Per un futuro possibile
Pensare al bene
di Amanzio Possenti
Pensate al bene dell’Italia, la nobile raccomandazione del presidente Sergio Mattarella ai partiti dopo la ‘giornata nera’, funesta, di mercoledì 20 luglio al Senato, le dimissioni del premier Mario Draghi, il governo in carica per ’il disbrigo degli affari correnti’, lo scioglimento anticipato delle Camere, la fissazione della data delle elezioni il 25 settembre.
Momenti drammatici per il Paese ben oltre il fatto istituzionale-parlamentare. Coinvolta - da scelte politiche discutibili - l’intera comunità nazionale, in un periodo che la vede in mezzo ad un guado pieno di difficoltà oggettivamente pesanti e di problemi socio-economici ad alta precarietà.
Dire dei partiti (o di alcuni di essi) protagonisti in negativo e ciascuno sostenitore della propria (presunta) verità parlamentare - ognuno dice di ’avere ragione’, di aver fatto ’la scelta giusta’, ‘ è l’altro che ha sbagliato’, ’gli elettori capiranno’ – significa constatare un sistema politico a rotoli e purtroppo incapace di guardare con gli occhi del Paese, anziché con quelli di parte. I risultati disastrosi lo confermano.
Draghi, tanto autorevole quanto prezioso per noi e per l’Europa, è stato costretto alla porta da un sovrapporsi di veti incrociati, da manovre di palazzo e da giustificazioni partitiche, mentre infuriano bollette alle stelle, una guerra terribile e infinita, un tema gas scarnificante, un’Italia sotto il peso onerosissimo dell’inflazione.
Una crisi-vergogna, è il parere della maggioranza dei cittadini; difficile dare torto, nonostante le ’spiegazioni’ tecniche che non spiegano anzi irritano.
Ed ora che si profila a breve il voto e irrompe una campagna elettorale tra le più spinose - tra chi giudica ‘impossibile’ una alleanza da ’campo largo’ fra Pd e M5S, chi avverte nel centrodestra la maldestra ricostruzione sul caso Draghi ( ‘ha rifiutato il bis’ senza Cinque Stelle....), il disorientamento di esponenti sorpresi da scelte considerate inopportune - che cosa può pensare e ipotizzare un elettorato di per sé poco propenso a partiti litigiosi e che dimostra, già da tempo, di preferire, ahinoi, il grave errore della astensione?
Fare previsioni di fronte ad un Paese sconcertato e ’scollato’ rispetto al (deludente) potere politico, è impresa audace di questi tempi.
Tuttavia laddove è mancato visibilmente ‘uno scatto di responsabilità’, sollecitato dalla Cei e dal buon senso, appare rischioso proporre ipotesi o speranze sostenibili fra tenzoni contrastanti nei due mesi scarsi, pienamente estivi ed accalorati, che precedono la preparazione delle liste (lotte tra gli aspiranti) e le urne aperte.