Il possibile
di Dante Fasciolo
La politica, si sa, è l’arte del possibile; e riferita a casa nostra, ove vige la democrazia, non può prescindere dall’ aritmetica.
Per decenni si è a lungo giocato senza scrupoli col pallottoliere: maggioranze e minoranze, buoni e cattivi, ingenui e furbi, leali e traditori, dialoganti e sabotatori… insomma l’arte del possibile si è spesso trasformata in arte dell’impossibile orgogliosamente e sfacciatamente difesa in nome della democrazia.
I tempi, si sa anche questo, cambiano; e se all’orizzonte spunta qualche nuovo possibilista, per molti si fa urgente rispolverare i manuali del contrasto costi ciò che costi.
Si incomincia a rinnegare tutto ciò si era detto in un passato anche recente e ora non più conveniente nella logica di un ragionamento alla rovescia, perché l’interlocutore nuovo non piace.
E se all’orizzonte spuntano possibilità concrete e alcuni traguardi sono a portata di mano, non si può dar vinta a chi accelera il cambiamento perché sconfessata sarebbe la lunga inettitudine.
Povera Grande Italia, in balia di menti così piccine, dove è finito l’amor patrio, e la coscienza nazionale, dove sono gli eredi di uomini di fede e di coraggio che pure hanno ridato orgoglio alla nazione subito dopo la tragedia della guerra…?!?
Ogni medaglia ha il suo rovescio, è vero, e non tutto va per il verso giusto, ma occorre distinguere il bene comune dall’effimero tornaconto personale.
Giochiamo a carte scoperte, a viso aperto: abbiamo adulti senza lavoro e senza speranza, giovani demotivati senza un futuro certo, un’economia che stenta a decollare e pochi ricchi sempre più ricchi e spavaldi che succhiano le residue ricchezze del paese mentre sottraggono allo stato le dovute risorse.
Nella partita aperta delle riforme per nuovi equilibri e per l’affermazione di una politica attiva che sappia interpretare il diritto delle persone, c’è chi ancora non si vergogna di frapporre ostacoli e lotte con pretestuose rivendicazioni pur di negare il proprio sostegno al possibile.