Lingua, identità, anglesismi
Forza identitaria
di Amanzio Possenti
Quale forza identitaria è mai la nostra finchè insistiamo ad esprimerci ...in termini anglosassoni?
Se l’identità di un popolo si manifesta chiaramente nella lingua che parla e scrive e tanto più ad essa fa costante riferimento come ad una pietra d’angolo, riesce difficile sopportare l’invasione degli anglesismi come di lingua normalmente accettata e parlata.
Non sto a ricordare l’enorme ed abnorme quantità di termini stranieri che si fanno beffe della nostra bella lingua: nè mi si dica che per il linguaggio scientifico e tecnologico la nostra terminologia sarebbe inidonea.
Esistono un’ìnfinità di sostantivi e di aggettivi che servono all’uopo e riportano possibilità di espressione assolutamente adeguate.
E’ poco convincente d’altronde affermare che la lingua inglese (o americanizzata) contempli facilità e rapidità di comprensione, come se la nostra non ne fosse in grado.
Capisco che l’inglese - verso il quale non ho nulla da obiettare, grande lingua senz’altro - sia parlato un po’ dappertutto e che sia diventato il mezzo dei rapporti di affari e di relazioni internazionali; contesto che tutto gli si debba sacrificare in nome di un frasario talvolta di maniera, imperante e comunque lontano dal nostro stile di scrittura e di espressione. E poco identitario del ’ruolo Italia’.
Non si tratta di nazionalismo, bensì di difesa e promozione di una lingua che ci è cara, acquisita con il latte materno e conforme alla nobile tradizione di un Paese insuperabile sul piano della bellezza : che ha nella lingua la ricchezza della nostra Storia e Cultura. Che non diventi sussidiaria...