo grazie alle industrie conserviere. Esistono tanti tipi di pomodori che vanno dal san marzano al pachino ciliegino ecc. Vi lascio augurandoci una degustazione di bruschetta al pomodoro e olio evo. (Franca Mita)
Scriviamo ora di illustri personaggi della nostra
letteratura contemporanea, dando l'opportunità di leggere solo due di
essi, per meglio far comprendere un elogio ed un’ ode di pura
eloquenza e soprattutto di bello scrivere, e qui si intende ricordare,
dei grandi giornalisti, ma soprattutto degli scrittori, in merito a
quanto gli stessi hanno scritto su di un genuino e gustoso frutto, che
quasi ogni giorno consumiamo sulle nostre tavole di casa, di mense al
lavoro, bar, ristoranti, e così via elencando.
Ci riferiamo a “Sua Maestà” il pomodoro, un succoso frutto che si consuma
prevalentemente in estate, mentre nelle altre stagioni si rende
disponibile grazie alla produzione in serra e dal fatto di essere
geneticamente coltivato. Solo così lo possiamo trovare ovunque e per
tutto il corso dell’anno.
Del pomodoro dobbiamo tesserne le qualità, ed in particolare far risaltare “ipso-facto” una celebre ode ad esso dedicata, e su questo ci ha a suo tempo pensato il “grande” Pablo Neruda, che svolse le professioni di diplomatico e di politico, nonché nel contempo, fu anche un saggista, un romanziere ed un poeta della storia e della cultura cilena ed internazionale (n.d.a.: questo è il primo “grande” narratore dei due sopraannunciati). Ecco cosa scrisse il Neruda, del quale si può ripercorrere un suo passaggio in quel della stupenda isola d’Ischia, dopo una breve permanenza nella vicina isola di Capri, in compagnia dell’amante tale Matilda Urrutia.
La strada si riempì di pomodori, mezzogiorno, estate, la luce si
divide in due metà di un pomodoro.scorre per le strade il succo. In
dicembre senza pausa il pomodoro invade le cucine, entra per i pranzi,
si siede riposato nelle credenze, tra i bicchieri, le matequilleras e
le saliere azzurre . Emana una luce propria, maestà benigna. Dobbiamo
purtroppo assassinarlo: affonda il coltello nella sua polpa vivente, e
una rossa viscera, un sole fresco, profondo, inesauribile, riempie le
insalate del Cile, si sposa allegramente con la chiara cipolla, e per
festeggiare si lascia cadere l’olio, figlio essenziale dell’ulivo, su
i suoi emisferi socchiusi, si aggiunge il pepe la sua fragranza, il
sale il suo magnetismo: sono le nozze del giorno il prezzemolo issa la
bandiera, le patate bollono vigorosamente, l’arrosto colpisce con il
suo aroma la porta è ora andiamo e sopra il tavolo, nel mezzo
dell’estate, il pomodoro, astro della terra, stella, ricorrente e
feconda, ci mostra le sue circonvoluzioni.i suoi canali, l’insigne
pienezza e l’abbondanza senza ossa, senza corazza, senza squame né
spine, ci offre il dono del suo colore focoso e la totalità della sua
freschezza.
(Pablo Neruda: 1904-1973).
Ed ora Pietro Citati, uno scrittore che ha lasciato un suo apprezzabile segno nell’ambito della cultura italiana contemporanea, cosi scive in “Elogio del pomodoro”, un libro che raccoglie il narrare di diversi suoi racconti esperienziali, e come si direbbe oggi, un tomo di fatto ibrido in quanto accorpa in sé delle tematiche differenti, ma sempre espresse nell’intimità del suo animo, e fuoriuscite dalla sua penna decisa. Ecco qui di seguito tale elogio, che in realtà rimane per intenderci, più semplicemente un importante capitolo di questo suo libro "best-seller" avente il medesimo titolo. Ne raccogliamo qui in un piccolo contesto, una minimissima parte relativa al consumo di pomodori dei quali il Citati era davvero molto ghiotto.
