La Borsa
di Guido Alberto Rossi
La borsa del fotografo è simile a quella dell’idraulico, tutte e due pesano un sacco ma, mentre quella del fotografo ha attrezzi più costosi, l’idraulico guadagna di più e viene pagato a fine lavoro. Come tutti i bravi artigiani il fotografo riempie la sua borsa con le cose che gli servono, ma nel caso del fotografo di reportage, che non sa mai bene cosa troverà e cosa dovrà usare per la foto perfetta, si porta dietro tutto quello che pensa potrebbe servirgli un giorno o l’altro, quindi: dal grand’angolo al maxi teleobiettivo e poi tanto per stare dalla parte della ragione, si porta dietro anche dei corpi macchina e degli obiettivi di scorta, perché tutto si può rompere e se sei nel Sahara non trovi un riparatore o un negozio che vende attrezzature foto-cine.
Alle volte qualcosa si può aggiustare con quello che si ha a portata di mano: una volta un fotografo del Natgeo, (National Geographic Magazine), si trovava in Colombia per un reportage e gli si è rotto il pulsante di scatto della macchina fotografica, lo riparò con un bossolo di proiettile per pistola e un po’ di attacca tutto. A me capitò in Kenya: nel bel mezzo della savana avevo lasciato sul sedile dell’auto la macchina fotografica con montato un tele da 600 mm. (peso 6 Kg) e la portiera aperta. L’autista, per qualche suo misterioso motivo, pensò bene di muovere l’auto e così macchina ed obiettivo volarono fuori con il risultato che l’obiettivo sradicò completamente l’attacco del corpo macchina, che si porto dietro anche qualche altro pezzo. Come da regolamento avevo un corpo di scorta e fortunatamente l’obiettivo era solo un po' ammaccato ma funzionate e così non c’è stato nessun dramma, se non il pensiero del costo di un nuovo corpo macchina.
Ma la borsa contiene oltre che l’attrezzatura fotografica anche tante altre cose; la mia nelle tasche esterne contiene: bussola, coltellino con tanti tool, set di mini-cacciaviti, nastro adesivo extra forte, piccola torcia, lente d’ingrandimento, set per la pulizia (pennello e peretta), accendino, che può sempre servire, anche se non fumo, cavatappi, due batterie di scorta e schede di memoria a volontà. Il tutto per circa 15 kg. I teleobiettivi, il cavalletto ed il mono piede (15 kg.), sono a parte. E poi c’è anche la borsa di supporto, che contiene: laptop, carica batterie e hard disc di backup per le schede scattate e relativi cavi d’alimentazione vari. La borsa è praticamente uno studio viaggiante, il che prevede ogni volta una specie di mini trasloco, se poi devi prendere un aereo e ovviamente non puoi portarti tutto in spalla in cabina, l’unica soluzione è spedire il tutto come bagaglio fuori misura in una grossa valigia o bauletto, mettendo tanta cura ed imbottitura e sempre pregando la Dea Fortuna (vedi papale-papale N° 288) che il prezioso scrigno non vada perso o rubato perché, al di là del danno economico che è notevole anche se tutto è ben assicurato, c’è il piccolo problema che il reportage non lo scatti, se non con il telefonino.
Ovviamente ci sono tante altre situazioni dove non serve tutto questo ambaradan, ma ti basta portare uno zainetto con macchina e ottica necessaria per la situazione, che ovviamente già conosci e sai cosa ti serve.
La borsa che il mio amico Carlo Mari si è portato dietro quando si è imbarcato sulla nave scuola della nostra Marina Militare, le mitica Amerigo Vespucci, oltre ad avere tutto quello che gli sarebbe servito per scattare le migliaia delle 224 foto scelte (sic…purtroppo solo in bianco & nero…) del magnifico libro che ha realizzato durante la traversata dell’Atlantico, doveva essere super compatta e impermeabile per infilarla nel mini-spazio della cabina.
Per diversi colleghi, la borsa è anche una specie di talismano porta fortuna, usano sempre la stessa, ormai consunta e rabberciata da decenni, alcuni addirittura se la sono fatta fare su misura in pelle pregiata, forse pensando che la borsa fa il monaco.
Ma se c’è una cosa che accomuna tutti i fotografi di reportage e non che da decenni si portano in spalla borse pesanti, sono il mal di schiena in particolare tra le vertebre L3, L4 e L5.