Joan Lindsay - Sellerio 1967
Picnic a Hanging Rock
Sara Bernabei rilegge i capolavori di grandi autori
Pubblicato nel 1967 dalla scrittrice australiana Joan Lindsay ed edito in italiano da Sellerio, narra dei fatti accaduti nel giorno di San Valentino del 1900 durante un picnic alla montagna Hanging Rock.
I personaggi che fanno da sfondo a questa roccia suggestiva sono le studentesse dell’Appleyard College, un collegio per signorine altolocate.
Il 14 febbraio è un giorno alquanto speciale: in questo lieto giorno ognuna si scambia dei dolci bigliettini anonimi che richiamano piccoli gesti di amore quotidiano e, grazie a questa festività capitata durante l’estate australiana, le studentesse hanno avuto il permesso di andare in gita alle rocche di Hanging Rock a fare un picnic.
Le ragazze, che fremono all’idea di passare un’intera giornata in libertà senza
le restrizioni di Mrs Appleyard, la severa direttrice, sono accompagnate da
due insegnanti, Miss Greta McCraw, l’insegnante di matematica e
Mademoiselle Dianne de Poitiers, l’insegnante di francese e di ballo.
Sul calesse, tutte raggianti e felici, spiccano subito tre ragazze: Miranda, Marion
Quade e Irma Leopold definite “le allieve grandi”. Bellissime eppure così
misteriose, quasi eteree.
Arrivate alle pendici dell’Hanging Rock, si dilettano nella gustosa colazione tra
cui spicca una torta a forma di cuore, un omaggio a San Valentino.
Stanche del viaggio e stordite dal cibo, su di loro scende una sonnolenza e un senso di
straniamento che le fa addormentare una ad una.
Anche gli orologi smettono di funzionare, tutto diventa sbiadito, annebbiato,
confuso, quasi un sogno.
Del gruppo solo Miranda, Irma e Marion a cui poi si unisce Edith Horton, decidono di perlustrare la zona, promettendo di rimanere nelle vicinanze. Attraversando un ruscello, le ragazze intravedono quattro persone (personaggi che si dispiegheranno man mano nel romanzo) anche loro in gita alla roccia. Non si sa bene se le ragazze li vedano o meno, loro vanno avanti e cominciano ad addentrarsi nei dedali di Hanging Rock. Le ragazze procedono spedite come se fossero sotto ipnosi e, ad un certo punto, sui massi, si addormentano. Edith Horton, che aveva mangiato troppa torta, si sveglia e guardandosi intorno vede le altre tre ragazze che la sorpassano e vanno via. Invano tenterà di chiamare Miranda. Lei non la sente, è persa nei meandri della misteriosa roccia che quasi la chiama e scompare alla vista. Edith, impaurita, scenderà urlante dalla roccia, in preda a una crisi isterica.
All’appello mancano tre ragazze, Irma, Miranda e Marion a cui si aggiunge un'insegnante, la Signorina McCraw. Di loro, perse completamente le tracce. Solo una sarà ritrovata, la giovane ereditiera Irma Leopold che però a causa di una ferita cranica non sarà in grado di raccontare ciò che è successo veramente quel 14 febbraio del 1900.
Picnic a Hanging Rock è uno dei quei romanzi che fanno stare alzati fino alle
tre del mattino, gli occhi rossi e brucianti fissi sulle pagine, divorando parola
per parola.
Può essere definito un romanzo giallo con un pizzico di dramma storico che fa
da sfondo.
Lo stile è molto descrittivo tant’è che l’autrice tramite la scrittura vuole quasi
disegnare minuziosamente le scene che si prospettano davanti al lettore e
decide di utilizzare l’escamotage fittizio dell’articolo di giornale per addentrarsi
nel complesso labirinto che è Hanging Rock.
Ma il mistero è più grande di noi e permane fino alla fine e tutti i tentativi
effettuati dal lettore di dare un senso logico a ciò che è successo falliranno.
A poco a poco i personaggi si dispiegano e assumono forme e complessità da
un punto di vista psicologico (cosa che mi è piaciuta molto).
Forse proprio per questo accento psicologico mi ricorda un libro che lessi anni
fa, “Il giro di vite” di Henry James. Anche lì c’era il medesimo senso di occulto,
di detto e non detto. Un senso di straniamento, di oscuramento. Un enigma in
tutti i sensi.
In ultimo c’è anche il cosiddetto “diciottesimo capitolo” che è stato pubblicato
dopo la morte della scrittrice. Capitolo contraddittorio che però fornisce
almeno in parte una spiegazione all’enigma.
Di rappresentazioni cinematografiche ne abbiamo due: una per il grande
schermo, il film diretto da Peter Weir nel 1975 e la serie tv per il piccolo
schermo datata 2018 per la regia di Michael Rymer, Larysa Kondracki e
Amanda Brotchi.
Entrambi rendono onore al libro e sono particolari nel loro genere: Peter Weir
ha decisamente carpito al meglio il senso di mistero e straniamento delle
ragazze assonnate tant’è che incisiva è la colonna sonora la quale richiama al
senso onirico.
Non di meno è la serie tv, pressoché identica al libro tranne per qualche
differenza che però non guasta. La serie, grazie alla divisione in sei episodi, è
potuta andare bene a fondo nel carattere psicologico delle ragazze,
chiedendosi il perché della loro comportamento (premeditato?) così come
della direttrice, la Signora Appleyard di cui conosciamo pian piano l’oscuro
passato.
Nonostante avessi visto serie tv e film prima di leggere il libro posso dire di non essere stata di certo delusa dal libro che sicuramente merita di essere letto.