Peso teleobiettivi, rullini e...controllori rigorosi
Bagaglio, raggi x e .... sospettabili divieti
Aeroporti
di Guido Alberto Rossi
Ci sono due cose che penso tutti i popoli del mondo odiano.
Sono: gli aeroporti e i ritardi nei pagamenti da ricevere e purtroppo dobbiamo subire entrambi.
Per i fotografi però l’odio verso questi due è forse maggiore; perché un fotografo viaggia molto e con tanto bagaglio e quindi è costretto a passare molte ore a vagare per i corridoi dei vari terminal carico come un mulo; mentre per i pagamenti è alla totale mercé di perfidi impiegati che con mille scuse non lo pagano mai e purtroppo non c’è una legge che permetta di dare delle martellate in testa a queste brave persone.
L’avventura per il fotografo viaggiatore inizia con il problema del trasporto dell’attrezzatura infatti, la borsa delle macchine fotografiche se va bene pesa una decina di chili e se si hanno al seguito grossi teleobiettivi il peso ed il volume aumenta e così aumenta il problema del trasporto.
Ovviamente vogliamo viaggiare con le nostre amate macchine in cabina e metterle con tanto amore nelle cappelliere, perché spedirle in stiva crea due tipi di ansia: che vengano rubate, perse o distrutte o che semplicemente finiscano a New York mentre invece tu sei sul volo per Olbia e appena arrivi devi iniziare a scattare.
Ovviamente la soluzione migliore è compattare al massimo quello che devi portare, ma se, per esempio, devi andare a fare un servizio in Africa e devi fotografare anche gli animali in genere hai una borsa con: tre corpi macchina, un paio di grand’angoli, uno zoom medio, e almeno due grossi teleobiettivi da 5/7 kg. l’uno, aggiungiamo schede, hard disc, computer cavi e cavetti e immedesimatevi davanti alla bionda del check-in.
Una volta a Londra l’avevo fatta franca al bancone partenze ma sono stato placcato all’imbarco. Avevo, oltre alla borsa delle macchine che era delle dimensioni giuste ma ovviamente fuori peso massimo, in spalla con nonchalance portavo un tele da 600 mm.; andò tutto bene fino al gate, dove una gentile e bella ma intransigente hostess di terra non voleva saperne di farmi salire con il teleobiettivo perché come è noto è consentito un solo bagaglio a mano e la regola vale per tutti (fotografi compresi).
Ero ormai pronto a comprare un secondo biglietto per il tele, in modo che viaggiasse comodo e sicuro nel sedile a fianco al mio, (era successo anche a Mick Jagger, prima che comprasse il suo jet) quando fortunatamente venni salvato in extremis dal comandante che, oltre a pilotare per vivere, era un fotografo per diletto e aveva capito la situazione e si è offerto di portarlo lui e trattarlo con amore.
Un’ altra soluzione è quella di mettere tutta l’attrezzatura in quelle grosse casse di polimeri super imbottite e a prova d’acqua, metterci due grossi lucchetti, assicurare il tutto e mandarle come bagaglio in stiva. Questo sistema ha però tre grandi svantaggi: il costo dell’extra peso, visto che il baulotto alla fine pesa una trentina di chili, il costo dell’assicurazione e l’ansia che sia caricato sul tuo stesso aereo, pensiero che ti fa viaggiare con un tarlo nel cervello per tutta la durata del volo.
Anni fa, quando si viaggiava anche con i rullini al seguito, c’era sempre la preoccupazione dei controlli con i raggi X: se gli scanner fossero stati mal tarati avrebbero rovinato le pellicole e purtroppo te ne saresti accorto solo a lavoro fatto e dopo lo sviluppo. Visto che portavamo diverse centinaia di rullini ovviamente in una borsa a parte (allora si potevano anche portare due bagagli a mano) il sistema migliore era scartarli tutti metterli in sacchetti di plastica trasparenti e al controllo di polizia chiedere con le buone maniere l’ispezione a mano. Era anche consigliabile mettere qualche rullino da 1000 ASA in modo che alla solita affermazione dell’agente di servizio che il loro scanner era super sicuro, tu potevi ribattere: sì certamente, ma non per questo tipo di pellicole speciali.
In tanti anni di viaggi e controlli rullinanti ho trovato solo una grossa poliziotta texana all’aeroporto di Dallas che non ne ha voluto sapere di guardarli e mi ha anche minacciato che se avessi insistito con la mia richiesta mi avrebbe mandato a Guantanamo con tanto di tuta arancione. Fortunatamente lo scanner era perfetto. Invece mi è capitato un paio di volte in Africa che il primitivo scanner era spento o rotto, ma il poliziotto faceva finta che funzionasse assicurando che il suo marchingegno non aveva mai danneggiato le pellicole ma che comunque alcuni dollari lo avrebbero aiutato a controllare a mano.
Poi ci sono i lunghissimi corridoi che portano dal gate all’uscita o peggio da gate a gate e sono un altro buon motivo per odiare gli aeroporti, specialmente quando devi andare dal gate 5 al 101 con la pesante borsa e obiettivi, può andar peggio solo se hai bambini piccoli e strillanti al seguito.