In occasione del 4 ottobre festa del Santo
Francesco di Assisi
di Dante Fasciolo
Come è difficile scriverti, Francesco.
Il groviglio dei pensieri e le opere dei giorni
imprigionano gli uomini del nostro tempo,
e lo spazio loro riservato è distante e dissimile
dallo spazio che occupa la tua mente e il tuo cuore.
Il labirinto della vita, oggi, obbliga il transito
sui sentieri impervi dell’arrivismo,
della superbia, dell’affermazione sull’altro,
e nega l’uscita verso la verità
che germoglia nella semplicità della tua vita.
Perfetto è l’assioma che rovescia il detto.
In te, l’abito fa il monaco
e il tuo saio sdrucito e rattoppato
è lo specchio impietoso delle nostre coscienze
che annaspano nel pozzo dell’ignavia.
Barlumi di resipiscenza di tanto in tanto
stringono il nodo di sottile filo che ci lega ancora
alla natura e alla bellezza che ci circonda…
ma come è facile incrociare di nuovo
le inestricabili vie delle nostre aride città.
Non interpellano più i nostri sentimenti
gli uccelli che annunciano l’alba,
e ai quali tu parlavi e davi lezioni di bon ton;
e facile è schivare i poveri abbandonati sui selciati,
così simili al lebbroso che tu abbracciasti.
Come è difficile scriverti, Francesco,
e come lo è seguirti irrefrenabilmente,
anche quando il cuore accelera il suo battito
e sembra voler uscire dal corpo e ribellarsi,
per testimoniare te e il talento che hai impresso alla vita.