Un lungo exursus artistico
a cavallo di più continenti
Omar Olano
Interpretazione pittorica tra classicismo e simbolismo
Le 12 tele dì Omar Olano esposte all'Auditorium del Duomo di Firenze rappresentano l'acmen della piena maturità nell'Oeuvre di uno splendito septuagenario, a mezzo secolo dalla prima mostra a Montevideo nel 1968.
L'artista uruguaiano - scrive Antonio E.M. Giordano - infatti in questa serie esprime nel suo stile caleidoscopico - di primo acchito apparentemente iperealisticoper la precisione nell'analisi lenticolare dei particolari e dei dettagli ma profondamente simbolico e metaforico - una summa delle proprie passioni, emozioni, incontri, riflessioni non chè enigmatiche e oniriche visioni.
Protagonista ubiqua nei suoi personaggi interiori è l'acqua, un rassicurante e cosmico liquido amniotico, una memoria degli ampli fiumi e delle lagune che bagnao i luoghi dell'infanzia dell'autore, ubicati al confine con il Brasile. La passione per l'esoterismo, allusa nel poliedro mutuato dalla Melancholia Dureriana, non è disgiunta da quella per il mondo classico e in primis ellenistico.
Tragiche, metafisiche sono i celebrerrimi gruppi scultorei dei Galati già nei donari vortivi del sovrano di Pergamo Attali I, e noti da copie romane: suicida e uxoricida (Palazzo Altemps), morente (Musei Capitolini), soccombente (Museo Archeologico di Venezia).
Dirupe rovine di templi ionici microasiatici, gradini dal simbolismo ternario allusivo ad ascese spirituali, gigantomachie dell'Ara di Pegamo, un alto Faro, l'Omphalos e l'Ouroboros dalla simbolica ciclicità temporale, una ieratica Pizia, scogli dalle ombre antropomorfe degni di Bocklin e Tanguy costellano l'enigmatica atmosfera sapienzale.
Paesaggi attraversati da cavalli al galoppo, biografiche memorie d'infanzia e nostralgie di vitale e ormai perduta libertà dinamica.