Evento singolare
Come si vive la realtà sulle virtù cristiane
Deposizione ok
di Amanzio Possenti
Molti fatti, spesso inattesi e sorprendenti, comunque legati alla quotidianità, ci vedono talvolta coprotagonisti e li accogliamo per necessità o per convenienza, per simpatia o per desiderio di condivisione. Questa sembra essere la regola. Ma cosa si può dire quando ti capita qualcosa di molto raro, ad esempio la deposizione come teste in un processo di tipo ecclesiastico, diretto a stabilire e riconoscere pubblicamente la santità o meno di un defunto (Servo di Dio), sul quale si sta procedendo all’accumulo di notizie, di realtà di vita cristiana e di accertamenti sulle virtù?
Penso che si tratti di un’esperienza unica per un laico: quanti si stima possano essere i casi, in Italia, che richiedano testimonianze su processi diocesani verso cause di beatificazione? Non molti, credo. Da qui la singolarità dell’evento.
Ebbene è capitato a me, pochi giorni fa, convocato quale teste, a Bergamo, nel processo diocesano riguardante don Bepo Vavassori ,1885-1975,nativo di Osio Sotto e deceduto a Bergamo, Servo di Dio, primo passo verso la beatificazione.
Si sa che la Chiesa cattolica procede con molta attenzione al recupero della memoria e con doverosa cautela. Il processo muove dalla diocesi competente - in questo caso, Bergamo - dalla quale tutti gli atti raccolti sono poi trasmessi all’apposita congregazione vaticana.
Don Bepo è stato un prete notissimo, attivo e benvoluto, lo raccontano i volumi che lo riguardano: parroco di montagna in alta Valle Brembana, cappellano in guerra, padre spirituale in Seminario, direttore del quotidiano ’L’Eco di Bergamo’(1929-1932), fondatore del Patronato San Vincenzo (‘istituzione - scrive il volume ‘Don Bepo,’edito da SeE Sesaab - che accoglie bambini e giovani nello stile di San Giovanni Bosco’ - e il collegato ‘Conventino, servizio di supporto psicologico e un centro per le adozioni internazionali), il Servizio Esodo (vicinanza ai senza dimora), formazione professionale e ospitalità a lavoratori senza alloggio e accoglienza a minori in difficoltà. E poi le missioni in Bolivia, a Cochabamba. Tanto fu lo zelo di don Bepo - e dei successori - da essere benevolmente soprannominato ’il don Bosco bergamasco’.
Prima della deposizione ero stato interpellato nell’ottobre 2021 dal vicepostulatore della Causa monsignor Arturo Bellini, nei giorni scorsi la convocazione. Ebbene ho vissuto l’esperienza del cosiddetto ’teste audendi’, ovvero di colui che racconta ’per sentito dire’, non da testimone diretto che ha conosciuto e frequentato il Servo di Dio. Molto semplice questa fase, caratterizzata nel mio caso (presso i Preti del Sacro Cuore di Bergamo) dalla presenza di due sacerdoti addetti e dalla notaia, per la trascrizione delle domande e delle risposte, queste ultime rilette, per essere certi della loro esattezza. Poco più di un’ora e mezza, conclusa dalla firma apposta ad ogni fine foglio con le mie dichiarazioni.
D’ora in avanti saranno ascoltati altri testimoni (ero il ventiduesimo) secondo un calendario prestabilito e la commissione storica: a quel punto - difficile dire quando - il faldone dell’indagine diocesana bergamasca sarà trasmesso a Roma per le competenze vaticane.