#315 - 1 ottobre 2022
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Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Martha Mansfield

Diari di Cineclub n°65, X 2018

Di

Virgilio Zanolla

Martha MansfieldMartha Mansfield

Nel - purtroppo - ampio registro delle morti stupide, di cui abbiamo già fornito qualche esempio in questa rubrica, si annovera un caso decisamente inconsueto, che per il modo imprevisto in cui si verificò ha qualche similarità con la tragica fine della celebre danzatrice Isadora Duncan, avvenuta a Nizza nel 1927: quello di Martha Mansfield, un’attrice di tutto rispetto, stranamente ricordata più per la singolarità della sua morte che per gl’indubbi meriti professionali; la sua figura merita perciò d’essere conosciuta meglio.

Martha MansfieldMartha Mansfield

Martha Ehrlich (cognome poi americanizzato in Early) - questo il suo nome ‘al secolo’ - era nata a New York il 14 luglio 1899, da Maurice e da Harriett Gibson; il padre era originario della Pennsylvania, la madre, un’immigrata irlandese giunta negli States nel 1885, proveniva dalla cittadina di Mansfield, nell’Ohio, dalla quale poi la figlia trasse il nome d’arte. Sei anni dopo la nascita di Martha vide la luce sua sorella Edith.
Quando Martha aveva appena tredici anni suo padre abbandonò la famiglia. Proprio in quell’estate del 1912, ella fu presa dalla febbre della recitazione visitando a Mansfield la nonna materna, la signora D. H. Gibson, allorché ebbe occasione di prendere parte ad una rappresentazione teatrale semidilettantesca del Romeo and Juliet di Shakespeare, vestendo i panni del protagonista maschile, Romeo.

Martha Mansfield

Pochi mesi dopo, ormai decisa a diventare un’attrice, riuscì a ottenere una parte (ancora un ruolo maschile) nello spettacolo di Broadway Little Woman, la cui principale interprete era Alice Brady. Grazie alla sua precoce avvenenza - era bionda, aveva grandi occhi grigi, un bel profilo e un fisico procace -, presto riuscì a lavorare come modella, prestando le sue fattezze (anche per alcuni splendidi nudi) all’obiettivo del grande fotografo Alfred Cheney Johnson e a matite e pennelli del noto illustratore Harrison Fisher, la cui sapienza decorativa dette fama - tra le molte - anche a Dorothy Gibson, Clara Bow e Olive Thomas; grazie ad essi in breve tempo Martha divenne un soggetto piuttosto popolare nei magazines di moda e spettacolo.
In attesa di affermarsi come attrice di prosa, Martha iniziò a prodursi anche come ballerina, danzando al Winter Garden, al New Amsterdam e al Globe, in musical quali Hop O’My Thumb (’13), The Century Girl (’16) e On Whit the Dance (’17), e apparendo più tardi nelle riviste di Florence Ziegfeld Follies (’18) e Midnight Frolics (’19).

Martha Mansfield

Intanto, si era accostata anche al cinema: era successo che nel ’17, l’attrice Hazel Dawn, chiamata dagli Essanay Studios di Chicago a interpretare tre cortometraggi accanto al grande comico francese Max Linder, al suo debutto in terra americana, essendo indisponibile aveva fatto ai produttori il nome di Martha: la quale, contattata, accettò l’offerta firmando un contratto di sei mesi per uno stipendio di 250 dollari a settimana. In Max Comes Across, Max Want a Divorce e Max in a Taxi, diretti dallo stesso Linder, ella si trovò a meraviglia con lui, tanto che i due strinsero amicizia; e quando questi tornò in Francia, lei riprese a lavorare in teatro. Ma col cinema ormai il ghiaccio era rotto, sicché per la York Metro Corporation nel ’18 Martha interpretò il ruolo di Muriel Latham in Broadway Bill, accanto ad Harold Lockwood: un dramma romantico scritto e diretto da Fred J. Balshofer, che ottenne un buon riscontro. Dopodiché, ella firmò un nuovo contratto, stavolta con la Famous Player-Lasky, per la quale lavorò in vari cortometraggi, ciò che tuttavia non le impedì di recitare anche per altre case di produzione, come la Pyramid Pictures, la Paramount, la Fox, la Film Specials, con ruoli a volte di spalla, altre di coprotagonista. Quell’anno stesso, apparve in The Spoiled Girl di Jack Eaton, con James Montgomery Flagg; nel ’19 in The Hand Invisible di Harry O. Hoyt, con Montagu Love, in The Perfect Lover di Ralph Ince, con Eugene O’Brien, Mary Boland e Marguerite Cortout, in Deve perdonare un marito? (Should a Husband Forgive?) di Raoul Walsh, con Miriam Cooper ed Eric Mayne; nel ’20 in A Social Sleuth (regista non specificato), con Johnny Dooley e Gilda Gray; e in Mothers of Men di Edward José con Claire Whitney e Lumsden Hare.

