L'iniziativa del Diario di Conoscenda 2023 - Edizioni Conoscenza
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La poesia civile e religiosa della poetessa che amava Leopardi
Anna Andreevna Achmatova
"nelle minute vicende dei giorni tutto mutò di colpo”
Esponente di spicco del movimento letterario dell’acmeismo,
nacque a Odessa il 23 giugno 1889.
Il suo esordio nel mondo letterario avvenne con la pubblicazione di liriche di ispirazione amorosa (La sera, 1912; Il ro¬sario, 1914). Dopo le raccolte Lo stormo bianco (1917) e Anno domini MCMXXI (1922), in cui alla disillusione e al dolore ella alterna motivi di poesia civile e religiosa, si chiuse – negli anni Trenta – in un lungo periodo di silenzio, culminato con gli arresti da parte del regime stalinista del suo terzo marito e di suo figlio Lev. Quest’ultimo, condannato a morte, verrà poi graziato, seppure costretto a scontare la pena in un Gulag sovietico.
In attesa della sentenza definitiva, l’Achmatova, per diciassette mesi, si era recata – quasi tutte le mattine – presso il carcere delle Croci (Kresty) di Le¬ningrado per avere notizie del figlio. Riprenderà la sua attività poetica con la composizione del poema Requiem (1935-40) e delle raccolte Da sei libri (1940) e del Poema senza eroe (1942-62). Dopo il lungo ostracismo, cui era stata con¬dannata con l’accusa di “intimismo” e di scarso impe¬gno politico nella sua attività letteraria, i suoi versi tornarono a circolare in patria dopo la riabili¬tazione, avvenuta nel 1955.
Si spense a Domodèdovo, presso Mosca, il 5 marzo 1966. Sul suo co¬modino, accanto al corpo esanime, furono trovati i Canti di Giacomo Leopardi.
In memoria del 19 luglio 1914
Invecchiammo di cent’anni, e accadde
nel corso di un’ora sola:
la breve estate volgeva alla fine,
fumava il corpo delle piane arate.
Di colpo la quieta via si animò,
volò un pianto, col suo suono argenteo…
coprendo il volto, io supplicavo Dio
di annientarmi prima del primo scontro.
Dalla memoria, come un peso vano,
dileguò l’ombra di canti e passioni.
Già deserta, l’Altissimo le impose
di farsi libro orrendo che annuncia l’uragano.
1916 (Anna Andreevna Achmatova, La corsa del tempo.
Liriche e poemi, a cura di M. Colucci, Einaudi, 1992)
Il primo colpo di proiettile di lunga gittata a Leningrado
E nelle minute vicende dei giorni
tutto mutò di colpo.
Ma non era di città quel suono,
né suono di villaggio.
Al rombo di un tuono lontano,
somigliava in verità, come un fratello,
ma nel tuono c’è l’umida linfa
delle alte, fresche nubi,
e c’è il desiderio dei campi,
l’annuncio di allegri acquazzoni.
Questo era invece secco come l’inferno,
e l’udito turbato non voleva
credere – da come lui cresceva,
si dilava, e indifferente
portava la morte
del mio bambino.
1941 (Anna Andreevna Achmatova, L. Čukovskaja,
Incontri con Anna Achmatova 1938-1941, trad. di G. Moracci, Adelphi, 1990)
Ti hanno portato via all’alba…
Ti hanno portato via all’alba,
Io ti venivo dietro, come a un funerale,
Nella stanza buia i bambini piangevano,
Sull’altarino il cero sgocciolava.
Sulle tue labbra il freddo dell’icona,
Il sudore mortale sulla fronte… Non si scorda!
Come le mogli degli strelizzi, ululerò
Sotto le torri del Cremlino
1935 (Anna Andreevna Achmatova, Requiem,
in Poema senza eroe e altre poesie, trad. di C. Riccio, Einaudi, 1966)
Se mostrato t’avessero, burlona
E prediletta fra tutti gli amici,
Di Càrskoe Selò allegra peccatrice,
Quel che sarebbe della tua vita:
Startene, col pacco,
Trecentesima sotto le Croci,°°°
E con le tue lagrime cocenti
Sciogliere dell’anno nuovo il ghiaccio.
Là si dondola il pioppo del carcere,
E non un suono – ma quante
Incolpevoli vite vi hanno fine…
°°° Krestý, nome della prigione di Leningrado
(Anna Andreevna Achmatova, Requiem,
in Poema senza eroe e altre poesie, trad. di C. Riccio, Einaudi, 1966)