#337 - 7 ottobre 2023
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Ambiente

Eolico

Lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani

2 ottobre 2023

I crinali dell’Appennino toscano – come anche le colline della Maremma – rischiano di essere disseminati di impianti eolici di proporzioni gigantesche. Da alcune dichiarazioni comparse sulla stampa, emerge come la transizione energetica sia considerata da parte di chi governa la Regione Toscana una urgenza da un punto di vista esclusivamente tecnico, che quindi esclude ogni considerazione degli aspetti territoriali, sociali e culturali e che sottende, di fatto, una fuorviante distinzione tra ambiente e paesaggio. Da mesi associazioni, liberi cittadini e comitati hanno inviato al presidente della Regione Toscana richieste di incontro senza mai avere nessun tipo di risposta.

Firenze, 25 settembre 2023

L’Italia è stato il primo paese al mondo a porre in Costituzione, fra i principi fondamentali dello Stato, un articolo che recita: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. (Articolo 9 della Costituzione, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1947, n. 298, edizione straordinaria, come modificato dalla Legge Costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1)

Gentile Presidente Giani,

non Le sembra che il sacrificio del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità, in nome della “transizione energetica”, corrisponda piuttosto a un tradimento di questi valori costituzionali?
Da alcune dichiarazioni comparse sulla stampa, emerge come la transizione energetica sia considerata da parte di chi governa la Regione Toscana una urgenza da un punto di vista esclusivamente tecnico, che quindi esclude ogni considerazione degli aspetti territoriali, sociali e culturali e che sottende, di fatto, una fuorviante distinzione tra ambiente e paesaggio. Come se il paesaggio fosse solo uno sfondo di cartolina.

Eolico

Vogliamo qui ricordare e sottolineare, invece che frattura non c’è. Paesaggio è ambiente. Ambiente è biodiversità, ecosistemi, suolo. Da tutelare nell’insieme.
La Toscana, una delle regioni italiane più note al mondo, per il suo valore paesaggistico, storico, artistico, sta operando il suo compito di tutela? Questa è la domanda che Le vogliamo rivolgere.
I crinali dell’Appennino toscano – come anche le colline della Maremma – rischiano di essere disseminati di impianti eolici di proporzioni gigantesche (vedi monte Giogo di Villore e Valtiberina, quest’ultimi peraltro con importanti ripercussioni sulla confinante regione Emilia Romagna).
Autorizzando questi impianti, si opererebbe con lungimiranza? Che risposta si darebbe, domani, alle generazioni future, oggi, al mondo intero – che ci invidia le nostre straordinarie ricchezze e che condivide parte del nostro territorio come “patrimonio dell’umanità”?

L’Appennino, specialmente con i suoi vasti boschi e le sue ingenti risorse idriche, è dimora e generatore di quei servizi, definiti come «benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano» senza i quali la vita (anche quella delle città) non sarebbe possibile. Ed è un territorio instabile e fragilissimo! Ad alto rischio sismico e idrogeologico, come dimostrato nel mese di maggio, quando, a causa di pochi giorni di pioggia, si sono verificati smottamenti e frane di strade e di intere aree.

L’Europa chiede di puntare sulle fonti rinnovabili, ma la stessa Europa invita a considerare gli effetti cumulativi degli impianti eolici che sono fortemente impattanti perché, al di là dell’aspetto estetico pur importante e di altre ricadute negative sugli equilibri paesistico-territoriali, richiedono opere massicce e fortemente invasive per la realizzazione delle infrastrutture necessarie.

Eolico

Prendendo in esame i numerosi progetti per impianti eolici di taglia industriale (pale alte 180/200 metri) già autorizzati o ancora in fase di valutazione a livello regionale o ministeriale, è accertato, come descritto in osservazioni già pubblicate a firma di esperti, che nel territorio appenninico toscano (e in quello collinare maremmano) si verificherebbero, come già accaduto in altre aree italiane, danni non giustificabili quali:

  • perdita di biodiversità, che sarebbe compromessa mediante la banalizzazione delle componenti biotiche
  • criticità a carico del patrimonio floristico e forestale causa abbattimento di intere aree boschive con, a seguire, interventi estremamente impattanti per l’installazione delle piazzole, dei cavidotti, delle centraline e per la realizzazione di strade per consentire l’accesso di automezzi giganteschi fino in quota. E che andrebbero a sostituirsi a chilometri di sentieristica molto frequentata dal turismo lento tanto declamato nel Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di piano paesaggistico regionale/PIT-PPR del 2015
  • perdita di individui di specie animali protette, in particolare chirotteri ed uccelli
  • frammentazione degli habitat
  • illuminazione notturna (obbligatoria per la sicurezza dei voli aerei) di impatto su uccelli e chirotteri, ma anche sulle aree abitate
  • impatto acustico, fonte di enorme disturbo per tutte le specie, quella umana compresa
  • impatto sulla stabilità dei versanti e sull’assetto idrogeologico del territorio

Eolico

L’impatto di questi effetti cumulativi è quindi da considerarsi accettabile? Il sacrificio del paesaggio rurale storico e della sua fruizione dolce da parte del sopra ricordato turismo lento (con gravi danni per le aziende agrituristiche e per i tanti borghi locali che si sono faticosamente organizzati in funzione di quello) è davvero necessario? La risposta sensata dovrebbe essere: NO. Soprattutto se, sull’altro piatto della bilancia, si può ben intravedere una palese, enorme bolla speculativa a beneficio economico di pochi e a mero danno dei territori e delle persone che li vivono.

Gentile Presidente, Le vogliamo inoltre qui ricordare che ci sono norme in vigore in materia di individuazione delle “aree idonee” alla installazione di impianti ad energia rinnovabile. E la verità è che questi impianti eolici appenninici di grande taglia – come anche quelli previsti nelle colline maremmane – andrebbero invece a violare queste disposizioni poiché non solo la loro ubicazione non ricadrebbe in zone idonee, ma in diversi casi comporterebbe addirittura la violazione della fascia di rispetto dei 3 km dai beni tutelati e talora il superamento della quota dei 1200 metri slm, limite oltre il quale in Appennino si impone il vincolo di tutela previsto dalle norme sui beni culturali e paesaggistici.

Probabilmente quello che manca ancor prima di una transizione ecologica è una transizione mentale, cioè non riusciamo ancora a capire quanto sia centrale la risorsa suolo nell’equilibrio degli ecosistemi e nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici (Paolo Pileri, prof. di pianificazione territoriale e progettazione urbanistica, Politecnico di Milano intervista al GR3 di lunedì 28 agosto 2023 - ore 08:45).

Eolico

Gentile Presidente, confidando che queste parole di Pileri siano illuminanti e confidando che la Regione Toscana e lo Stato italiano vogliano davvero adempiere il compito di tutelare il territorio da qualsiasi attività predatoria e speculativa, Le chiediamo a gran voce che vengano adottate serie e lungimiranti politiche di gestione del territorio che evitino il più possibile il consumo di suolo, partendo dall’individuazione delle aree idonee per l’installazione degli impianti a fonti rinnovabili in conformità a quanto previsto dall’art. 20 del D. Lgs. 199 del 8/11/2021.

È da mesi che associazioni, liberi cittadini e comitati Le hanno inviato richieste di incontro senza mai avere nessun tipo di risposta. Confidiamo nel fatto che questo nostro appello trovi finalmente ascolto.

Cordialmente,

Associazioni, Comitati e Gruppi di liberi cittadini del Mugello, della Valtiberina e Valmarecchia e della Maremma

Eolico

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