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Il film che la impose fu Dr. Jekyll and Mr. Hyde di John Stuart Robertson (’20), accanto al grande John Barrymore: che fu anche uno dei primi lungometraggi da lei interpretati; dove nel ruolo dell’ingenua fidanzata di Jeckyll, Millicent Carew (parte dapprima offerta alla grande attrice drammatica Tallulah Bankhead, che ebbe la leggerezza di rifiutarla) seppe mostrare notevoli doti espressive e guadagnò larga popolarità agli occhi del pubblico, tanto da venire inclusa nel Who’s Who on the Screen, il libro che riportava notizie di tutte le celebrità dello schermo. In quel periodo si parlò anche di un suo ipotetico marito, del quale tuttavia non si seppe mai nulla di preciso.
Dopo la lavorazione di Women Men Love di Samuel R. Bradley, con William Desmond e Marguerite Marsh (film che girato negli studios Talmadge di New York uscì soltanto nel ’21), ormai definitivamente orientata verso il cinema, Martha si trasferì nella West Coast, nell’appena sorta Hollywood. Il suo primo film girato lì, dov’ebbe il ruolo della protagonista, fu Civilian Clothes di Hugh Ford (’20), accanto a Thomas Meighan: una gradevole commedia basata su uno scambio di coppie, alcune scene della quale vennero girate all’Avana. Seguì, ancora nel ’20, per la Selznick Picture Corporations, con la quale firmò un contratto, il poliziesco The Wonderful Chanche di George Archaimbaud, con Eugene O’Brien e Rudolph Valentino al suo ultimo ruolo da vilain prima de I quattro cavalieri dell’Apocalisse, il film che l’avrebbe lanciato nella leggenda.

Martha Mansfield

Nel ’21 Martha lavorò in His Brother’s Keeper di Wilfrid North, con Albert I. Barrett, un thriller basato sull’ipnotismo, in Gilded Lies di William P. S. Earle, ancora con O’Brien, nel melodrammatico The Last Door di Earle, con Ralph Ince e O’Brien, e in A Man of Stone di Archaimbaud, con Conway Tearle e Betty Stowe, storia di un uomo diviso tra due donne, la moglie Lady Mary Fortescue (appunto lei) e l’araba Laila. Nel ’22 fu la protagonista nel dramma Queen of the Moulin Rouge di Ray C. Smallwood, con Joseph Striker e Harry Harmon, singolare storia d’amore tra un violinista e la ballerina del notissimo cabaret parigino, e apparve nella commedia romantica Till We Meet Again di William Christy Cabanne, con Mae Marsh e Walter Miller.
Il 1923, anno fatale per Martha, vide l’attrice impegnata in ben nove film, dove confermò il suo talento e la sua versatilità. Si comincia con Is Money Everything? di Glen Lyons, commedia con Norman Kerry e Miriam Cooper, e si prosegue con The Woman in Chains di William P. Burt, un dramma criminoso con Edward Kline Lincoln e Jean Acker; con Youthful Cheaters di Frank Tuttle, accanto a Glenn Hunter e William Calhoun: altro dramma, girato per gran parte a New York; con Little Red School House di John G. Adolfi, con Lincoln, Sheldon Lewis ed Harlan Knight; con Fog Bound di Irvin Willat, con Dorothy Dalton, David Powell e Maurice Costello, una storia a forti tinte di passioni contrastate. The Silent Command fu il primo film interpretato da Martha per la Fox Corporation, dopo la stipula di un contratto con questa casa di produzione, che nutriva progetti molto ambiziosi. Diretto da J. Gordon Edwards e prodotto dalla Fox accanto alla Marina Militare statunitense, con tra gli altri interpreti Edmund Lowe e Bela Lugosi al suo primo impegno hollywodiano, era un’opera di propaganda finalizzata ad acquisire finanziamenti dal governo per il rinnovamento della flotta; nondimeno, in esso l’attrice fornì un ulteriore saggio delle sue notevoli qualità interpretative. Ad esso seguirono la commedia Potash and Perlmutter di Clarence G. Badger, con Ben Lyon e Vera Gordon, che ottenne grande successo, e il giallo The Leavenworth Case di Charles Giblyn, con Seena Owen e Wilfred Lytell.

