Sue Maestà le Piramidi - L'emozione di Abu Simbel
Egitto - Il Cairo
Impresa Faraonica
di Guido Alberto Rossi
Certamente non può essere paragonata alla costruzione delle piramidi o semplicemente alla costruzione di una casetta alla periferia di Caracas, ma per ottenere i permessi necessari per volare e scattare foto dal cielo egiziano è stata un’impresa lunga cinque settimane che mi vedeva andare avanti e indietro ogni giorno, dalla mia camera d’albergo al ministero della difesa egiziano al Cairo, sperando sempre che fosse la volta buona e che il ministro avesse firmato tutte le carte necessarie.
Per chi non si è mai imbattuto nella burocrazia egiziana (seconda solo alla nostra) non può credere a questo racconto ma, parola d’onore, che ogni fatto che racconto è vero e senza fronzoli giornalistici, ma solo la pura verità.
L’avventura incomincia quando il
mio amico editore Didier Millet mi commissiona il libro Egypt from the Air.
Parte la mia richiesta per ottenere i permessi necessari al ministero egiziano.
Nel giro di qualche giorno arriva la risposta positiva e così insieme ad Enzo,
facciamo il pieno e partiamo con l’I-TIBI (marche del mio piccolo Cessna) alla
volta del Cairo; volo che richiede varie tappe, partenza da Milano Linate, con
scali per pipì e carburante a Brindisi, Creta e finalmente atterraggio al Cairo,
dopo due giorni e circa nove ore di volo.
All’arrivo un funzionario è lì ad
aspettarci e ci dà appuntamento per l’indomani nel suo ufficio.
Ci presentiamo
puntuali e qui conosciamo il capitano Atif dell’aereonautica egiziana, che ci
scorterà per tutto il viaggio e ci farà da interprete, quando necessario.
Avevamo concordato che avrei scattato le foto utilizzando e ovviamente
pagando le ore di volo degli elicotteri della aviazione egiziana, mentre
avremmo utilizzato l’I-TIBI per gli spostamenti da una base all’altra.
In cuor mio
speravo di poterlo utilizzare anche per fare qualche foto durante i voli di
trasferimento ma, non solo il capitano Atif, nostro passeggero e guardiano era
irremovibile, ma le regole di volo in Egitto ci costringevano a volare in IFR
(regole volo strumentale) ad una quota minima di circa duemila metri, inoltre
dovevamo presentare il piano di volo con un minimo di 24 ore prima della
partenza e sperare che la torre di controllo del nostro aeroporto di partenza
l’avesse ricevuto e ci lasciasse decollare. All’aeroporto d’arrivo, una volta
atterrati e parcheggiati, ci affittavano obbligatoriamente al costo di cinque
dollari USA al giorno, un soldato armato con tanto di AK47 che doveva fare la
guardia H24 al I-TIBI parcheggiato e, quasi sempre, lo trovavamo seduto ed
addormentato su una delle ruote del carrello.
Avevamo pianificato d’iniziare
dal punto più lontano che era Abu Simbel e poi lungo il Nilo, saltando di città in
città fino a tornare al Cairo.
Ci presentiamo all’alba alla base di Assuan,(per avere dei contrasti tra le rovine e il terreno circostante, bisognava sempre
fotografare alle prime ore del mattino e al pomeriggio tardi) dove gli
elicotteristi ci accolgono con thè e biscottini. Finiti i convenevoli andiamo
all’elicottero, un grosso elicottero russo MI8 a cui tolgono la porta, nessuno
aveva previsto un seggiolino e così mi devo accontentare di una cassetta, come
cintura di sicurezza una corda e… via. Enzo seguiva la rotta con la sua cartina
ed il capitano Atif era in piedi e fungeva da interfono umano tra me e i piloti,
visto che non ero dotato di cuffia e microfono per dare le istruzioni necessarie,
come distanza quota etc.
Arriviamo alle rovine ricostruite di Abu Simbel, ci giriamo intorno a varie quote, scatto tutto lo scattabile e ce ne torniamo alla base, qui ad attenderci ci sono due agenti di una delle varie organizzazioni di sicurezza egiziana, che iniziano a discutere con i piloti, il capitano Atif e altri ufficiali della base che vengono chiamati ad intervenire. La discussione si fa lunga ed un paio di volte anche accesa, ad un certo punto il capitano Atif ci spiega che manca il permesso di questa agenzia di spioni e che quindi tutti i voli previsti sono cancellati e dobbiamo rientrare al Cairo per ottenere i nuovi permessi, cosa di un paio di giorni al massimo. Ci godiamo il resto della giornata guardando e fotografando le feluche sul Nilo dalla terrazza dell’ hotel Catarat.
Il giorno dopo, all’aeroporto, impieghiamo la solita ora necessaria per pagare le tasse, l’affitto del soldato e quant’altro richiesto e decolliamo per il Cairo. Il mattino seguente mi presento al ministero alle 09,00 come stabilito, chiedo del generale Alewa, che era il mio contatto, non è ancora arrivato, ma mi offrono il solito thè e dolcetti e aspetto. Il generale arriva verso le 11,00 mi offre altro thè e dolcetti e mi dice che il permesso definitivo arriverà domani; quindi, di tornare a prenderlo domani che poi lui pianifica tutto con il capitano Atif e possiamo riprendere il lavoro. Il giorno dopo idem, come sopra e così ogni giorno per ben cinque settimane. Poi arriva finalmente un bel mattino e insieme al solito thè e dolcetti arrivano anche i permessi.
Riprendiamo a volare e fotografare come dannati fino al completamento del progetto, accumulando circa trenta ore di volo con gli elicotteri MI8 e ed i Gazelle di fabbricazione francese e circa altre quindici di volo con l’I-TIBI per i trasferimenti. Volando con gli elicotteri a bassa quota sopra un mercato del bestiame, riusciamo anche a spaventare i cammelli che rompono il recinto e scappano, in altre occasioni, terrorizziamo contadini e pescatori, ma alla fine sono contento delle foto. Un giorno, mentre eravamo in volo nella zona del Monte Sinai, si guastano gli strumenti di navigazione, bussola compresa del nostro grosso MI8 e se non fosse stato per Enzo che sempre con la sua preziosa cartina, seguiva la
rotta, nel giro di qualche minuto, saremmo finiti in territorio israeliano e non credo che ci avrebbero accolto con thè e dolcetti. Finito tutto, l’ormai amico capitano Atif mi informa che gli agenti-spioni voglio vagliare tutte le foto scattate, ovviamente mi prende il panico di dover sviluppare i rullini (allora non c’era il digitale) al Cairo, ma fortunatamente trovo una grande collaborazione da parte della Kodak locale e tutto va per il meglio.
L’ultima sera al Cairo, offro una cena al generale Alewa, al capitano Atif e al mio amico El Agaty, che si è dato molto da fare per mettere insieme tutti i pezzi e così scopro che la loro abitudine quotidiana è di iniziare a cenare oltre mezzanotte, pasteggiando con scotch allungato con acqua e finire con il caffè verso le 03,00 del mattino, saperlo prima era ovvio che il generale non aveva la minima intenzione di essere in ufficio prima delle 11,00 del mattino, il perché mi desse appuntamento alle 09,00 è rimasto un mistero.