Gigliola
Un'icona per tutte le stagioni
di Roberto Bonsi
“Santa Gigliola da Verona”, in realtà non era e non è una santa, o forse lo è stata ed è più semplicemente una “santa donna”, se in tutti questi suoi quasi sessant’anni di brillantissima carriera artistica, pur tra alti e bassi come tutti, presenze assidue e marcate interruzioni (n.d.a: si sposò in tempo utile per poi non esser più considerata la “zitella” della canzone, e sfornò due figlioletti, Giovanni e Costantino, oggi più che grandicelli, ormai uomini fatti), ed è in buona parte riuscita a blandire, il grande successo iniziale, ed anche quello successivo, ritagliandosi dei grandi spazi nel suo privato.
Il suo più esteso successo mondiale lo ebbe grazie ad un romantico motivetto di soli tre minuti, che l’ha resa celebre dalla sera alla mattina, questo praticamente in quasi tutti i Paesi del globo terraqueo, considerando che la sua fama ha per l’appunto attraversata l’intera Europa ed ha varcato anche gli oceani, il “Sol Levante”, e così via …, facendosi conoscere, apprezzare ed amare, rimanendo saldamente in auge in ben 120 nazioni, e il suo impegno o meglio l’alacrità che poi ha messo nel lavoro, le hanno poi permesso di interpretare le canzoni da lei incise, in ben otto lingue, compresa la sua.
E’ giusto ricordare che quella ragazzina, allora appena sedicenne, diplomatasi al liceo artistico di Verona, e con in tasca anche l’abilitazione all’insegnamento, arrivò seconda al Concorso nazionale “Voce e volti nuovi” di Castrocaro Terme/Terra del Sole in provincia di Forli/ Cesena.
Gigliolina (n.d.a.: citazione di Federico Fellini), si classificò dietro il cantante romano Bruno Filippini, chierico e cantore della Basilica di San Pietro . Per regolamento,per ambedue si aprirono così le porte del “festival di Sanremo”. Di lei si sa tutto o quasi, perlopiù come artista a tutto tondo. Abbiamo scritto della Cinquetti, ponendo in essere i due termini della “santa donna”. Certo! Ha avuta una gran pazienza e tanta buona volontà nel gestire un successo immediato e di così tale portata, dove di punto in bianco fu letteralmente privata di una vita normale come tanti hanno, ed a quanto pare, solo in parte se lo è cercato. Mica si aspettava un trionfo cosi mirabolante. È volata in tanti Paesi, senza però in gran parte poterli visitare. Aeroporto, albergo, studio televisivo o teatro, conferenza-stampa, albergo ed ancora aeroporto, tutto questo tra ali di folla festante, che cercavano di toccarla al pari e per l’appunto di una … “santa”.
Questa è stata ed ancora è seppur in diverso modo, la convulsa ed inafferrabile vita di una ”Star”, sempre riferendoci a lei.. Gigliola, però da buon Sagittario (n.d.a.: è nata come sanno anche le … pietre, nella bella Verona, la “città dell’amore”, quello tra Giulietta e Romeo, di shakesperiana memoria), il 20 dicembre 1947, ed ancor oggi è una donna piacente, garbata ed intelligente, che ha saputo, e che sa ben sfoderare le parole più che appropriate dinnanzi ad un suo interlocutore od interlocutrice che sia. Ha saputo costruirsi la sua bella famigliola, ma anche e come ripetiamo, ritagliarsi dei lunghi e riservati spazi privati, per garantirsi così un migliore equilibrio nella sua quotidianità, questo oltre lo “star-system”.
Il vero fulcro della sua carriera artistica è durato dal 1964 (n.d.a.: anno in cui nacque la “mitica” Nutella, e a Milano fu inaugurata la prima parte della linea metropolitana 1, quella “rossa”) al 1974, e quest’ultimo è l’ anno dove a Hove-Brighton nei pressi di Londra, per poco non riuscì a “bissare” la vittoria all’allora “Eurofestival” che oggi come si sa è stato ribattezzato: “Eurovision Song Contest”. La canzone era: “Sì” (“Go”), e Gigliola fu superata dagli emergenti “Abba”, la “band” svedese che divenne anch’essa da subito, famosa in tutto il mondo, fino a poi a sciogliersi definitivamente. La Francia, dove allora come oggi, la Cinquetti era ed è molto popolare, tolse i suoi giurati dalla competizione, in segno di rispetto per la concomitante morte del Capo dello Stato di quel tempo, l’onorevole Georges Pompidou, e con quei loro voti Gigliola avrebbe di nuovo “stravinto”. Tale canzone, che qui da noi in Italia, per un certo periodo fu censurata, in quanto in quello stesso momento era in atto la campagna elettorale per il Referendum pro e contro il divorzio, e quindi la sua “Sì” (“Go”) era di troppo, e poteva condizionare l’elettorato.