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Per il film successivo, The Warrens of Virginia di Elmer Clifton (remake di una pellicola di Cecil B. De Mille girata nel 1915, con Blanche Sweet, James Neill e Mildred Harris, tratta a sua volta da un dramma di William C. De Mille, fratello di Cecil, rappresentato con straordinario successo a Broadway nel 1907 con tra gli interpreti lo stesso Cecil e una giovanissima Mary Pickford), ambientato durante la guerra di secessione, la Fox non badò a spese: gli esterni vennero girati in gran parte a San Antonio, in Texas, con gran profusione di mezzi, figuranti, armi, cavalli, uniformi e sontuosi costumi. L’intento era sia di fare dell’opera una sorta di nuova Nascita di una nazione, sia di promuovere Martha, protagonista col nome di Agatha Warren, al ruolo di star; gli altri interpreti erano Robert Andrews, Lytell, Rosemary Hill, George Backus, Frank Andrews, Wilbur J. Fox e J. Barney Sherry.
Successe però che il 29 novembre, al termine di una scena girata al Brackenridge Park, mentre Martha si rilassava seduta a bordo di un’auto, un mozzicone di sigaretta gettato inavvertitamente da qualcuno propagò subito il fuoco alla gonna del suo complesso abito ottocentesco, con tanto di casacca e volant. Cercando invano di liberarsene, lei saltò giù dall’auto; con grande presenza di spirito l’attore Wilfred Lytell le gettò addosso il suo pesante soprabito, salvandole dalle fiamme la faccia e il collo, e col coraggioso autista si bruciò le mani nel tentativo si sfilarle il vestito; ma quando si riuscì finalmente a spegnere l’incendio Martha versava in gravi condizioni, con ustioni che ricoprivano il sessanta per cento del suo corpo. Venne subito trasportata nell’ospedale di San Antonio, dove le furono riscontrati «bruciori in tutte le estremità, tossiemia generale e soppressione delle urine»; ciò nonostante, i medici si dichiararono ottimisti, al punto da indurre la casa di produzione a stilare un comunicato eccessivamente lusinghiero, che riferiva come la Mansfield sarebbe presto tornata sul set; e, fatto incredibile, sotto stretto controllo medico, l’attrice venne incoscientemente riportata nella sua camera d’albergo. Ma la sventurata ragazza morì la mattina dopo alle 11.50, all’età di appena ventiquattro anni, quattro mesi e quindici giorni.

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La sua morte destò enorme impressione e grande partecipazione. Accompagnata dall’attore Phillip Shorey, la salma di Martha venne trasportata nella sua casa di New York, e dopo le esequie - alle quali presenziarono, tra i molti, i colleghi John Barrymore, Gloria Swanson, Betty Compton e Anita Stewart, mentre la bara fu portata a spalle dal regista Edmond Goulding e dai produttori David Selznick e Samuel Goldwyn - venne inumata nel Woodlawn Cemetery del Bronx. Non si riuscì a stabilire chi aveva incautamente gettato il fatale mozzicone di sigaretta nell’auto: qualcuno sostenne che ad accendere la stessa era stata proprio Martha, nervosa; sua madre respinse tale ipotesi asserendo che la figlia non fumava, ma la sua affermazione non convinse tutti. The Warrens of Virginia uscì nelle sale solo alla fine del 1924: il regista decise di rigirare buona parte delle scene spostando l’infatuazione del protagonista da Agatha alla sorella Betty: in tal modo l’attrice Rosemary Hill venne promossa a protagonista della pellicola. Purtroppo, di questo film oggi restano solo alcuni disorganici spezzoni.

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