#296 - 22 novembre 2021
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Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Belinda Lee - 8

[Diari di Cineclub n°27, IV 2015, p. 17]

di

Virgilio Zanolla

Belinda Lee - 8Belinda Lee - 8

Non so se qualcuno ci abbia mai fatto caso, ma tra le attrici che negli anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta ricoprirono il ruolo di ‘maggiorate’ bionde - straniere in maggior parte - diverse fecero una brutta fine. Pensiamo a Marilyn Monroe, sul cui presunto suicidio si discute ancora oggi; a Jayne Mansfield, decapitata in un incidente automobilistico, che come quello di Lady D si sussurra ‘pilotato’; a Diana Dors, morta di cancro appena cinquantaduenne... A un destino tragico non sfuggì neppure Belinda Lee, che nel nostro paese trovò una sorta di seconda patria.

Inglese, nata in un paese del Devon, a Budleigh Salterton, il 15 giugno 1935, Belinda, dopo un passato come giocatrice di hockey nella squadra della sua scuola, aveva studiato recitazione prima alla Tudor Arts Academy di Hindeadh, nel Surrey, poi alla Royal Academy of Dramatic Arts di Londra, esordendo nel cinema a diciannove anni in The Runaway Bus di Val Guest (’54).

La sua carriera sembrava spianata, giacché quell’anno aveva sposato Cornel Lucas, un famoso fotografo di scena della Rank Organisation, la casa di produzione che l’aveva lanciata, contando sul suo fisico prorompente per imporla quale rivale di Diana Dors.
Così Belinda, che possedeva non disprezzabili doti drammatiche, in altri tredici film interpretò perlopiù il ruolo di starlet, senza infamia né lode ma con un sostanziale svilimento delle sue potenzialità attoriali; nel frattempo, il suo matrimonio era entrato in crisi irreversibile.

Belinda Lee - 8Belinda Lee - 8

Nel ’57 i coregisti Giorgio Venturini e Viktor Turžanskij la chiamarono nel Bel Paese per impersonare Iride ne La Venere di Cheronea: ancora una volta, una parte molto decorativa, in una vicenda peraltro melodrammatica; ma Belinda s’entusiasmò subito dell’Italia e degli italiani: tanto che, dopo un breve flirt con l’attore Massimo Girotti, suo partner nel film, finì per avviare una relazione col principe Filippo Orsini, che un giorno l’aveva abbordata sulla spiaggia di Fregene: meno attraente di Girotti ma dotato anch’egli di affascinanti occhi azzurri, e col vanto di un prestigioso titolo nobiliare, nonché di una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare ottenute in guerra. Da secoli i primogeniti della famiglia Orsini dividevano con quelli dei Colonna un altissimo privilegio: la carica di assistente del Papa al soglio pontificio; ma a chi gli chiedeva il significato dell’acronimo «S. C. V.» che distingueva la sua severa auto scura, anziché indicare «Stato della Città del Vaticano» Filippo - sposato e padre di famiglia - rispondeva immancabilmente: - Se Cristo Vedesse! - alludendo alle molte avventure sessuali che vi aveva consumato sopra.

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La sua relazione con Belinda, per ovvi motivi rimasta segreta, balzò alla ribalta nel gennaio del ’58 quand’ella, in Africa per interpretare un nuovo film, a un ennesimo rifiuto di lui di raggiungerla là ingerì una dose di barbiturici, rischiando la pelle. Fu lo scandalo: scacciato dalla moglie, Orsini simulò anch’egli un tentativo di suicidio e venne destituito dalla sua carica in Vaticano: pochi mesi dopo, eletto successore di Pio XII, papa Giovanni XXIII cancellò il plurisecolare privilegio dei ‘principi neri’ Orsini e Colonna eliminando la loro carica.
Nel frattempo, ottenuto il divorzio dal marito e dimenticato Orsini, ma assunta definitiva dimora a Roma, Belinda aveva ripreso con successo la sua carriera d’attrice, alternando le sue prestazioni in film angloamericani e film italiani, e passando da soggetti storici e mitologici a commedie brillanti, con qualche rara ma preziosa eccezione in ruoli contemporanei e drammatici, che sentiva particolarmente adatti: come ne I magliari di Francesco Rosi (’59), accanto a Renato Salvadori e Alberto Sordi, ne La vera storia di Rosemarie di Rudolf Jugert (id.), La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini (’60), I sicari di Damiano Damiani (’61); ma dette ottima prova del suo talento anche nella commedia Fantasmi a Roma di Antonio Pietrangeli, accanto ad Eduardo De Filippo, Mastroianni, Gassman e Sandra Milo (’61).

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Legatasi al regista Gualtiero Jacopetti, dal quale attendeva un figlio, Belinda perse la vita mentre si trovava con lui in vacanza in California, a causa di un incidente d’auto avvenuto il 12 marzo ’61 nei pressi di San Bernardino, mentre - atroce ironia - stava recandosi ad Hollywood: aveva venticinque anni e otto mesi. Due anni dopo, Jacopetti le dedicò il film-reportage La donna del mondo, noto anche col titolo di Eva sconosciuta.
Belinda Lee riposa nel cimitero acattolico di Roma detto anche «cimitero del Testaccio», o «cimitero degli artisti e dei poeti».

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