#327 - 1 aprile 2023
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Fotografia

Un incontro fortuito - una lunga amicizia

Gina Lollobrigida

di Guido Alberto Rossi

Alle volte ci sono sogni che si confondono con la realtà e viceversa, questa storia è una di quelle situazioni dove la realtà sembrava un sogno anche perché non avrei mai immaginato di conoscere una star del cinema in carne e ossa, ma soprattutto non avrei mai pensato che una vera star mondiale, all’anagrafe Luigia Lollobrigida detta Gina fosse nella realtà una donna semplicissima e dal cuore enorme, con cui ebbi l’onore di aver un rapporto di lavoro tra colleghi fotografi, in questo caso tra titolare d’agenzia fotografica (io) e la fotografa (lei): Gina Lollobrigida numero di contratto di The Image Bank 318.

Gina Lollobrigida

Tutto ebbe inizio perché un bel giorno dell’anno 1979, per fare un favore ad un collega, andai a fotografare una sfilata di moda. Siccome era la mia prima volta andai con largo anticipo, visto che non avevo la più pallida idea di cosa e come scattare. Occupai una sedia nella prima fila (quelle riservate ai VIP ai bordi della passerella), non c’era ancora nessuno e così mi sedetti lì giusto il tempo di sistemare macchine, rullini ed obiettivi per poi andare ad appostarmi nella zona riservata ai fotografi a bordo passerella. Mentre sto armeggiando con la borsa delle macchine, arriva la legittima proprietaria della sedia riservata accanto a quella che ho occupato abusivamente: è Gina Lollobrigida. Mi sorride si siede e mi chiede se può guardare nella mia macchina con il teleobiettivo, ovviamente dico qualcosa come certamente e lei ci guarda dentro e mi racconta che fa anche la fotografa. Per essere sicuro che non era un sogno credo di essermi morsicato la lingua. Inizia così una conversazione tecnico scientifica sulla fotografia, continuo a non essere molto sicuro che sia la realtà e non un sogno, chiacchieriamo come due colleghi che si conoscono da anni e lei mi invita a darle del tu, sono sempre meno convinto che non sia un sogno in technicolor ma andiamo avanti a parlare di pellicole etc.

Io avevo appena firmato il contratto per diventare l’agente italiano della newyorkese The Image Bank, che all’epoca era la più importante agenzia fotografica di immagini stock e rappresentava i più importanti fotografi internazionali. Lo dico alla mia nuova amica Gina, (convinto che prima o poi mi sveglio e il sogno si spegne) e le do uno dei miei nuovi biglietti da visita ancora freschi di stampa. Lei si dimostra interessata e mi dà il suo numero di telefono. Sono sempre più incredulo, ma mi devo svegliare e mettermi a fotografare, ovviamente devo fare uno sforzo bestiale a concentrarmi per scattare delle foto passabili, anche perché il mio amico conta sul mio lavoro, mentre il mio cervello è altrove. (Per la cronaca, le foto della sfilata andarono bene, voto 6+) Lascio passare un paio di giorni e chiamo il numero con prefisso 06 che mi ha dato Gina, convinto che a rispondere sia un parrucchiere o una pizzeria; invece, risponde proprio lei al terzo o quarto squillo. Inizio a spiegare chi sono e lei che si ricordava benissimo taglia corto e mi dice che si è informata sull’agenzia e che l’idea di farne parte le piace. Perché non faccio un salto a Roma e ne parliamo meglio? Mi dà il suo indirizzo sull’Appia Antica. Finisco la telefonata, aspetto che a New York, per via del fuso orario, si sveglino e chiamo il presidente (gli americani amano chiamare chi comanda presidente, chi comanda meno vicepresidente e così via), gli racconto che la fotografa Gina Lollobrigida è interessata a darci le sue foto e che tra qualche giorno vado a Roma per parlarne meglio. Inutile dire che l’eccitazione in ufficio era al massimo, tutto il personale o meglio l’unica e anche mia prima collaboratrice Rosy Parma (mi ha sopportato per ben 37 anni) ovviamente era entusiasta.