”In quegli anni il pomodoro costituiva per me il cuore del mondo. Non
la salsa di pomodoro, o il pomodoro al riso, che sono già
degenerazioni, ma il puro pomodoro, condito con olio e sale. Lo
mangiavo senza stancarmi mai, perchè mi sembrava che non sopportasse
paragoni nemmeno con i capolavori della cucina ligure: la torta
pasqualina e la cima. Il pomodoro era il frutto supremo del
Mediterraneo: idolatrato, accarezzato, amato dal sole, che formava
dentro di lui la polpa sostanziosissima, dove affondavo i denti, la
pelle delicata, i semi , il profumo squisito, il colore degno di
Chardin e di Veronese …”
(Pietro Citati: 1930-2022).
Il pomodoro evoca i pranzi in famiglia, lo "street-food", cene parche
ma anche luculliane, ricorda le lunghe tavolate ma anche il
“fast-food”. Lo stesso che … accarezza le friselle appena bagnate, il
pomodoro che viene impiantato mescolato ad altre delizie culinarie, il
pomodoro, nel panino imbottito. Questa ennesima meraviglia di Madre
Natura, il cui nome fu attribuito dal botanico senese Pietro andrea
Mattioli, il quale per primo documentò il frutto in Italia, questo nel
1544, e lo definì anche “mela aurea”, essendo lo stesso avvolto da un
colore dorato ancor prima della sua effettiva maturazione.
Il pomodoro è nativo delle tre Americhe, perlomeno, partendo da giù fino alla
parte meridionale del settentrione di quel vasto e lungo “Nuovo
Continente". Il pomodoro, come abbiamo scritto sin qui è un frutto,
avendo al suo interno dei semi, anche se qualcuno pensa ancora che sia
un ortaggio. Nella sua realtà iniziale, fu considerato come una bacca,
la quale fu parte integrante dell’alimentazione degli aztechi, la ben
nota popolazione che visse nell’odierno Messico, e della quale ancor
oggi si possono visitare le antiche vestigia. Anche la popolazione
Maya coltivava e consumava i pomodori.
La raccolta dei pomodori, siamo ai giorni nostri, nel nostro tanto mistificato “Belpaese”, specialmente nel meridione, ma anche in Piemonte, in Emilia-Romagna, e nelle Puglie, si determina lo sfruttamento di gente soprattutto di colore, che per pochi euro e sotto il sole cocente, viene anche malmenata se non uccisa a causa primaria della azioni illegali deliberatamente compiute dal cosiddetto “Caporalato”, e non dimentichiamo mai di quanto per l’appunto c'è di negativo attorno a questo succoso frutto, come espresso appena poco sopra.
Chiudiamo ora
in beltà di intenti, facendovi un basilare elenco dei pomodori
coltivati e consumati in Italia: Su tutti si crede che senza ombra di
dubbio, primeggi il San Marzano. che viene dalla fertile terra
campana, poi rimanendo sempre da quelle parti, ecco il Piennolo del
Vesuvio, poi più giù, in Sicilia, ecco il pomodoro ciliegino, quello
inteso di Pachino, il pomodoro costoluto della Toscana, il Pomodoro
“Cuore di Bue” che si trova sia in Piemonte che in Abruzzo, Il
Pizzutello, in Campania, nel Lazio in Calabria ed in Sicilia, e cosi
vià … “mangiando”.
Tra i tanti piatti sublimi votati al pomodoro,
ricordiamo qui la famosa pappa col pomodoro, e di piatti succulenti
in tale merito ve ne sono davvero una miriade.. Per chiudere
innalziamo i nostri cuori o meglio il nostro palato, al consumo, di
fatto quotidiano, degli spaghetti al pomodoro, amati sia in Italia che
in ogni dove nel mondo, ed ora che si fa?. Spaghetti aglio, olio e
peperoncino, oppure spaghetti con salsa di pomodori pelati con il
basilico ?. Non sono male neppure gli spaghetti di mezzanotte ….