Un gioco al nascondino con le quattro stagioni
Sole pioggia nebbia neve
amici nemici
Meteo
di Guido Alberto Rossi
Per un fotografo la cosa più importante dopo la macchina fotografica è la luce, ma la luce in esterni dipende dal sole e dal cielo, quindi il meteo, anche se gli svizzeri ticinesi alla radio e alla TV lo chiamano la meteo, al femminile.
Le previsioni meteo per un fotografo in viaggio sono quasi un’ossessione, forse senza il quasi. Se sei a Berlino o Londra un po' di pioggia non è un grosso problema anzi è quasi la regola, nonostante il riscaldamento globale. Ma se sei a fotografare le piramidi e piove è un problema, perché la piramide di Cheope bagnata è quasi impossibile da vendere, mentre una capitale del Nord Europa bagnata se fotografata bene la pubblicano, certamente è più complicato, richiede un lavoro maggiore per trovare la situazione giusta e bagnata.
Un tempo c’erano le quattro stagioni, potevi quasi programmare un viaggio in base ai giorni ventuno dei quattro mesi canonici.
Negli ultimi anni il meteo in giro per il mondo fa un po' le bizze e i giorni d’inizio e fine delle stagioni sono solo un numero.
Ultimamente è capitato di avere un sole splendente a novembre ad Amburgo e una pioggia bestiale durata tre giorni di fila in luglio nel Masai Mara, che dovrebbe essere uno dei mesi della stagione secca kenyota.
Quindi ultimamente si viaggia un po' contando più sulla fortuna che sul calendario delle stagioni secche o monsoniche.
Le previsioni meteorologiche in qualunque parte del globo sono diventate abbastanza affidabili tanto è vero, se ci avete fatto caso, che da qualche anno al meteo della RAI arriva puntualmente anche la temperatura di Reggio Calabria. Sono precise anche per una settimana, quindi se devi fare un servizio in esterni puoi contarci con maggior fiducia che non la data del pagamento alla scadenza della tua fattura da parte del cliente.
Ma se da una parte una giornata di pioggia torrenziale durante un avvenimento sportivo è una grossa seccatura perché ti bagni tutto e passi quasi più tempo ad asciugare gli obiettivi che non a guardare nel mirino, per contro può capitare di fare una foto curiosa, come mi è capitato a Montecarlo nel 1970, quando all’ultimo giro delle prove qualcuno diede un ombrello a Jack Brabham e lui lo usò per fare le ultime curve ed io ero ancora lì a fotografare, ben bagnato.
Questa foto fece il giro del mondo e fu pubblicata da moltissime riviste.
La neve invece funziona sempre, forse perché viene considerata da tutti romantica (escluso chi la deve spalare) e quindi quasi ogni soggetto innevato è facilmente vendibile nella stagione giusta e può anche servire negli anni quando nevica poco e molti giornali ricordano le nevicate degli anni passati ed usano quindi una vecchia foto d’archivio.
Molte foto innevate di grandi maestri della fotografia sono diventate delle icone della foto fine art.
Bellissime sono le situazioni che capitano il primo giorno di sole dopo la nevicata, se si riescono a coglierle e a fotografarle quasi sicuramente diventano delle belle immagini.
Anche la nebbia ha il suo fascino attraverso l’obiettivo e molti paesaggi con un po' di luce giusta e quel tanto di nebbia che serve, si trasformano in belle foto.
A Venezia con la nebbia si potrebbe mandare in giro anche un robot dotato di macchina fotografica per avere delle grandi foto.
La nebbia poi ha il vantaggio che va bene in tutte le stagioni ed in tutte le zone, sia nelle città che nella natura, un bosco od un lago nebbioso diventano romantici, una barca in mare nella nebbia è mistero e ti evoca l’olandese volante, poi ci sono le figure umane che fanno sempre un certo effetto e un po' d’inquietudine, specialmente se sono in quattro o cinque, grandi e grosse e vengono verso di te solitario che hai una bella macchina fotografica e un bel orologio al polso e non sei cintura nera di karate.
Se siete alle Maldive o ai Caraibi e piove non fotografate le spiagge con le palme, concentratevi sul bar e sul buffet.