Dopo qualche giorno arrivo alla villa di Gina, incominciamo subito a guardare le sue foto e le faccio vedere una copia del contratto dell’agenzia, mi sembra di riprendere il sogno del giorno della sfilata, perché Gina lo legge velocemente ma molto attentamente e dice che le va bene tutto e sprizza di gioia, stento a credere di essere sveglio e che sto davvero parlando con una diva vera nella sua casa vera in una città vera, non ho il potere di firmare perchè deve essere come minimo il vicepresidente. Rimaniamo che sento N.Y e ci aggiorniamo.
Alla prima cabina telefonica che incontro chiamo Rosy a Milano che attende notizie e le racconto come è andata. Appena possibile chiamo il presidente Stanley Kenney e gli dico che Gina è pronta a firmare il contratto, lui mi passa il vice Larry Fried, grande fotografo, con 50 copertine del settimanale Newsweek firmate, il quale mi dice di organizzare una cena che viene a Roma di persona per firmare il contratto. Detto fatto, chiamo Gina, lei entusiasta organizza la data in base ai suoi impegni e organizza brindisi e firma a casa sua e poi cena in una trattoria sull’ Appia Antica, dove va di solito.
Fu una serata straordinaria a dir poco, Gina ci raccontò di come aveva fatto a fotografare tanti personaggi celebri da Fidel Castro a Neil Armstrong. Tiriamo quasi le due del mattino, minuto più, minuto meno, con il proprietario della trattoria amico di Gina, anche lui al tavolo a bere gli ultimi bicchieri di Vermentino.
Rientro a Milano e devo anche pensare a come fare una serata per comunicare ai futuri clienti che siamo nati e vorremmo fare affari con loro. Mi viene un’idea azzardata: e se chiedo a Gina di fare lei l’ospite d’onore ? le telefono e a lei l’idea piace, non sto nella pelle e temo sempre di svegliarmi da un momento all’altro, ma organizzo una presentazione alla Terrazza Martini, con tanto di multivisione delle foto di Gina (per quelli giovani le multivisioni venivano fatte con le diapositive e con i proiettori, nel caso nostro ce n’erano una trentina).
Il caso vuole che in quei giorni c’era a Milano anche Ruggero Orlando, amico di Santi Visalli e mio con cui abbiamo diviso bistecche e whisky a N.Y, gli chiedo se vuol partecipare e così The Image Bank Italia viene presentata alla grande da due grandi persone. Arrivano da N.Y quelli che contano in Image Bank e alla fine andiamo tutti a cena da Gianni al Consolare, che ancora oggi quando vado lì a cena, mi ricorda quella serata, che in effetti non scorderò mai.

Non passa molto tempo che mi telefona una grossa agenzia pubblicitaria chiedendomi per un loro cliente giapponese, se la nostra fotografa Gina Lollobrigida sarebbe disposta a scattare una campagna per loro. Sento Gina e lei è super d’accordo e disponibile. I Giapponesi, che sono produttori di whisky, vorrebbero che Gina scattasse una foto di un’orchestra al gran completo davanti alla fontana di Villa D’Este a Tivolipoi ci pensano loro ad inserire la bottiglia in un riquadro. Organizzano tutto, la giornata è perfetta e Gina scatta tanto, perché con tanti orchestrali, sicuramente qualcuno chiude gli occhi nel momento dello scatto. Alla fine, le si avvicina un distinto signore giapponese che era con l’agenzia pubblicitaria e chiede se può farle una foto, Gina acconsente e si mette in posa con tanto di macchina fotografica, lui scatta, ringrazia e saluta.
Passano alcuni mesi e mi telefona Gina che era appena tornata da Tokyo e tutta allegra, mi racconta che i giapponesi ci hanno fregato: hanno pagato lei con la tariffa fotografica quando invece hanno usato la foto dell’orchestra in piccolo e il suo ritratto, scattato dal distinto signore a tutto manifesto, facendola diventare una testimonial del whisky.
Non era affatto arrabbiata era divertita di come ci avevano messo nel sacco. Questa era lei un’indimenticabile grande star a 360°

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