Continua la narrazione di una nuova avventura antica e attuale
In Viaggio lungo lo Jonio alla scoperta della...
...Magna Grecia
Sui passi di George Gissing - Seconda puntata
di Giuseppe Cocco
fine del viaggio per mare da Napoli e approdo in Calabria sulla spiaggia ghiaiosa di Paola piccola e primitiva.
La discesa a terra ricorda quella raccontata da Emily Lowe nel suo Diario Calabrese, tra il mare mosso, gli spruzzi e le grida: «Balzai in terra in mezzo a un vociante tumulto, una mezza dozzina di uomini si contendevano il mio possesso».
La solita tappa obbligata alla Dogana per ispezionare il bagaglio e fornire informazioni su questo "strano" viaggiatore inatteso ed improbabile che veniva accolto come un trafficante.
Poi l'Albergo con la solita prima impressione di tutti i viaggiatori stranieri nel Sud Italia: stalla mal tenuta fuori che si dimostra abbastanza decoroso appena passata la soglia d'ingresso.
Il contatto umano è difficile per Gissing che guarda e viene ricambiato con sguardi interrogativi e curiosi; ama la solitudine e aggirandosi per il corso di Paola si lamenta, come Lawrence nel suo viaggio in Sardegna, del fatto che non esistano più i bei costumi tipici, sostituiti da una maniera di vestire comune e scolorita dell'età distruttrice.
Insomma come a Napoli solo ricordi nostalgici.
Arrivata la partenza per Cosenza, il viaggio in carrozza lungo strade sterrate piene di curve e in forte salita 3 ore per raggiungere la cima della catena dei monti, in un paesaggio autunnale, con poche frequentazioni umane e poco dialogo con il vetturino che, come d'abitudine calabrese, a domanda risponde e non più; poi, come successe anche a Dumas, imbattendosi in Croci di legno probabile ricordo di delitti, ricevette una risposta ancora più secca ed allarmata.
Dopo aver scavallato le cime della Grande Sila la vista spazia senza fiato sulla vallata percorsa dal fiume Crati e punteggiata di piccoli paesi bianchi.
Partiti alle 10, alle 16 dopo 6 ore siamo a Cosenza, fine primo del viaggio; non le 4 ore previste dal viaggiatore ma più vicine alle 7/8 previste dal vetturino in fase di contrattazione del prezzo.
Ora altre 6 pagine dedicate alla Città, ma prima la solita tappa obbligata al Dazio che, a differenza di quello Paolano, è condotto da un Daziere piuttosto ostico che fa perdere la pazienza inglese al nostro amico Viaggiatore.
L’arrivo all’albergo sordido e apparentemente deserto, nessuno che si interessa all’arrivo del cliente, siamo nel 1879 ma ricorda l’analogo racconto fatto nel 1956 a Vallo di Lucania da Pier Paolo Pasolini.
Dal Leone di Paola ai Due Lionetti il risultato alberghiero non cambia, anche moltiplicando i leoni nel nome, si cade dalla padella nella brace moltiplicando l’impressione peggiorativa; una vera epopea, un girone dantesco: anditi neri come la pece, suono di voci alterate, camera deprimente spoglia sudicia e tetra; si salva solo il letto e naturalmente, essendo in Calabria, la buona cucina.
Ma il solo scopo per cui Gissing è venuto a Cosenza è poter vedere coi suoi occhi il luogo di sepoltura di Alarico Re dei Visigoti, quindi tutto il resto passa in second’ordine e sopportabile.
Ma naturalmente anche per Gissing, oltre al luogo, rimane sconosciuta la visione della mitica sepoltura del Re Visigoto.
Resta entusiasmante il reale, la bellezza e l’interesse per una Città e per il popolo Calabrese una continua scoperta inattesa e seguirlo lungo le sue fantasie che già lo portano oltre, nel viaggio lungo la Costa Jonica.
Dopo essersi tolto la curiosità infantile di vedere il luogo in cui fu sepolto Alarico Re dei Goti, il mio amico Gissing, approfittando dell'itinerario di attraversamento della Calabria da Ovest ad Est, trovandoci a Cosenza, decide di dirigerci a Taranto per la tappa iniziale del viaggio di scoperta lungo la Costa Jonica della Magna Grecia.
Volendo raggiungere Taranto col Treno, per poi continuare fino a Reggio Calabria, risaliamo quindi la Valle del Fiume Crati con la Ferrovia che l'attraversa da Sud a Nord.
Passiamo dalla stazione di Sibari, antica Città distrutta dai Crotonesi 500 anni prima di Cristo, facendola sommergere dalle acque del Fiume Crati, che sotto il suo fango nasconde, presumibilmente, rovine più interessanti della stessa Pompei.
Ed eccoci alle prime 5 pagine di diario dedicate al racconto del soggiorno di una o 2 settimane previste a Taranto.
Gissing prende una stanza d'Albergo con vista sulla Città antica, poi ci perdiamo nel labirinto di strade e vicoli, visitiamo la Cattedrale: tutto pare troppo pigiato in troppo poco spazio per essere molto bello o suggestivo visto dall'interno e quindi spesso Gissing preferisce abbracciarne la vista da fuori; in generale non apprezza molto l'architettura moderna, né quella civile né quella militare: l'Arsenale gli è ostico anche perché la sua costruzione ha inghiottito tutta l'antichità che lui ama tanto, compresi i grandi mucchi antichi di conchiglie di murice, famoso per la porpora di Taranto.
Ama guardare il lavoro dei pescatori ricordando, ancora una volta, le figure storiche che conosce, da Platone ad Annibale che visitarono la Città e perfino i distruttori Saraceni, che videro probabilmente gli stessi pescatori ripetere gli stessi gesti lenti e pazienti.
Ci spingiamo fino alle campagne dove troviamo un contadino che ara pazientemente col suo asinello e si ferma volentieri a scambiare quattro chiacchiere in una lingua antica dai rimandi greci, la stessa parlata anche dai pescatori.
Gissing, infastidito, non manca di scagliarsi ancora una volta contro il Dazio che taglieggia i poveri lavoratori, e che qui presidia con fatica il territorio dati i vaghi confini cittadini.