Paese che vai, foto che trovi
Veri o falsi
di Guido Alberto Rossi
La regola vuole che ogni reportage di viaggio che si rispetti, per essere completo deve contenere anche delle foto della gente del luogo, non importa se riguardi la Finlandia o la Polinesia, ma ci deve sempre essere una presenza umana del luogo, meglio se inserita nel suo ambiente e fa qualcosa di tradizionale in modo che a nessuno venga in mente che l’hai scattata all’Idroscalo di Milano, utilizzando un raider esotico come modello.
A secondo dei paesi alle volte bisogna anche includere dei personaggi locali che si travestono apposta per i turisti, guadagnandosi da vivere lasciandosi fotografare in cambio di qualche dollaro.
Un servizio su piazza Jemaa el Fna a Marrakesh non è completo se non ha i vari personaggi che popolano la piazza, ad uso esclusivo del folklore turistico, che vanno dal venditore d’acqua ai suonatori passando dall’indovino all’incantatore di serpenti. Quest’ultima professione la troviamo anche in India ed altri paesi asiatici, oltre ovviamente nel nostro parlamento.
È ovvio che sono una specie di figuranti, ma sono caratteristici del luogo e quindi bisogna fotografarli.
Siccome sono dei professionisti hanno una tariffa diversa per i turisti che si fanno il selfie e i fotografi professionisti, ai quali ovviamente dedicano più tempo e chiedono più soldi.
Invece ritrarre le persone normali intente nelle loro attività o semplicemente fare un bel ritratto di un personaggio tipico richiede un po' più di diplomazia: è d’obbligo, prima di fare click, chiedergli il permesso, meglio se in modo carino e con un sorriso, oppure riprendere la gente da lontano con un teleobiettivo a loro insaputa, che a seconda dei casi può anche essere più naturale.
Un altro metodo è usare un grand’angolo e fotografare mentre si cammina per le strade, non è facile fare delle belle immagini con questo metodo, ma ci sono dei grandi maestri della fotografia specializzati in questa street-photo.
Poi dipende molto da paese a paese, se vogliamo fare dei ritratti in giro per l’Europa e Nord America è abbastanza facile, al massimo se chiedi il permesso e non vogliono, ti dicono di no.
In Asia invece, sono sempre tutti molto contenti se li fotografi, spesso in cambio vogliono farsi un selfie insieme.
In India, dovunque vai ci sono dei variopinti sadhu professionisti che non aspettano altro di farsi fare le foto, sono talmente abituati che assumono pose con la naturalezza dei modelli, i migliori hanno anche degli animali al seguito, questi ovviamente costano qualche rupia in più.
Idem in Nepal dove sono abbondanti intorno ai vari templi. Molti veri sadhu non amano farsi fotografare, ma siccome non sono violenti invitano il fotografo a non farlo con un gesto della mano.
I giapponesi quando vestono i costumi tradizionali sono fieri se vengono fotografati, sempre doveroso un inchino e richiesta di permesso prima del click.
Anche i cinesi sono ben disposti verso i fotografi, però a Hong Kong bisogna stare attenti quando si fotografano i veri pescatori Tanka, meglio non essere troppo vicini al bordo del pontile, qualcuno per sbaglio vi può far finire in acqua senza volere. Mentre in alcuni paesi arabi non amano assolutamente essere ripresi e sono pochi quelli che si fanno fotografare, ovviamente esclusi i professionisti del costume tradizionale.
In Africa, dipende dal luogo, in genere sono tutti abbastanza consenzienti, magari chiedono in cambio una sigaretta, io non fumo e quindi porto in tasca delle caramelle. Se invece sono Masai o Samburo, che vivono nei villaggi intorno ai parchi nazionali, la loro seconda professione dopo la pastorizia è fare i modelli per i turisti fotoamatori e non gli scappa mai uno scatto gratis.
Per i fotografi professionisti la questione è un po' diversa, ci si accorda con il capo villaggio e a seconda di quello che si vuole fotografare c’è una tariffa precisa che può anche essere il costo di un vitello, che il capo vende in cambio del permesso alle riprese.
Nel regno del Dahomey, mi è capitato di fotografare il re di Abomey con le sue mogli, una specie di tesoriere reale teneva i conti e mi ha fatto pagare oltre al costo del re anche un dollaro a moglie, tenendo a precisare che i figli erano gratis.
A Gerusalemme cercare di fotografare un ortodosso nel suo vestito tradizionale con tanto di colbacco è rischioso, quasi sempre ti tirano le pietre, idem gli indigeni del Chiapas mentre in tutto il Sud America sono amichevoli all’obiettivo.
Anche a Roma, intorno al Colosseo c’è un esercito di centurioni e gladiatori, sono tra i figuranti mondiali i più cari del mondo e se sei un fotografo professionista è bene anche fargli firmare una liberatoria a scanso di problemi legali, questo vale anche per i gondolieri a Venezia. Mentre a Hollywood i sosia degli attori, non si concedono ai fotografi professionisti se non di giornali importanti e per molti dollari.
Salvo esigenze editoriali che non posso ignorare, preferisco sempre scattare gente vera anche se poi alla fine i più pubblicati sono i finti cammellieri e gli incantatori di serpenti. Però posso vantarmi di non aver mai fotografato un politico vero o falso.