#3456 - 3 febbraio 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
curiosità

Il via alla stagione Beat
l'influenza del pensiero e dalle parole di Gesù Cristo, di Buddha,
di San Francesco d’Assisi, di Gandhi, di Herman Hesse...

Hippies

I figli dei fiori

di Roberto Bonsi

I “figli dei fiori” (o “hippies”) è stato un movimento controculturale di stampo giovanile che è nato nel corso del XX° Secolo, cioè nel Novecento, facendo ampiamente parlare di sé negli anni 60/’70‘, quelli ormai definiti: “mitici”, specie i primi, e che quindi furono molto “celebrati”.

Hippies

Come movimento è nato negli “States”, per poi progressivamente diffondersi in Europa e quasi in ogni dove nel mondo. I giovani di quel tempo, ma anche diversi meno giovani rispetto a loro, che aderirono, e che provenivano in gran parte da quel che rimaneva della generazione "beat" (o beatnik). agli “Hippies”, essendo per l'appunto stati un’iniziale realtà tutta americano-statunitense, fu a loro anche affibbiato un secondo nomignolo, quello di “Figli dei Fiori” perché la maggior parte di loro era composta da donne ed uomini, che indifferentemente, vestivano con camicie, pantaloni e sottane, ed altri indumenti, con su dipinti dei fiori realizzati su produzione artigianale o industriale.

l’”Hippy” è stato di fatto influenzato dal pensiero e dalle parole di Gesù Cristo, di Buddha, di San Francesco d’Assisi, di Gandhi, di Herman Hesse, e di altri ancora.
Gli “hippies” promuovevano la non violenza, che quindi era un “no” secco alle guerre, e sostenevano l’amore libero ed il fatto di essere dei libertari. Rifiutavano tutto quanto per loro era la massima espressione della società consumistica di allora, e si posero ai margini della società di quell’epoca, come in una sostanziale forma di perenne protesta. I più avevano i capelli lunghi ed esibivano un forte atteggiamento anticonvenzionale. Erano dei tipi a volte davvero stravaganti, ed anche le canzonette di quel tempo subirono nella fattispecie l’orientamento propagandato da costoro.

Hippies

Molti “Figli dei Fiori” praticavano anche delle attività artigianali ed anche abbondantemente il nudismo di gruppo. La musica folk ed il rock erano le “Colonne sonore” del loro vivere quotidiano, da molti definito “fancazzista”. Furono i feroci oppositori della Guerra in Viet-Nam o meglio del gravoso intervento militare degli Stati Uniti d’America in terra indocinese. Quanti di questi giovani preferirono la prigione piuttosto che vedersi arruolati in quel contesto bellico verso il quale non credevano affatto, così, come abbiamo riportato, avevano comprensibilmente ed espresso a modo loro, quel senso di disprezzo e di odio verso tutte quante le guerre. Una loro frase che spesso ricorreva, era: -”Fate l’amore e non la guerra”-.

Le donne “Hippies” vestivano con dei sottanoni stile “Gipsy”, tute e larghi pantaloni a forma di zampa di elefante, gonne a balze e con motivi floreali anche dipinti a mano, degli “shorts” e così via …, ed il loro abbigliamento caratteristico dettò la moda di quegli anni, ed ancor oggi si vedono delle giovani donne così vestite, se non abbigliate a tutto tondo.
L’”outfit” dell’uomo “Hippy” oltre il capelli lunghi e non sempre lavati a dovere, gli stessi avevano anche una barba incolta se non lunga, ma sempre esposta in maniera disordinata, possedevano anche folti baffi e lunghe basette, ed avevano anche loro dei pantaloni larghi e dei calzoni corti, e delle bretelle per sostenere i calzoni ed i calzoncini.
Sia donne che uomini si muovevano a piedi scalzi o perlomeno usavano dei sandali specialmente di cuoio, anche realizzati da loro stessi. Indossavano tra il collo, i polsi e le caviglie degli oggetti semplici ed economici che li contraddistinguevano ai più insieme a gran parte del loro vestiario, collane, collanine, bracciali e cavigliere, giubbotti e pantaloni di jeansk bandane attorno alla fronte, fazzoletti, cappelli e berretti sul capo.

