Cinque minuti e una sensazione forte di malessere interiore
Eclissi 1961
di Amanzio Possenti
Le notizie e le foto sull’eclissi totale di sole tra Usa, Canada e Messico ci hanno affascinato, tenuto conto dell’unicità dell’evento. Ma chi lo ha vissuto 63 anni fa come me, nell’ultima eclisse totale in Italia, ricorda molti aspetti diversi nel clima culturale del 1961, e di quel giorno, vivo nella memoria, intendo recuperare lo spirito e l’atteggiamento, lontani dalle attenzioni di oggi: sapendo che il nostro futuro appuntamento con il fenomeno in Italia si avrà fra mille anni....
Il 15 febbraio 1961 mi trovavo ad Orvieto, aviere di leva sotto le armi, nella caserma del Car (Centro addestramento reclute) nelle vicinanze del celebre pozzo di San Patrizio, nella parte alta della bella città umbra, caratterizzata da un magnifico Duomo. Ero addetto agli uffici con compiti sussidiari. Il luogo dove operavo (con la macchina da scrivere, al rilascio dei permessi ai commilitoni) stava al primo piano di un grande edificio, dal quale osservavo la città bassa e soprattutto, sotto il mio sguardo dalla finestra, un pollaio. Che ha una ragione di essere ricordato.
Quando intorno alle 7 ricominciò a farsi buio - eravamo in inverno, non bisogna dimenticarlo - ed era il ‘quasi buio ‘provocato dall’avvicinarsi della eclisse – vidi le galline che erano fuori dal pollaio ma non quiete come il solito bensì starnazzanti, quasi avvertissero che stava per accadere ’qualcosa’. E difatti, all’ora dell’eclisse totale, circa le 7,20, le vidi rientrare tutte nel pollaio e riaddormentarsi, silenziose. E nessun abbaio di cani.
Attorno un buio assoluto, di piena notte, si intravvedevano a malapena gli edifici della caserma e quelli attorno; nonostante l’assoluta novità che avrebbe potuto entusiasmare la gente e portare clamore, la città pareva come ‘morta’, assente. Forse la gente preferiva assistere da casa, forse mancava la cultura dell’osservazione comunitaria, forse gravava il sospetto, a quel tempo ancora forte, che la congiunzione astrale fosse portatrice di qualcosa da temere.
Durò circa cinque minuti e fu una sensazione forte di malessere interiore, qualcosa tra il mistero e l’entusiasmante, di indicibile; vidi persone come smarrite. L’eclisse era davvero sconvolgente e in quegli anni pochi erano preparati al fenomeno, come invece accade oggi con milioni di persone attente, competenti e in attesa, spasmodica e fotografica.
Quando ritornò la luce dopo cinque interminabili minuti e il sole riprese luminosità - e le galline tornarono ad uscire dal pollaio - parve a tutti di rivivere una normalità che era stata scossa. Sorprendente ma preoccupante. Anche i giornali, occupandosi del fenomeno, tra notizie e interviste, non apparivano entusiasti né presentavano grossi titoli: dominava la cautela dell’ignoto nonostante la straordinarietà del fatto vissuto. Per una generazione ancora incerta sul come vivere un episodio del genere, sapendosene protagonista, come accadde agli antichi atzechi.
Di fatto una memoria incancellabile, che permane per unicità di bellezza.