Arte della bugia
di Guido Alberto Rossi
La settimana scorsa eravamo a cena con Charlie Mike e la sua compagna Sierra e come capita sempre tra fotografi, si parla di lavoro. Charlie mi raccontava che aveva appena scattato una foto per una campagna pubblicitaria, con uno dei nostri grandi chef, per un’importante industria alimentare mentre il compenso è stato ridicolo e non degno di nota.
Perché l’art buyer dell’agenzia pubblicitaria in questione gli aveva detto che non avevano budget, ma visto che non avevano mai lavorato insieme era un’occasione fantastica per iniziare a lavorare e che in futuro avrebbero fatto grandi cose. Ma era una bugia.
Tutto il mondo racconta bugie, per tutti il fine è sempre lo stesso, tirare acqua al proprio mulino in un modo o nell’altro e se poi l’acqua la tira un altro e non faccio fatica e ne ho un vantaggio, tanto meglio. In una ipotetica classifica dei bugiardi, metterei a primo posto i politici, indipendentemente dal paese, al secondo posto gli o le art buyer di tutto il mondo, quando si relazionano con i fotografi.
Il terzo posto va alla contabilità fornitori che tra le tante bugie ne ha una doc: non abbiamo ricevuto la fattura!
Perché i politici e le contabilità fornitori mentono non serve spiegarlo, mentre forse non tutti conoscono le bugie e menzogne dei secondi classificati e quindi ve le racconto: attenzione tutto quello che racconto è avvenuto sulla mia pelle e non per sentito dire. Il primo passo tra fotografo e agenzia è bussare e passare dall’art buyer, (nelle redazioni, dalla segretaria di redazione) che sono il filtro catalitico prima dell’irraggiungibile art director.
Fino a qualche anno fa si prendeva appuntamento ci si presentava al meglio con il book dei lavori fatti e con le immagini sperimentali migliori, si parlava del più e del meno cercando di essere simpatici e affidabili anche quando ti trovavi davanti ad un odioso/a che tutto avresti voluto fargli anziché sorridergli. Oggi questo rapporto umano è ulteriormente filtrato dalla mail, con l’unico vantaggio che puoi anche mandare il book virtuale in mutande e non sei costretto a essere carino e gentile. In ambedue i casi il fotografo non ha mai la certezza che il suo lavoro finisca sulla scrivania giusta.
Ai tempi del book reale da parte dei fotografi esisteva un piccolo trucco per essere certi che qualcuno guardasse o almeno aprisse il plico, era un trucco imparato dai film di James Bond, consisteva nell’incollare di traverso all’apertura del book un lungo capello; quando l’art buyer ti restituiva il malloppo dicendo che l’AD l’aveva visto, se il capello era ancora integro ti accorgevi subito della vera verità.
Non conosco come si possa fare con la mail, ma se qualcuno lo sapesse, gli sarei grato se me lo spiegasse.
Un'altra famosa bugia universale è la richiesta di un super sconto al primo lavoro, che è proprio quello che è successo a Charlie, con la storiella che: perché è il primo lavoro, poi ce ne saranno altri dove potrai rifarti. In genere l’avventura finisce con il primo e ultimo lavoro super scontato, poi sarà la volta del prossimo che arriva.
Ma la mamma di tutte le bugie è la richiesta del preventivo materasso. Consiste che sempre il/la diabolica art buyer ti richieda finalmente un preventivo e tu oltre a sperare t’illudi che finalmente lavorerai con lui/lei e invece cadi nel trappolone e perdi solo tempo. Avviene in questa sequenza:
Fase 1 - telefonata stranamente gentile e simpatica, che precede mail, dove ti dicono che forse è arrivato il momento di lavorare insieme.
Fase 2 - arriva la mail con tutte le specifiche per poter costruire e mandare il giusto preventivo.
Fase 3 - ora sei il preventivo materasso. In genere i preventivi che vengono presentati al cliente finale sono quasi sempre tre diversi, il terzo preventivo che viene richiesto al più grande fotografo internazionale dello specifico settore, che in genere è anche molto caro, è chiamato il preventivo civetta. Non serve a niente, ma così l’agenzia si copre il lato C, dimostrando al cliente la sua internazionalità e se poi il cliente non lo vuole, la bella figura l’hanno fatta comunque.
Fase 4- il cliente insieme all’account decide senza indugi per uno che non sei tu.
Fase 5- mail dall’ art buyer che ti dice che lei è desolata ma il cliente ha scelto diversamente e lei pur avendo fatto il possibile…. Bla bla bla.
Fase 6- tu non capisci e ci rimani male. Ma la vera storia sta nel fatto che l’agenzia aveva già deciso chi doveva fare il lavoro, aveva già anche concordato il prezzo, magari l’aveva ottenuto con la famosa bugia del primo lavoro.
Il tuo era il preventivo materasso ed era sbagliato fin dalla prima cifra. I magnifici bugiardi ti avevano chiesto diverse cose che ben sapevano che non servivano fin dall’inizio, ma che ovviamente richiedendotele avrebbero fatto salire il costo finale. Ovviamente il cliente sceglie quello meno caro. Così con una serie di bugie l’agenzia fa fare il lavoro al fotografo già deciso a priori a tavolino. Ma non c’è da preoccuparsi succederà ancora.