Quasi magico smartphone
La Prima Volta
di Guido Alberto Rossi
Nel corso degli anni tutti facciamo diverse esperienze e per ognuna ovviamente c’è una prima volta, in alcuni casi sono cose piacevolissime in altri meno e purtroppo per alcuni, la prima volta è anche l’ultima. Per un fotografo molte prime volte riguardano quando fotografano un soggetto etc. ma queste fanno parte del lavoro, un po' come per il meccanico che un giorno aggiusta la marmitta e domani il radiatore, se invece è la centralina bisogna andare dall’elettrauto.
In tutta la mia vita non ho mai fatto un viaggio senza almeno una macchina fotografica ed un paio di obiettivi.
Se il viaggio era per lavoro il carico era in base a dove andavo, se invece era un viaggetto di piacere, magari un lungo week end, il kit era ridotto al minimo, perché non si sa mai cosa posso vedere e voler fotografare.
Circa un mese fa, decidiamo (Laura ed io) di fare un giretto in Francia, una cosa comoda 4 giorni a Parigi, alloggiando in comodo albergo nel quartiere Latino, in modo d’avere quasi tutti musei a portata di piedi. Poi TGV fino a Saint Malo e da lì su per la Normandia in auto, con ritorno a Parigi via Rouen. Praticamente un giro comodo, da turisti sognanti di mangiare le sogliola atlantica che, purtroppo, abbiamo scoperto è estinta dai menù causa esorbitante costo di € 60,00 al kg al mercato.
La sera prima della partenza decido di non portare neanche mezza macchina fotografica, ho un magnifico telefonino di ultima generazione e quindi decido che sarà il solo mezzo fotografico al seguito. È la prima volta che parto senza una fotocamera, ho qualche dubbio, sento che mi manca qualcosa, Laura dice che mi pentirò, ma ormai ho deciso e poi sono curioso di provare, vedo in giro per Milano un sacco di asiatici che scattano come pazzi con i telefonini e voglio vivere l’esperienza del fotografo-turista.
Nel numero 303 di Papale-Papale avevo già scritto della protesi telefonica-fotografica, ma allora era il 2022 e mi divertivo a scattare delle foto ibride per gioco, inconsciamente era l’allenamento per il salto fatto in Francia. L’unica cosa che ancora mi rifiuto categoricamente è di farmi/ci i selfie.
Ovviamente appena arrivato a Parigi mi sentivo mezzo nudo, ma appena sono entrato al Musée D’Orsay la sensazione mi è passata e dopo i primi scatti ero felice come un bambino a Natale.
A Saint Malo, una sera rientrando in albergo, in un vicolo mi passa davanti una vecchia Citroen Avant, tiro immediatamente fuori il fototelefono, l’autista capisce le mie intenzioni e rallenta, scatto e voilà, guardo soddisfatto il risultato, foto perfetta, manca solo Jean Gabin.
Mentre i chilometri scorrono, visitiamo Mont Saint Michel, Honfleur, Etretat e io continuo a divertirmi e scattare, qualche volta faccio anche una telefonata e controllo le e-mail ed i WhatsApp, ma ormai la funzione foto è diventata la primaria. Non sto a cercare la luce migliore o deviare dal nostro itinerario e così Laura non deve subire il viaggio del fotografo, ma solo quello del turista che scatta cartoline ricordo, alcune mi piacciono tanto e le mando a colleghi, il solito CM mi risponde chiedendomi perché non le scatto anche in B/N, ma questa è una vecchia storia e poi non sono ancora così abile da usare tutte le funzioni che il mezzo offre.
Ormai a fine viaggio, mi diverto a scattare l’ultima foto al gate d’imbarco del volo. Scatta e riscatta, conto il tutto e sono ben 1.438 clic senza rumore, contro 15 telefonate tra fatte e ricevute.