Il cognome Cinquetti è chiaramente di origine veronese e con un suo ceppo anche nel cremonese. Al momento pare vi siano 189 famiglie con questo cognome qui in Italia, ed Il suo significato, stando ad alcune ricerche, potrebbe derivare da un episodio nel quale ricorre il concetto oppure il vocabolo: “cinque etti”. Il famoso scrittore, umorista e “one-man show” televisivo Marcello Marchesi, da tempo scomparso, ebbe a dire della prima Cinquetti: -“Gigliola Cinquetti. Come la lana: pura, vergine e pettinata”. Intervistata dalla collega Silvia Fumarola, del quotidiano “online”: “La Repubblica.it” il 6 febbraio 2017, la Cinquetti, rispondendo ad una domanda, disse: -“Cantavo con la semplicità di una ragazza di sedici anni che non ha una mente ingombra di pregiudizi, non ne ho mai avuti, non sono una conformista”-, e poi ancora … -“La popolarità è scioccante, come lo era il festival e il suo circo”-. Era sabato 1° febbraio° 1964 , quando di fatto “esplose” in quel suo “magico” “Sanremo", dove da “Carneade” divenne una”Superstar”, e che di colpo cambiò la vita a lei ed ai suoi familiari, il padre Luigi, disegnatore tecnico del Comune di Verona, la mamma Sara Torti, una casalinga di origine fiorentina e la sorella Rosabianca, di poco maggiore a Gigliola, che da tempo è un’ affermata pittrice.
A grandi linee ecco il percorso fin qui da Gigliola compiuto: Nel 1966 bissò il “Festival di Sanremo” arrivando al primo posto con il brano: “Dio, come ti amo”; scritto dal “Grande” Domenico Modugno, e da lui interpretato insieme alla Cinquetti (n.d.a.: allora il regolamento festivaliero prevedeva la doppia versione dei motivi in gara). Nel 1968, si ripresentò sempre in gara a “Sanremo”, cantando con trasporto una bella e classicheggiante canzone intitolata: “Sera”, scritta dagli allora giovanissimi, Roberto Vecchioni e Andrea Lo Vecchio. L’altra interprete fu la romana Giuliana Valci, un’eccellente cantante oggi purtroppo scomparsa, ed anch’essa interpretò egregiamente quel brano di non facile esecuzione e di ampio respiro. Nel 1969, sempre al “Festival” per antonomasia, Gigliola arrivò molto vicina al podio, grazie al motivo: “La pioggia”, con la quale ebbe un grande successo sia qui in Italia come in Francia, dove spopolò con il titolo: “L’orage”*** (n.d.a.: Il temporale), e di questo brano vi furono incisioni in altre lingue, eseguite da lei e da altri cantanti, come ad esempio, una versione in lingua finlandese cantata da un uomo.
Gigliola, ha recitato in sceneggiati della tivù, in vari films, ed ha preso parte a numerosissimi “Shows-Tv”, “Talk-shows” compresi, in Italia e in ogni dove. Nel 1991 ha presentata l”Eurovision Song Contest” dallo studio 16 di Cinecittà di Roma, insieme al noto cantautore Toto Cutugno, che in Croazia aveva vinta l’edizione precedente.
L’11 maggio di quest’anno in pieno clima “Eurovision Song Contest” la celebre cantante ha tenuta una lezione-concerto nell’Aula Magna del Museo torinese della “Cavallerizza Reale”, dove ha ripercorsa in breve la sua prestigiosa carriera, conversando con il professor Jacopo Tomatis, docente di “Musica popolare” presso l’Università statale di Torino,ed ha eseguito nella sola versione acustica alcuni suoi storici brani, questo insieme al M° Alessandro D’Alessandro (Organetto diatonico) e con alle chitarre il M° Antonio –Ragosta. Il primo dei due musicisti ha scritto per lei il brano: “Periferie”, motivo con il quale insieme hanno vinto l’importante “Premio Tenco” di quest’anno, e che l’ha anche musicalmente accompagnata.
Durante il periodo di maggiore fama, Gigliola ricevette la bellezza di circa 150.000 lettere dai suoi ammiratori ed ammiratrici del momento, e queste lettere unitamente ai suoi abiti (n.d.a.: circa una settantina), ed ai vinili, furono da lei donati al “Museo Storico” di Trento”: –“Scritture popolari e idolo mediatico nell’Italia del miracolo, l’archivio di Gigliola Cinquetti”- (Aspetti storico-linguistici), che fu un seminario del quale è rimasta un’intera documentazione).
Nel 2020 per i tipi della “Libreria Universitaria” Editrice, è uscito un libro di Attilio Bartoli-Angeli dal titolo: “Tra Alcuino e Gigliola Cinquetti (Discorsi di paleografia). Il testo si muove tra gli scritti di Alcuino, intellettuale dell’”Epoca carolingia” e gli scritti pervenuti nel corso degli anni alla Cinquetti, così come sopra descritto.
Una curiosità che non molti sanno, lo scrittore Giorgio Scerbanenco in un suo romanzo del 1969, il cui titolo è: -“I milanesi ammazzano al sabato”- cita la cantante veronese, allora più che mai all’apice, con la “sanremese”: “La pioggia”, Il disco preferito di Donatella Barzaghi (n.d.a.: personaggio inventato ed inserito in tale romanzo) è infatti: “Giuseppe in Pennsylvania”, ed anche del Duca Lamberti, il personaggio principale del romanzo in questione. Questa è una marcetta-scacciapensieri con la quale la cantante ormai romana di adozione, prese parte con un buon successo alla manifestazione: “Un disco per l’estate” di quell’anno.
–“Dalla fessura del mangiadischi usciva ancora il disco che preferiva, era cantato da Gigliola Cinquetti, che anche lui canterellava in ufficio, avendola sentita infinite volte: “Giuseppe in Pennsylvania cosa fai …?”.--.
Che dire …???. Gigliola Cinquetti e Paul Mc Cartney (ex-Beatles), Maurice Chevalier, Maria Callas, I Rolling Stones. C’è ancora tanto da scrivere su di lei ….