#300 - 29 gennaio 2022
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
letteratura

Uno spazio in omaggio al Sommo Poeta

Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe

La Commedia

Inferno 2° Canto - parte seconda

di Angelo Zito

Pe’ ddatte quer coraggio che te serve
sappi che io sto qua perché ho sentito
der dolore che avevi e io me dòrsi.
Io ero in mezzo a l’anime in attesa,
e donna me chiamò beata e bella,
je chiesi de sapé cosa volesse.
Brillanti l’occhi sua si come er sole,
la voce dorce come ‘na carezza,
prese a parlà così, pareva un angelo.
"Tu che di Mantua sei nobile fijo,
onorato poeta insino a oggi
e dimane e più dimane ancora,
sappi che in un angolo deserto
soffre l’amico, stretto a me da sempre;
tre bestie j’empedischeno er cammino,
e forse me sò mossa troppo tardi,
che avrà perso anche er lume che lo guida,
come ho sentito dí da queste parti.
Va’! tu che usi bene le parole,
aiutelo a levasse da li guai
e me consoli in più de tanta pena.
Er nome mio, Beatrice, t’accompagni,
sò scesa da quer regno de la luce,
mossa solo da amore, e lí ritorno.
Quanno sarò in presenza der Signore
parlerò spesso de te, degno de lode".
Così terminò er discorso e io a lei:
“Tu domina virtuosa sei la sola
a fà felici ar monno li cristiani
ch’abbiteno sotto er cielo de la luna,
me piace tanto quello che m’hai chiesto
che si l’avessi già fatto sò in ritardo,
nun serve che ripeti quanto hai detto.
Vorei conosce però qual’è ‘r motivo
che te spigne a scende qua de sotto
da lassù dove te piace fà ritorno”.
“Già che lo vôi sapé co’ tanta smania,
te dico in breve che nun ciò paura
de vení fin quaggiù”, fu la risposta,
“sortanto quello che fa male a l’antri
hai da tenello a debbita distanza,
de tutto er resto nun avé timore.
Sò fatta, grazie a Dio, de ‘sta maniera
che nun me tocca er male de ‘sto monno,
e manco er foco eterno me s’appiccia."

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