Hippies

Tornando invece al lato negativo di questi autentici assertori del “Flowers power”, quando si drogavano per andare alla ricerca del “Nirvana” usavano allucinogeni come la cannabis, la maiujuana, lSD, l’hashish e la canapa indiana, Il vero e proprio “atto di nascita” di questo singolare movimento che ha così segnata un’intera epoca, e la cui conoscenza è giunta sino a noi è datato grazie ad un grande raduno che si svolse nel gennaio del 1967 in quel della bella San Francisco, familiarmente conosciuta anche come: “Frisco” ed in quell'ambito iniziale vi presero parte almeno 20.000 giovani o poco più.

Gli “Hippies” appartenevano alla sinistra radicale americana, e furono dei veri e propri dissacratori dei valori morali, delle tradizioni e di quant’altro apparteneva alla borghesia di quel tempo ormai lontano, e basarono il proprio vivere con chiari e netti principi di “sregolatezza”. Sognavano un ritorno alla natura disdegnando l’eccessiva “gentrificazione” nei centri abitati. Erano totalmente sull’avviso di avere una disinibita libertà sessuale, e come si ripete, si drogavano con l’uso di stupefacenti di diversa natura ed azione. Insomma, se vogliamo esprimerci al meglio, gli stessi hanno lasciato un solco storico e di controcultura che non è stato dei migliori, anche se per fortuna molti di loro nella maturità ma anche un pò prima, si sono tolti questi panni per incunearsi nella società che fin d’allora avevano combattuto con una certa durezza e con tanta veemenza.

Hippies

A dire il vero, in questi nostri anni ormai arrivati oltre il duemila inteso come anno, in diversi luoghi od ancor meglio in ogni dove, ancora oggi esistono e convivono nelle loro sempiterne condizioni ma anche convinzioni di vita di questi “Figli dei Fiori”. Qui nella nostra penisola, in Sardegna ed in particolare in un’area nelle vicinanze di Santa Teresa di Gallura oppure in quella del toscanissimo Mugello, sono rimaste alcune persone, in questo come forse in altri casi, appena un gruppuscolo, composto perlopiù e comprensibilmente da persone non più giovani, il cui unico scopo e desiderio è quello di stare insieme ed uniti in una piccola comunità per restare in armonia tra di loro, ed a stretto contatto con la natura che è pur sempre Madre anche se l’uomo sta facendo di tutto per avviarla in un modo o nell’altro alla sua distruzione.

L’origine degli “Hippies” parte da giovani di chiara estrazione borghese che si sono ben presto ribellati a quel tipo di vita conformista, così ricca di attività sociali precluse ai più, ovvero alla cosiddetta: gente comune, ed i primi, come si comprende, grazie alle loro famiglie, trascorrevano il loro tempo da tra ozi, viaggi, favoritismi, e tant’altro, nuotando per così dire, tra tanti soldoni, e così di botto ci fu la forte reazione contraria, che pose le basi di questo movimento che è stato comunque guardato con sospetto e con profonda irritazione della gente sopra nominata, dalla stessa borghesia, dalle religioni e dai potenti di turno o da quelli definiti … “inossidabili” per via della loro fin troppa permanenza al potere.

Hippies

Bisogna dunque dire che la controcultura degli "Hippies" non è affatto morta, ma resiste in piccoli gruppi radunati qua e là, come abbiamo detto in Italia ed in tutto il mondo. Cari “Boomers” come il sottoscritto, i "Millennials”, quelli della “Generazione X”, della "Generazione Z", gli "Hipsters", la “Generazione Alpha”, i“Centennials”, ed altri ancora seminascosti, Non dimenticate la storia vera e la fenomenologia degli “hippies”.

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