“un uomo di fede, un sacerdote senza cedimenti"
"un prete-giornalista, attento ad informare sulla condizione della Chiesa"
Ancora su Mazzolari
di Amanzio Possenti
Avendo tenuto una conferenza Anteas sulle figure di don Primo Mazzolari ( a 65 anni dalla morte) e di don Andrea Spada ,nei rapporti fra i due e l’Eco di Bergamo, eccone una sintesi.
Da una parte un ‘prete scomodo’, quale fu subito definito don Primo Mazzolari, clero cremonese, dall’altra un prete-giornalista, bergamasco, don Spada, attento ad informare sulla condizione della Chiesa negli anni preconciliari (l’autorità vaticana dell’epoca, con il Sant’Uffizio era conservatrice nella difesa della fede).
Mazzolari avvertiva il bisogno di una Chiesa rinnovata, aperta ai poveri e agli ultimi, idee nuove, libertà di coscienza con ricchezza di fede autentica e senso di universalità, Spada si richiamava alla tradizione di inizi ’900 sul valore di socialità ecclesiale vissuta dal vescovo Radini Tedeschi e dal suo segretario don Angelo Roncalli ( poi divenuto Papa Giovanni XXIII) a difesa degli scioperanti di Ranica.
Il mondo cattolico, fra la prima e la seconda guerra e per parecchio tempo successivamente fino al Concilio (1963), era conservatore e guardava al passato più che al domani e alle realtà socialmente difficili e complesse dell’uomo.
Sul fronte delle idee nuove e di uno spirito di amore e di universalità, ecco ergersi appunto (dal 1917 in avanti, sino alla morte) don Primo Mazzolari, per molti anni parroco di Bozzolo, diocesi cremonese, e definito ’il prete scomodo’, con un’attenzione forte (e anticipatrice) verso i poveri, gli ultimi, gli emarginati, i deboli, i lavoratori, rivolto verso una Chiesa più spoglia e intensamente e umilmente legata a Cristo.
Sull’altro fronte la figura di don Andrea Spada, bergamasco di Schilpario, direttore storico dell’Eco di Bergamo per 51 anni, giornalista-scrittore impegnato ecclesiasticamente e culturalmente, immerso nel clima del Vaticano 2°. Ebbene Spada diede spazio agli scritti di don Mazzolari tanto che il quotidiano ’L’Eco di Bergamo’ fu l’unico giornale cattolico a pubblicare articoli di don Primo, allora considerati ’audaci’ anzi ’pericolosi’ e frutto di interventi censori della Curia romana. Nato a Cremona nel 1890 e morto nel 1959, fin dal seminario elaborò idee sulla Chiesa e sulla società. Noto come ‘il parroco di Bozzolo’, si mise presto in luce tramite due aspetti: accordando ’fiducia’ ai valori ,da vivere cristianamente, del proprio tempo sempre seguendo Gesù e a quelli di democrazia, della quale fu anticipatore nel concetto (ne parlava come della necessità della ’vera democrazia di Cristo’), anticipatore lungimirante delle idee del Concilio, aperto dopo tre anni dopo la morte, resta una figura tra le più singolari e straordinarie del cattolicesimo italiano, come padre David Maria Turoldo, don Zeno Saltini, don Tonino Bello, don Lorenzo Milani, attestando la volontà di abbattere luoghi comuni, steccati della cultura, della politica, della società e della chiesa troppo tradizionale. Impegnato partigiano (mai nel segno della violenza, incoraggiando i giovani a partecipare alla lotta per la liberazione) fondò le brigate mantovane delle Fiamme Verdi, liberando dai pericoli molti ebrei.
In uno dei suoi molti libri (più di trenta), intitolato Obbedientissimo in Cristo...Lettere al vescovo 1917-1959, nella prefazione di Lorenzo Bedeschi, è descritto come “un uomo di fede, un sacerdote senza cedimenti, pronto alla denuncia evangelica, alla protesta contro le autorità civili, a schierarsi con i poveri e i perseguitati, altamente sollecito ad accogliere il richiamo, a seguire ’obbedientissimo’ le disposizioni del vescovo'. Nel libro si seguono le vicende del fascismo (di cui fu fiero avversario), della seconda guerra mondiale, della ricostruzione e dei provvedimenti minacciati o attuati nei suoi confronti dall’autorità ecclesiastica romana contro il suo stile pastorale.
Fondò e diresse ‘Adesso’, un quindicinale di punta, testata della quale dovette abbandonare la direzione, poi tornò a collaborare con uno pseudonimo, mentre l’ avventura giornalistica gli procurava un mare di guai.
Alcuni dei dati qui proposti provengono dal recente volume-studio di Adriana Curtarelli e dal giornalista Paolo Belloni, nostro collaboratore, abitante a Romano di Lombardia, che da giovane accompagnò più volte con la sua auto l’ allora parroco di Arzago d’Adda, don Erminio Goi, grande amico di don Mazzolari essendo di un paese vicino a Bozzolo, ed ebbe occasione di incontrare don Primo anche a pranzo traendone l’impressione di un sacerdote semplice, umile e battagliero spiritualmente, vero e proprio ’uomo di Dio’.
Come si colloca il rapporto con don Spada e ‘L’Eco di Bergamo? Spada era attratto dalla fecondità evangelica e dallo scrivere semplice e diretto di don Primo sui grandi temi dell’umanità.’ ‘L’Eco di Bergamo’ negli editoriali di Spada portava avanti alcune idee-proposte di Mazzolari fondate sul bisogno cristiano di giustizia sociale e così faceva ‘rivivere’ don Primo, figura inquieta ma fulgida di credente, oggi in fase di beatificazione.