Una gara all'ultimo scatto, ma... senza vincitori
In India con Roberto
di Guido Alberto Rossi
Avevo un amico fotografo che si chiamava Roberto, alias Roby o Bobo, ci conoscevamo fin dalla notte dei tempi e avevamo diviso studio, amici e bottiglie.
Un giorno del 2017 stavo organizzandomi per fare un viaggio in India, paese che mi affascina e che a poco a poco voglio girarlo tutto, quando mi capita a Milano Roberto, gli racconto che voglio andare a vedere le città lungo il Gange. Lui ci pensa tre minuti e mi dice: vengo anch’io! Ottimo penso, è tanto tempo che non facciamo un bel giro insieme e come sapete viaggiare con un fotografo non è consigliabile, immaginate viaggiare con due. Però nessuno ha mai sconsigliato viaggi con fotografo accompagnato da fotografo e quindi facciamo un programma e prendiamo l’aereo.
Doveva essere un viaggio di piacere fatto con calma, ci eravamo dati circa un mese di tempo da dividere tra la spiritualità Hindu, curry e fotografie, non avevamo nessun obbligo professionale, eravamo semplicemente due diversamente giovani signori in viaggio di piacere; invece, si è trasformato in una faticosissima gara all’ultimo scatto.
È cominciato tutto piano piano a Varanasi, quando arriviamo nel pomeriggio e decidiamo di andare lungo il Ghat a cercarci una barca per andare lungo il fiume al sorgere del sole. Trovata la barca e il barcaiolo, dovevamo darci appuntamento al molo ad un’ora precisa. Il sole sorge circa alle sei quindi, se ci troviamo alle cinque e mezzo dovrebbe andare bene, però Roberto fa notare che se vogliamo andare fino al Malviya Bridge ci mettiamo almeno mezz’ora quindi forse è meglio alle cinque, io ribatto che magari può essere anche interessante andare un po' oltre il ponte e vedere cosa c’è, magari troviamo qualche bella situazione e possiamo sempre rifare il giro e fotografare il ponte all’alba nei giorni successivi ma almeno se partiamo alle quattro e mezzo facciamo una bella ricognizione.
E così sarà, sveglia alle quattro e via. Ovviamente vista l’ora il barcaiolo ha voluto il sovraprezzo e se poi fossimo partiti alle cinque e quarantacinque sarebbe andato bene lo stesso. Questo episodio doveva essere un campanello d’allarme per quello che sarebbe successo nei succesivi 25 giorni.
Nessuna competizione è da prendere alla leggera se si vuole vincere e così giravamo per l’India a circa 50/100 metri di distanza uno dall’altro, ognuno sperando di trovare un soggetto migliore, di nascosto dall’altro, tanto poi alla sera mentre prendevamo un gin tonic si sarebbe vista la foto vincitrice della giornata.
Giorno dopo giorno la gara si è fatta sempre più dura, anche se nessuno dei due voleva far vedere la fatica e spesso di nascosto uno dall’altro ci siamo ritrovati sullo stesso tetto da dove sicuramente si poteva scattare una foto più bella.
Dei problemi sono sorti quando trovavamo i sadhu per turisti, che pure se sono finti come il presepio, sono soggetti fotogenici a pagamento.
Roberto era molto tirchio nel dare mance e quindi bastava qualche rupia in più per batterlo, ma lui montava un teleobiettivo e sfruttava il mio modello a distanza e senza pagare.
Un giorno in giro per le strade di Allahabad, troviamo un elefante che viene lavato come un bambino ad una fontanella, ovviamente fermo l’auto e giù come razzi a scattare, la differenza tra le nostre foto è visibile solo dalla posizione della proboscide, perché il punto di ripresa era forzatamente lo stesso.
La nostra non dichiarata competizione finisce con oltre tremila scatti a testa, sui tetti tra i grovigli dei fili della luce, sopra il bazar della vecchia città di New Delhi, dove per caso ci incontriamo a fine giornata.
Alla fine, non c’è stato un vincitore assoluto, ma avevamo deciso di fare un altro viaggio rilassante nel 2018, purtroppo Roberto è partito per sempre.