#294 - 23 ottobre 2021
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascerà il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchè ti morde un lupo, pazienza; quel che secca è quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport è l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista è colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Fotografia

Cercando di farla franca, può costare salato

Ladri di Fotografie

di Guido Alberto Rossi

Esistono tre tipi di ladri di fotografie: il 40% sono quelli asini che lavorano nel settore e non conoscono le leggi basi del diritto d’autore e ignorano che un fotografo professionista mangia con il frutto delle sue immagini. Il 55% sono quelli che sanno come stanno le cose, ma “rubano” le foto nella speranza di non essere presi e quindi di risparmiare. Il 5% sono i Non So, quelli che sono convinti che il lavoro altrui sia anticostituzionale e quindi ne va della loro libertà, questi in genere appartengono anche alle tribù dei no-vax, Qnon, terrapiattisti etc.
Nella scala criminale i ladri di fotografie vengono subito dopo ai ladri polli.

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Oggi con il web e i miliardi d’immagini presenti in rete, l’utilizzo barbarico delle fotografie è diventato una piaga, molti pensano che poiché una foto la trovi con Google la puoi usare come ti pare. Fortunatamente ci sono alcune società specializzate nella caccia al ladro, che con un software che si basa sul principio delle impronte digitali “pettina” tutto il web e trova tutte le immagini presenti lecite e non, che gli sono state affidate dal fotografo in modo da poter poi chiedere il pagamento di tutte le foto rubate trovate.

Recentemente hanno trovato una mia foto su un sito ugandese, dubito che vedrò qualcosa.
Intendiamoci le foto venivano rubate anche quando non esisteva internet, venivano riprodotte da una carta stampata ad un’altra e se all’autore non capitava in mano la pubblicazione illecita il ladro la faceva franca.
Negli anni 80 ci fu addirittura un editore malandrino che fece un’enciclopedia con buona parte di foto prese qua e là, varie agenzie gli fecero causa con vicende alterne che durarono sei anni, fino ad arrivare in cassazione, dove venne smarrito il faldone, dovendo ricominciare tutto da capo tutti gettarono la spugna, esempio che il crimine alle volte paga!
Negli anni Novanta il mio libro Kenya pubblicato dal Touring Club venne completamente clonato da uno stampatore di Trento per una strana truffa a caccia di fondi europei, finì in manette ma non per il furto delle foto, ma per incendio doloso, truffa e pare anche stampa di dollari falsi.

Si dice che in Italia il primo furto di foto avvenne negli anni 30 e allora il 22 aprile 1941 fu fatta la legge n°633, la legge sul diritto d’autore in vigore ancora oggi. Il legislatore del tempo aveva diviso salomonicamente le fotografie in due categorie: semplici e creative e così gli avvocati del fotografo devono sempre sudare quattro camicie per dimostrare i pregi di una foto in modo da convincere il giudice sulla creatività dell’immagine, mentre il difensore del malfattore la butta sempre sulla foto semplice.
Ovviamente non tutti i giudici sono esperti in materia e quindi qualche volta la verità non vince.
Intendiamoci è peggio quando il giudice condanna a dieci anni di galera un’innocente; in una causa per una foto rubata quando va male al fotografo, anche se ha ragione è sempre una questione di pochi euro e non si è fatto male nessuno.

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Ma come riconosciamo una foto semplice da una creativa?
Francamente è molto difficile se non impossibile, uno direbbe le foto di un catalogo sono semplici, beh forse, ma anche in queste c’è stata una ricerca della luce per esaltare i pregi dell’oggetto ripreso ed uno studio per tutto il progetto grafico.
Una foto di paesaggio, direi che è semplice se è uno scatto fatto di corsa mentre si passa di lì. Se invece il fotografo ha aspettato ore per avere la golden light e ha dovuto camminare dieci chilometri per avere l’inquadratura migliore vediamo che ce ne ha messa di creatività.

Prendiamo poi i ritratti delle persone, classificherei in semplici quelle fototessera fatte dalle macchinette automatiche, mentre tutte le altre devono essere per forza considerate creative.
Se poi parliamo di ritratti di VIP allora dovrebbero essere creative al quadrato, per molte ragioni: primo un personaggio importante non si fa fotografare dal primo che passa, secondo sono quasi sempre foto in interni e quindi richiedono una illuminazione curata nei minimi particolari e senza possibilità di errore (in genere si fanno vari test prima, usando come modello l’assistente) terzo la foto con l’espressione del personaggio perfetta la si ottiene al massimo nei primi dieci scatti (non vale per gli attori, cantanti e politici di poco conto) dopo di che il soggetto inizia a pensare ai fatti suoi e gli scende la palpebra. Avete in mente il bellissimo ritratto che fece Giorgio Lotti a Chou En Lai? il tempo totale concesso fu di cinque minuti, luce ambiente e allora si usava la pellicola che non perdonava errori. Praticamente paragonabile ad un salto mortale con il trapezio e senza rete.

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Tra le foto pubblicitarie più difficili e creative ci sono quelle di food e automobili.
Pensate come è difficile illuminare un cetriolo in modo che vi venga voglia di compralo e mangiarlo. Un’ automobile oltre a essere una cosa grande ed ingombrante è anche lucida e quindi richiede spazio e tecnica perché riflette tutto quello che c’è intorno, fotografo compreso. Quando poi sono fotografate in interno in genere si usano degli studi enormi fatti di un materiale bianco che lascia passare la luce dell’illuminazione che viene montata all’esterno, sono fatti a forma di uovo dove l’auto viene messa dentro come se fosse il pulcino e il fotografo scatta dall’esterno attraverso un buco per l’obiettivo. Adesso poi con l’aiuto di Photoshop direi che bisogna aggiungere anche il suo uso alla creatività, perché il mouse è collegato al cervello per mezzo del braccio.

Ma proviamo a simulare come banalmente avviene il furto di una fotografia dal web: richiesta: serve una foto del Vesuvio. Risposta ok guardo cosa trovo. Primo step il ricercatore va in Google (poi se non trova, vediamo) e lì c’è tutto e sotto la foto c’è anche la frase: Le immagini potrebbero essere soggette a copyright. Scopri di più, ma siccome va di fretta e poi cosa sarà mail il copyright? scarica la foto e la invia a chi serve. Chi la riceve e deve usarla non si preoccupa di come il ricercatore gli ha trovato la foto e la usa, viene scoperto e iniziano i problemi. Voi direte è in buona fede, sì se il richiedente, il ricercatore e l’utilizzatore fossero dei salumieri, ci potrebbe anche stare, ma siccome le foto sono parte delle loro materie prime, sono obbligati a saperne usi e costumi.

Poi c’è invece chi lo fa perché non vuole pagare e spera che nessuno lo scopra. Oggi invece la possibilità che venga beccato da una delle società che dicevo sopra è del 99% anche se usa solo un pezzetto di foto. A questo punto il finale è nelle mani della fortuna, se il cialtrone alla richiesta economica fa orecchie da mercante e si deve andare per vie legali, la speranza del fotografo è che l’avvocato della controparte sia una persona per bene e preparata in materia, se invece dall’altra parte c’è un avvocato rissoso, ignorante in materia e arrogante allora spetterà al giudice decidere se la foto è: semplice o creativa e tirare la monetina.
Come vedete è un mondo difficile.

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