Alla ricerca del campo capace di soddisfare la passione
Cambio soggetto
di Guido Alberto Rossi
Molti fotografi percorrono tutta la loro carriera specializzandosi in un solo soggetto o tema, che sia: sport, stilllife, moda etc. e scattano solo ed esclusivamente quello, raramente ho visto delle foto di sport scattate da un fotografo di moda o viceversa. Certamente non è una questione di abilità, è perché al professionista specializzato, professionalmente non interessano altri soggetti.
Ci sonno stati casi in cui un grande brand ha voluto utilizzare un fotografo di nome che però scattava tutt’altro per fotografare i loro prodotti, il risultato finale è stato un costoso disastro.
La scelta del “ramo d’azienda” per cosi dire, un fotografo la fa principalmente per le sue passioni o i suoi amori, se non ami quello che fotografi, non potrai mai dare il meglio, semplicemente perché non ci metti il cuore e quindi diventa solo un bieco scatto, paragonabile a piantare un chiodo nel muro, lo puoi fare alla perfezione, ma non ti da emozioni, non ho mai sentito nessuno essere fiero e raccontare (Alessandra a parte) come è stato interessante martellare un chiodo.
Ovviamente prima o poi tutti abbiamo fatto qualche scatto o reportage che non era proprio di nostro gradimento, possiamo averlo fatto per mille ragioni, nel mio caso erano: le bollette da pagare e in fondo in fondo la curiosità di qualcosa che non avevo mai fotografato prima e quindi m’interessava provarci.
Guardando indietro negli anni, penso che le mie foto scattate principalmente per la cassa, siano stati i ritratti dei vari personaggi che ho fotografato per questa o quella rivista, perché francamente non ci trovavo niente di interessante ad organizzare lo scatto, con i vari addetti stampa, segretaria A e segretaria B, montare il set di flash e altro, fare le Polaroid di prova (cosa d’altri tempi), aspettare anche ore e poi avere il VIP a disposizione per forse cinque minuti, scattare 15 fotogrammi e sperare, facendo tutti i riti scaramantici, che almeno in un click fosse buono, comunque anche se il personaggio avesse avuto mezz’ora o mezza giornata, la situazione espressione, intendo quella facciale, che ovviamente deve essere simpatica, penetrante e riflettere il carattere della persona ritratta, (chissà poi come sarà davvero nella vita), non avrebbe cambiato nulla, o lo scatto giusto lo fai entro in primi quindici, massimo venti click, poi vedi proprio calare il sipario sulla faccia del personaggio.
Scusate dimenticavo la sempre presente paura di quando si usava la pellicola: che il laboratorio sbagliasse gli sviluppi e quindi ti teneva per qualche ora in apnea emotiva. Invece ci sarebbero stati tanti reportage che avrei fatto gratis o anche pagato per farli.
Un giorno mi chiama l’ufficio marketing di un produttore di aerei e mi chiede un preventivo per realizzare un servizio fotografico completo per tutto il volo di trasferimento dei jet da combattimento dalla fabbrica al cliente in Medio Oriente, dico senza pensarci al mio interlocutore che pagherei io pur di farlo.
Forse non gli è piaciuta la mia battuta e non mi ha mai mandato la documentazione promessa perché potessi fare il preventivo. Seppi dopo diversi mesi, che il fortunato fotografo, aveva fatto un pessimo lavoro, perché il poveraccio soffriva il mal d’aria e praticamente è stato malissimo per tutto il volo.
In pratica tutti i campi fotografici in cui ho lavorato, sono stati il prosieguo professionale di quelli che erano i miei hobby o passioni.
All’inizio lo sport con la Formula Uno, ovviamente non ho mai corso in macchina, ma i bolidi veloci mi piacevano fin da giovanissimo, del resto quale ragazzino non ha mai avuto un automodello di Ferrari rossa?
Gli sport nautici sopra e sotto l’acqua invece seguivamo le mie passioni marinaresche, mentre i reportage di guerra erano un mix tra fame di avventura con A maiuscola e voler emergere professionalmente in un campo fotografico dove all’epoca eravamo in pochi al mondo e pochissimi in Italia.
I reportage di viaggio univano le passioni per la fotografia ed andare a spasso per il mondo e di conseguenza erano realizzati con “anema e core” al 100%.
Incredibilmente negli anni 80 e 90 venivano anche pagati profumatamente oltre a permetterti di scattare migliaia di foto per l’archivio che prima o poi sarebbero servite.
Quando parlavamo tra colleghi che facevano questo tipo di reportage e commentavamo alcune foto tipo palme, mare, spiaggia e tramonto pensavamo che sarebbero state la nostra pensione in aggiunta all’ INPS. Nessuno poteva prevedere che in futuro sarebbero nate delle agenzie fotografiche che queste immagini, oggi, te le tirano dietro gratis.
In seguito, ho preso il brevetto di volo che era uno dei miei sogni nel cassetto e quindi perché non fare il tre per uno: fotografia, viaggio e volo che però veniva venduto al prezzo di tre, visto che le ore di volo costano un botto.
Fortunatamente sono sempre riuscito a fotografare quello che più m’interessava. In futuro, chissà? Per il momento mi limito a viaggiare dove non sono mai stato o tornare dove mi è piaciuto particolarmente e scattare nuove fotografie nei limiti della grandissima pazienza di Laura, che spesso sopporta non proprio in silenzio, giustamente, le mie attese della luce magica.