L'urlo delle armi - l'urlo della vita
La forza e la ragione
Comandare in casa d’altri
La pace, il prepotente - L’armato e il distruttore
di
Amanzio Possenti
Il fragore delle armi da guerra in Ucraina - tra missili distruttori e granate d’artiglieria devastanti, in una con i bombardamenti aerei che obbligano a cercare rifugio nei bunker e a trincerarsi nelle metropolitane o fuggire all’estero, soprattutto donne e bambini – ha aperto uno squarcio riflessivo nelle coscienze europee che d’un tratto hanno visto dal vivo gli orrori della guerra finora descritta nelle memorie dei libri su passati conflitti ed ora tragicamente osservata nella sua blasfema e disumana lingua di violenza aggressiva.
Quel che è stato vissuto grazie alle immagini Tv ha annichilito i più indifferenti: quando una catastrofe umanitaria si presenta con la drammaticità del vero e non del verosimile filmico ed è possibile coglierne gli abissi aberranti, cambia il modo di guardarla e di viverla, non come spettacolo bensì quale cruda e feroce realtà. Oggi anche i giovani e gli adulti comprendono quanto essenziale e indispensabile sia il mantenimento della Pace, bene supremo da difendere ad ogni costo - come i militari e i civili ucraini - poichè essa significa Libertà, parola che assume un senso più diretto e immediato che rende fondamentale partecipare alla sua condivisione. Poiché un conto è parlarne nei dibattiti o nei talk show dove ognuno racconta quel che gli pare tanto nessuno può contestarne la veridicità - aperta ad ogni intromissione esterna – e dunque si fa passare per vero ciò che non è tale per niente, un conto è trovarsi dentro una realtà che va oltre il chiacchiericcio del linguaggio ‘tutto ok’, perlopiù strumentale.
E’ iniziato un altro tempo, per una nuova umanità che chiede rispetto: basta con le chiacchiere posticce e tuttologhe di chi annuncia ‘paradisi’ illusori e finge di trovarvi un senso (pregiudiziale) alle cose e alle scelte (di comodo). Basta con gli arbìtri di una sottocultura autopromotrice e ondivaga, fratricida; occorre tornare al buon senso delle cose e delle situazioni, guardare in faccia, con umiltà e senza prepotenza, con spirito di amore, i desideri dell’umanità. Si scopre che la violenza della guerra di invasione è il frutto di un subdolo e inaccettabile criterio di forza muscolare : comandare in casa d’altri senza mai esservi stato invitato, anzi ospite non voluto né accettato né desiderato poiché portatore di modelli e di azioni distruttrici del Bene e del Bello, quale patrimonio di progresso nella pace e nella libertà. Contro le prevaricazioni del più forte, tale perché armato e disposto a devastare pace e serenità dell’altro.